venerdì 29 luglio 2011

Ministeri al nord e l'ira del Colle

Editoriale Radio Onda Libera del 29 luglio 2011
Il trasferimento dei ministeri al nord ha provocato uno scontro tra il Quirinale e la Lega che si trascina da una settimana. Da quando sono state inaugurate le sedi distaccate a Monza. Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha espresso, anche per iscritto, tutta la sua preoccupazione per un atto considerato delicato e anche incostituzionale. 

giovedì 28 luglio 2011

Dilagano i casi di stalking

Editoriale Radio Onda Libera del 28 luglio 2011

Lo stalking è un termine ormai entrato nel linguaggio comune anche perchè la cronaca quotidiana registra ogni giorno processi e denunce di violenza. Due i casi nelle ultime ore. 
Il primo è un calvario iniziato nel 2006, un uomo ha cominciato a tempestare di molestie la sua donna e il suo nuovo compagno. In questi giorni il fatto è approdato nell’aula del tribunale e davanti ai giudici sono stati raccontati gli innumerevoli episodi di tormenti telefonici, di insulti, molestie, pedinamenti e perfino minacce di morte. L’udienza è stata aggiornata a febbraio del 2012. I tempi della giustizia dovrebbero essere più ridotti perché una giustizia lenta e tardiva non è giustizia. A maggior ragione per questo tipo di reati.
 

mercoledì 27 luglio 2011

Sanità, convenzione e assessore

Editoriale Radio Onda Libera del 27 luglio 2011

Parliamo di sanità perché sono successi due fatti importanti per l’Umbria.
Il primo, è stata siglata la convenzione tra la giunta regionale e l’università di Perugia. L’intesa che copre il triennio 2012-2014 ha stabilito una serie di obiettivi: legare in maniera coordinata assistenza, didattica e ricerca in formule organizzative adeguate a completare lo sviluppo del polo unico ospedaliero-universitario di Perugia e a potenziare e qualificare ulteriormente l'offerta universitaria dell'azienda ospedaliera di Terni.

L’impegno finanziario da parte della regione è di 1,3 milioni di euro l’anno.
Nel patto siglato ci sono assunzioni di responsabilità per riorganizzare il servizio sanitario regionale, la novità più rilevante è la previsione di attività assistenziali coordinate tra le due aziende ospedaliere e la rete territoriale delle strutture sanitarie, attivando anche, a questo scopo, i dipartimenti interaziendali. Per Terni, l'intesa impegna l'Università a garantire dal prossimo anno accademico la piena funzionalita' della nuova sede di medicina.
Il secondo fatto riguarda la nomina dell’assessore alla sanità. Si tratta di Franco Tomassoni, che lascia la delega al bilancio al collega Gianluca Rossi che a sua volta consegna lo sviluppo economico a Vincenzo Riommi. Un rimpastino in piena regola che va a coprire il posto vacante della sanità dopo quasi nove mesi.
La presidente della Regione Catiuscia Marini ha tenuto la sanità fino alla firma della convenzione, infatti i due eventi erano legati a doppio filo. E da oggi la squadra di Palazzo Donini è reintegrata e nella sua piena funzionalità.
Fin qui il racconto dei fatti accaduti che ci hanno indotto a parlare di sanità. Ma due-tre cose vanno dette perché trattiamo un argomento di grande importanza per la comunità, per tutti noi. La tutela della salute è un imperativo categorico a cui nessun amministratore può abdicare e soprattutto va seguita con estrema attenzione e massimo scrupolo.
La garanzia di una sanità pubblica efficiente è un indice di buon governo, di etica dell’amministrazione. E tutti sappiamo in questo momento quanto bisogno c’è di servizi sanitari che funzionano, capaci di dare risposte tempestive ai bisogni della gente. In un momento particolare come questo attuale, in cui si parla di ticket e miniticket, c’è necessità di standard di qualità, di eccellenze dei camici bianchi. Trascurare quest’aspetto significa essere non solo poco lungimiranti perché i cittadini emigrano verso altri ospedali, ma anche indegni di governare. Perché sulla pelle della gente non si debbono fare mai speculazioni, andrebbe sempre privilegiato il criterio del merito, della capacità.

