lunedì 1 ottobre 2012

Quando il rinnovamento è vecchio come il cucco

Il punto del direttore del 24 giugno 2012

La politica non ne vuole sapere di andare in vacanza nonostante il solleone di “Scipione” che ha fatto schizzare le temperature a quotazioni vertiginose. Anzi, il movimentismo ha un effetto di contagio e sta investendo a catena un po’ tutte le forze dell’arco costituzionale. Sia con iniziative alla luce del sole e sale stracolme di afecionados, sia con abboccamenti e contatti sotterranei per studiare strategie.

Il tutto si spiega con il profumo di elezioni politiche, più o meno vicine, tra l’autunno e la primavera. Che comunque rappresenteranno un test diverso dal solito, forse il primo della terza repubblica, forse con partiti nuovi e non solo nel nome. Sicuramente,almeno per gli osservatori, quella che si sta vivendo è una stagione foriera di cambiamenti. Che siano belli o brutti è da vedere, la percezione comunque è che il quadro non sarà come prima. Ecco, allora i rottamatori di Matteo Renzi che ciclicamente si radunano e parlano un linguaggio schietto, dicono cose di buonsenso e anche scontate, come quando sostengono che non bisogna aver paura delle primarie, che la politica deve svecchiarsi se vuole conquistare il cuore e il consenso delle persone, che i mandati non devono essere a tempo illimitato.
Ora i seguaci del sindaco di Firenze si sono ringalluzziti dopo che Bersani ha dovuto arrendersi alle primarie e già assaporano il gusto della sfida. Dopo la Leopolda e il Bing Bang, in queste ore la carica dei Mille, intesi come amministratori del Paese, si sta facendo sentire lanciando chiari e per nulla ambigui messaggi soprattutto ai capoccioni del Pd. Ma sempre all’interno dello stesso partito, c’è un gruppo che non digerisce proprio Renzi e anzi si è messo in testa di “Rifare l’Italia”. Si tratta di giovani trentenni-quarantenni più vicini a Bersani, ma non troppissimo, definiti i “giovani turchi” capeggiati da Orfini, Fassina, Cuperlo, che chiedono il rinnovamento della classe dirigente. Sembra un mantra,un refrain questo del rinnovamento... anche se a invocarlo sono i quarantenni che hanno già passato la metà della loro vita a fare politica, ad amministrare o a occupare una qualsiasi poltrona. Il discorso che ogni tanto si sente di far sloggiare i vecchi per far posto ai giovani, in politica come in altri campi, non è affatto convincente. Perché è un po’ come le quote rosa, non ha senso, anzi potrebbe risultare ingiusto, riservare dei posti a una categoria solo in base al sesso o all’età anagrafica. Il criterio, l’unico che garantisce equità, dovrebbe essere sempre quello della meritocrazia. A prescindere da tutto. Invece è corsa all’accreditamento, al riposizionamento e le associazioni spuntano come funghi nonostante non sia ancora stagione. L’ultima, presentata appena 24 ore fa, si chiama Terni Domani. E si propone di tornare alla politica, al dialogo tra cittadini e istituzioni, a pensare al futuro della città.
Tutte finalità importanti, ambiziose. Peccato che quelli che sono saliti sul pulpito non sono di primo pelo. Nel senso che non provengono da Marte e non rappresentano proprio la novità, dal momento che alcuni hanno anche responsabilità di governo. Quindi non si capisce perché quegli obiettivi che tanto decantano non li perseguano già. Sentono invece il bisogno di dar vita a un’altra associazione, l’ennesima, creata forse per irrobustire qualche corrente.
Parlare di rinnovamento pare, dunque, più una presa in giro, uno sciacquarsi la bocca di paroloni moderni nella speranza di far colpo. Suvvia,un po’di coerenza e di onestà intellettuale. Mica la gente ha l’anello al naso o soffre di amnesia... Se è arrivata al punto di votare Grillo oppure di disertare le urne vuol dire che ne ha proprio le tasche piene.
anna.mossuto@edib.it

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