La politica non ne vuole sapere di andare
in vacanza nonostante il solleone di “Scipione” che ha fatto schizzare le
temperature a quotazioni vertiginose. Anzi, il movimentismo ha un effetto di
contagio e sta investendo a catena un po’ tutte le forze dell’arco costituzionale.
Sia con iniziative alla luce del sole e sale stracolme di afecionados, sia con
abboccamenti e contatti sotterranei per studiare strategie.
Il tutto si spiega con
il profumo di elezioni politiche, più o meno vicine, tra l’autunno e la
primavera. Che comunque rappresenteranno un test diverso dal solito, forse il
primo della terza repubblica, forse con partiti nuovi e non solo nel nome.
Sicuramente,almeno per gli osservatori, quella che si sta vivendo è una
stagione foriera di cambiamenti. Che siano belli o brutti è da vedere, la percezione
comunque è che il quadro non sarà come prima. Ecco, allora i rottamatori di Matteo
Renzi che ciclicamente si radunano e parlano un linguaggio schietto, dicono
cose di buonsenso e anche scontate, come quando sostengono
che non bisogna aver paura delle primarie, che la politica deve svecchiarsi se
vuole conquistare il cuore e il consenso delle persone, che i mandati non
devono essere a tempo illimitato.
Ora i seguaci del sindaco di Firenze si sono
ringalluzziti dopo che Bersani ha dovuto arrendersi alle primarie e già
assaporano il gusto della sfida. Dopo la Leopolda e il Bing Bang, in queste ore la carica
dei Mille, intesi come amministratori del Paese, si sta facendo sentire lanciando
chiari e per nulla ambigui messaggi soprattutto ai capoccioni del Pd. Ma sempre
all’interno dello stesso partito, c’è un gruppo che non digerisce proprio Renzi e anzi si è messo in testa di
“Rifare l’Italia”. Si tratta di giovani trentenni-quarantenni più vicini a Bersani, ma non troppissimo,
definiti i “giovani turchi” capeggiati da Orfini, Fassina, Cuperlo, che
chiedono il rinnovamento della classe dirigente. Sembra un mantra,un refrain
questo del rinnovamento... anche se a invocarlo
sono i quarantenni che hanno già passato la metà della loro vita a fare politica, ad amministrare o a
occupare una qualsiasi poltrona. Il discorso che ogni tanto si sente di far sloggiare i vecchi per far
posto ai giovani, in politica come in altri campi, non è affatto convincente.
Perché è un po’ come le quote rosa, non ha senso, anzi potrebbe risultare
ingiusto, riservare dei posti a una categoria solo in base al sesso o all’età
anagrafica. Il criterio, l’unico che garantisce equità, dovrebbe essere sempre
quello della meritocrazia. A prescindere da tutto. Invece è corsa
all’accreditamento, al riposizionamento e le associazioni spuntano come funghi
nonostante non sia ancora stagione. L’ultima, presentata appena 24 ore fa, si
chiama Terni Domani. E si propone di tornare alla politica, al dialogo tra
cittadini e istituzioni, a pensare al futuro della città.
Tutte finalità
importanti, ambiziose. Peccato che quelli che sono saliti sul pulpito non sono
di primo pelo. Nel senso che non provengono da Marte e non rappresentano
proprio la novità, dal momento che alcuni hanno
anche responsabilità di governo. Quindi non si capisce perché quegli obiettivi che tanto decantano
non li perseguano già. Sentono invece il bisogno di dar vita a un’altra associazione, l’ennesima, creata
forse per irrobustire qualche corrente.
Parlare di rinnovamento pare, dunque, più
una presa in giro, uno sciacquarsi la bocca di paroloni moderni nella speranza di far colpo. Suvvia,un
po’di coerenza e di onestà intellettuale. Mica la gente ha l’anello al naso o
soffre di amnesia... Se è arrivata al punto di votare Grillo oppure di
disertare le urne vuol dire che ne ha proprio le tasche piene.
anna.mossuto@edib.it
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