martedì 26 luglio 2011

Tutelare i 69 prodotti tipici

Editoriale Radio Onda Libera del 26 luglio 2011
Il turismo enogastronomico in Italia vale qualcosa come 5 miliardi di euro. E’ quanto risulta da un’indagine della Coldiretti che ha pubblicato l’elenco dei prodotti agroalimentari tradizionali regione per regione. Sono ben quattromilaseicentosei (4606) i prodotti agroalimentari italiani ottenuti secondo tradizioni antiche tramandate nel tempo e censiti dalle Regioni nel 2011.

lunedì 25 luglio 2011

Nel nome della solidarietà

Editoriale Radio Onda Libera del 25 luglio 2011

La solidarietà è un bene, un valore primario. Che ha maggiore ragione di estrinsecarsi in una società come quella di oggi in cui a volte appaiono predominanti i sentimenti di indifferenza, egoismo.
Una manifestazione impregnata di solidarietà è quella che si è tenuta ieri a Guardea, un piccolo comune del Ternano che ha inventato una festa originale e veramente bella, dedicata agli eroi di tutti i giorni.
A quelle persone, uomini e donne, che spendono parte della loro vita ad aiutare gli altri, a sostenere chi soffre. E in un momento come questo attuale questi cittadini sono veramente degli eroi.  

venerdì 22 luglio 2011

La politica è veramente cara

Editoriale Radio Onda Libera del 22 luglio 2011

I costi della politica sono un argomento di attualità, di estrema attualità e discussione in tutte le sedi. Proprio in un momento così particolare, di grande crisi, con i cittadini tartassati da ulteriori balzelli grazie all’ultima manovra economica. Nel Paese sta crescendo forte un sentimento di indignazione, di protesta per gli eccessivi privilegi di cui godono i nostri politici.
L’Italia spende per la politica più di ogni altro Paese al mondo in proporzione alla popolazione.

giovedì 21 luglio 2011

Spopola il gioco d'azzardo on line

Editoriale Radio Onda Libera del 21 luglio 2011
Tre milioni di persone dai 20 ai 40 anni giocano al poker on line in Italia. E di questi 120 mila sono coloro che hanno una vera e propria dipendenza. Oltre tre miliardi di euro sono stati bruciati nel 2010 da giocatori incalliti.

mercoledì 20 luglio 2011

La fotografia della povertà

Editoriale Radio Onda Libera del 20 luglio 2011

In Italia sono 8 milioni e 272 mila le persone povere, il 13,8 per cento della popolazione. E' questa la fotografia scattata dall’Istat per l’anno 2010. Una fotografia drammatica anche se i dati non si discostano molto dall'anno precedente. Ma cresce la povertà cosiddetta assoluta, il 5,2 per cento degli italiani, che non ha i mezzi per sopravvivere, per comprare i beni essenziali per una vita accettabile e dignitosa. Si tratta dei più poveri tra i poveri.

martedì 19 luglio 2011

L'Umbria dice no ai ticket sanitari

L’argomento di oggi è la sanità, o meglio i ticket previsti dalla manovra finanziaria (10 euro per la visita specialistica e 25 per i 'codici bianchi' di pronto soccorso). Insomma nuovi balzelli per le tasche dei cittadini. Ma l’Umbria, insieme ad altre sei regioni, si è ribellata al diktat della manovra e ai ticket immediati.
Ciò è possibile perché lo stesso testo di legge prevede che ogni amministrazione regionale possa decidere se e come applicarlo, fatta salva naturalmente la necessità di trovare la relativa copertura di bilancio.

lunedì 18 luglio 2011

Dedicato agli eroi di tutti i giorni

Editoriale di Radio Onda Libera del 18 luglio 2011

Oggi parliamo di un'idea lanciata da un piccolo comune umbro, Guardea, in provincia di Terni, che ha deciso di istituire una festa originale, intitolata agli eroi di tutti i giorni.
Ma in che cosa consiste l'iniziativa voluta dal sindaco Gianfranco Costa?
E soprattutto chi sono gli eroi di tutti i giorni?
Sono donne e uomini che si sono contraddistinti per gesti di elevato valore sociale, persone comuni che vivono nell'ombra e la cui identità rimane quasi sempre nascosta, ma che con le loro storie diventano ''eroi'' sul campo.
Questi ''eroi'' sono quelle persone che ogni giorno, in silenzio, volontariamente e generosamente compiono azioni, gesti, opere per sostenere chi è in difficoltà, per aiutare gli altri, tendendo loro la mano, sostenendoli con la loro semplicità.
A loro Guardea dedica una festa che sarà celebrata il 24 luglio, domenica prossima.

venerdì 15 luglio 2011

Carceri affollate e certezza della pena

Editoriale di Radio Onda Libera del 15 luglio 2011

La popolazione carceraria ormai sfiora quota 67mila, un sovraffollamento causato da un surplus di 23.050 persone rinchiuse rispetto alla capienza massima degli istituti.
E’ l’ultima fotografia dell’emergenza carceri, questa volta fornita dalla Uil.
In dieci regioni italiane il tasso di affollamento varia dal 15 al 50%. In nove dal 51 all’ 80%. Capofila, per sovraffollamento, la Puglia (79,4 %),
seguita da Marche (71,8%), Calabria (70,6%) , Emilia Romagna (69,7%) e Veneto (68,0%).
E veniamo alla situazione nei quattro penitenziari della regione. Al 31 dicembre scorso i detenuti reclusi erano 1.672 rispetto a 954 posti ufficiali. Un numero superiore alla capienza tollerabile (1564), che ha fatto registrare la quasi triplicazione della presenza di detenuti con un notevole aumento di spesa sociale e sanitaria per gli enti locali e le asl.

giovedì 14 luglio 2011

Il turismo invoca interventi urgenti

 Editoriale di Radio Onda Libera del 14 luglio 2011

Turismo, una risorsa d’oro per la nostra regione. Eppure le cose non vanno bene. A lanciare l’allarme con tanto di conti in mano è la Federalberghi-Confcommercio. Tutto parte dal movimento di arrivi e presenze in Umbria nei primi cinque mesi dell’anno.
Ed è proprio l’ultimo dato statistico disponibile, quello di maggio, che fa “inciampare” la fragilissima ripresa registrata da gennaio ad aprile 2011 (intorno al 7%) rispetto allo scorso anno.  Con i dati di maggio, la variazione percentuale delle presenze turistiche negli alberghi umbri scende ad appena l’1,47%: troppo poco se si pensa che il confronto è con il 2010, anno terribile per il turismo.
Ma cosa ci dicono i numeri? I dati fino a maggio ci dicono che il comprensorio di Assisi non decolla, nonostante i risultati più soddisfacenti registrati fino ad aprile; che va ancora peggio all’area del Perugino; che sono in una condizione di interessante controtendenza i comprensori di Spoleto e Todi; che persistono le difficoltà dell’Orvietano, dell’Eugubino e del Trasimeno.
In quest’ultimo, ad esempio, l’elemento di maggiore criticità è stato la componente dei turisti italiani, che aveva tenuto fino allo scorso anno, ma nel 2011 sembra non considerare più questo territorio come attraente meta turistica.
La sensazione – sottolinea Giorgio Mencaroni, presidente della Federalberghi – è che a muovere la situazione di stallo che stiamo registrando non bastino quest’anno nemmeno i grandi eventi dell’estate umbra. Su questo aspetto ci riserviamo una riflessione una volta acquisiti i dati certi.
Insomma in giro c’è preoccupazione e tanta, non solo per questa stagione turistica ma in generale per il futuro del settore.
E’ necessario mettere a punto iniziative forti e condivise – a questo punto non più rinviabili – per dare una scrollata al settore. Occorre un piano strategico di sviluppo per il turismo, che guardi al futuro, che ci dica dove andare, con la definizione precisa di obiettivi e risultati.
Chi governa ha la responsabilità di fare al più presto qualcosa per far sì che questo settore si rialzi. La materia prima, le bellezze naturali e artistiche, ci sono tutte. L’Umbria è un museo a cielo aperto. Quello che manca, visti i dati, è una programmazione per valorizzare e veicolare il pacchetto Umbria nella sua complessità.
Si prenda esempio dalle Marche che hanno investito su un testimonial d’eccezione come Dustin Hoffman e soprattutto ci hanno creduto e ci credono nel turismo come risorsa da valorizzare.

mercoledì 13 luglio 2011

Sul testamento biologico

Editoriale di Radio Onda Libera del 13 luglio 2011

Oggi l’argomento scelto è il testamento biologico. Ieri sera la camera dei deputati ha approvato il disegno di legge che ora passa all’esame del senato. Cinque mesi di dibattito e sta vedendo la luce un testo normativo presentato due anni e mezzo fa, sulla scia della vicenda di Eluana Englaro, che tratta di una materia delicatissima in cui si parla di valori fondamentali come la vita e la morte,  l’eutanasia, il trattamento terapeutico, la salute. La maggioranza si è ritrovata compatta, l’opposizione altrettanto nel giudicare la legge negativa e sbagliata.
I punti del provvedimento ribadiscono il no all'eutanasia e alla sospensione della nutrizione ma introducono la dichiarazione anticipata di trattamento per gli stati vegetativi. In che cosa consiste?
Chi vorrà indicare quali trattamenti sanitari evitare qualora perderà la capacità di intendere e di volere può lasciare per iscritto una Dichiarazione che si applicherà, però, solo in caso di stato vegetativo accertato e non permette, comunque, di sospendere alimentazione e idratazione artificiali.
Insomma per legge è vietata ogni forma di eutanasia e ogni forma di assistenza o di aiuto al suicidio, e nello stesso tempo si sanciscono i principi della tutela della vita umana e della dignità della persona.
L’approvazione ha scatenato una reazione durissima da parte dell’opposizione che ha parlato di legge autoritaria, cattiva e proibizionista, annunciando che se il testo a Palazzo Madama non sarà cambiato partirà subito una raccolta di firme per abrogarla.
Fin qui il quadro politico che ha accompagnato l’iter legislativo. Ma l’argomento merita qualche riflessione in più perché temi come l’eutanasia e il testamento biologico toccano le corde etiche e religiose di ogni individuo. Si sa che la Chiesa è schierata da sempre per la difesa della vita a tutti i costi e in tutte le situazioni. Dall’altra parte si sostiene che l’individuo che si trova in una condizione di malattia terminale ha il diritto di scegliere quando staccare la spina o comunque quando dare indicazioni al sanitario per accelerare la fine della vita.
Tali posizioni sono inconciliabili e non troveranno mai un punto in comune perché la trattativa è su valori fondamentali, su diritti indisponibili.
Fino a che punto può arrivare la libertà di coscienza?
E fino a che punto è giusto non permettere a chi soffre di disporre della sua esistenza? Sono domande che meritano risposte profonde, non si possono liquidare con superficialità. Ma onestamente confessiamo che su questi temi non riusciamo ad avere una posizione netta.
Perché riguardano i dilemmi dell'animo di ognuno di noi.
 

 

Sanità, le nuove regole

Editoriale di Radio Onda Libera del 12 luglio 2011

Oggi parliamo di sanità. Perché il consiglio regionale ha approvato a maggioranza le nuove regole relative alla nomina dei direttori generali e dei primari.
Le novità sono diverse e tutte decise dopo un percorso di confronto e anche di scontro non solo con l’opposizione, ma anche all’interno della stessa maggioranza.
Allora, innanzi tutto i direttori possono restare in carica per un massimo di 10 anni. C’è poi la possibilità di cambiarli in presenza di motivi gravi.
Non è passato invece l’emendamento, già bocciato in commissione, che mirava a far decorrere i dieci anni di durata dell’incarico di direttore generale dall’entrata in vigore della legge. Quindi i manager attuali che hanno alle spalle già un decennio di attività sarebbero fuori. Il discorso per Walter Orlandi dell’Azienda ospedaliera di Perugia in scadenza proprio questa settimana e l’anno prossimo per Vincenzo Panella dell’Azienda di Terni.
L’emendamento, presentato da Locchi (Pd), Buconi (Psi) e altri ha raccolto 15 sì, 11 no e le decisive cinque astensioni di Dottorini, Brutti, Goracci, Stufara e Barberini.
Questa bocciatura è uno scivolone della maggioranza, quasi un autogol, che si dimostra sempre più spaccata e divisa, riuscendo a mettere a rischio gli incarichi di manager di lungo corso.
Ma al di la del significato politico, nella sostanza Orlandi potrebbe essere riconfermato perché nei suoi incarichi precedenti ha avuto un'interruzione di una ventina di giorni. Per Panella se ne parlerà l'anno prossimo. 
Tornando alla nuova legge, è diminuita la discrezionalità dei manager nella scelta dei primari ospedalieri (ci sarà un limite di tre nomi, selezionati da una commissione tecnica composta su sorteggio, entro cui il direttore generale sceglierà i primari).
Ed è stata introdotta anche la necessità di una valutazione positiva sul loro operato prima di una conferma. Una sorta di pagella per chi ha in mano la gestione della gestione della sanità nella nostra regione.
Tutto sommato è una legge che rafforza la trasparenza delle procedure prevedendo la pubblicazione sui siti internet di Regione e Asl di atti, curriculum e provvedimenti relativi alle nomine. Questo è un aspetto importante perché trattandosi di una materia come la salute è sacrosanta la decisione di non vincolare i camici bianchi alla vicinanza politica.
In conclusione l'Umbria da oggi ha una nuova legge, sicuramente più rigorosa che predilige il merito e la professionalità, limitando le ingerenze della politica. Insomma va bene, anzi benissimo, una sanità con i conti in ordine, ma è interesse di tutti che si lavori anche per la qualità dei servizi.
Perché sulla sanità non dovrebbero mai essere fatti giochini e speculazioni. 

lunedì 11 luglio 2011

Tagli e Province

Editoriale Radio Onda Libera dell'11 luglio 2011

Oggi parliamo di tagli della politica. O meglio dei mancati tagli.
A parole sono tutti favorevoli a ridurre i costi della politica, nella pratica invece tutti a difendere i propri privilegi e le proprie poltrone.
E' questo il ritratto della nostra classe politica. Che recentemente ha dato prova di tradimento non votando la legge sull’abolizione delle Province.
In parlamento si è costituita per l’occasione una nuova maggioranza trasversale, quella della casta si potrebbe definire. Composta da pdl, lega e pd. Una cosa che non sta né in cielo né in terra.

venerdì 8 luglio 2011

La crisi che morde

Editoriale Radio Onda Libera del 8 luglio 2011
Parliamo di crisi. Che in Umbria continua a incidere in maniera molto pesante. Ci sono tre grandi vertenze: Polo chimico ternano, Antonio Merloni di Nocera Umbra e TK Ast che hanno una dimensione regionale, ma anche nazionale, e riguardano i fondamentali economici su cui poggia la struttura produttiva dell'Umbria. Proprio ieri la lista si è allungata con la Trafomec di Tavernelle che ha annunciato 105 licenziamenti su 150 lavoratori. Per oggi è previsto uno sciopero di 8 ore con presidio davanti ai cancelli della fabbrica.
 Accanto a queste grandi vertenze, ci sono tante altre realtà  produttive colpite dalla crisi, tantissime. aziende di piccola e piccolissima dimensione, che testimoniano una difficoltà forte e perdurante sul versante del lavoro.
Queste grandi e piccole crisi hanno bisogno di un’azione coordinata da parte di tutte le istituzioni locali e regionali e delle forze sociali, ma soprattutto impongono che il Governo intervenga.
Insomma c’è bisogno di una risposta forte, ampia e unitaria di tutti, con l'apertura di una vertenza regionale sul lavoro.
Occorre una massiccia mobilitazione per contrastare il declino in atto e tenere aperta una prospettiva di futuro per l'Umbria, ma soprattutto per i giovani delle nostre citta' e dei nostri territori'. Nelle prossime ore in Regione è fissato un incontro per la Tk-Ast.
Positiva per la Merloni la decisione delle due regioni coinvolte, Umbria e Marche, di trovarsi unite per difendere un’azienda che conta 2.300 lavoratori diretti e almeno altrettanti nell'indotto.
Il 13 luglio, a Fabriano, ci sarà un appuntamento voluto dalla Cgil dei rispettivi territori per rompere "il silenzio assordante" che da troppo tempo si è creato intorno a questa vertenza, la più pesante tra quelle aperte oggi nel nostro Paese.
Ci sono sul tavolo due offerte di acquisto ( i cinesi della "Nanchang Zerowatt" e gli iraniani della "Mmd") ma le speranze che la trattativa possa concludersi in maniera positiva sono ridotte al lumicino. 
In questo senso, si chiede in primo luogo che il governo nazionale si faccia carico della vertenza e apra un tavolo di confronto presso la Presidenza del Consiglio, perché solo così si garantirebbe un impegno diretto ai massimi livelli.
Ma si chiede anche ai governatori delle due regioni di cambiare passo per dare prospettive di sviluppo a queste aree. Anche gli imprenditori sono chiamati a fare il loro dovere,mettendo sul tavolo progetti e investimenti.
Ecco allora che l'iniziativa del 13 luglio diventa un possibile punto di partenza di un percorso di collaborazione e progettazione interregionale più ampio, un nuovo modo di lavorare, che indichi quali sono per l'Umbria e per le Marche i possibili indirizzi di sviluppo.
Un ragionamento che, in futuro, potrebbe essere esteso anche a tutta "l'Italia mediana”.

Nessun rispetto per i defunti

Editoriale Radio Onda Libera del 7 luglio 2011

La questione sicurezza nel capoluogo di regione, dopo la droga e la criminalità, sta conoscendo un nuovo e inquietante fenomeno.
Un gruppo di balordi, di vandali, sta devastando giorno dopo giorno cimiteri, chiese, sta profanando tombe di donne e bambini.
Gesti sconcertanti, senza un motivo apparente, se non lo sfregio a quanto c’è di più caro e sacro, la memoria dei
defunti. Tutto è iniziato la scorsa settimana, con la scoperta del blitz a San martino in Colle: il cimitero della frazione alle porte di Perugia è stato trovato in condizioni assurde, come se fosse passato un tornado; cappelle violate, lapidi e statue votive danneggiate, fotografie asportate, lumini infranti e scritte sui muri stile satanico.
Il giorno dopo è toccato a Ponte Valleceppi e a distanza di poche ore anche al camposanto di Ripa. In due casi su tre sono state trovate anche tracce di sangue, forse per qualche stupido rituale. Domenica hanno anche piegato la
croce che campeggia sulla splendida chiesetta in fase di ristrutturazione a Sant’Andrea d’Agliano.
Gli inquirenti indagano, anche se credono non si tratti
di una setta satanica vera e propria. La pista è quella del gruppo di giovani sbandati, che magari fanno abuso di alcol e di stupefacente e hanno iniziato a perpetrare questi scempi per infinita stupidità, mancanza di valori, di esempi
e probabilmente anche per noia.
Satana, l’anticristo, è solo moda. Gli americani sanno bene di cosa si tratta e hanno chiamato questo fenomeno
satanismo “acido”, a dire che è collegato con l’uso di droghe ma che non ha altri collegamenti con il mondo dell’esoterico.
In Italia un esempio sono le bestie di satana, un gruppo di giovinastri che dalle profanazioni dei cimiteri e dai piccoli sacrifici di animali è passato agli omicidi.
Ecco, il rischio è proprio questo: violenza chiama violenza, il salto di qualità, l’escalation, è dietro l’angolo.
L’ultima notizia in ordine di tempo è stata quella della
profanazione della tomba di Donato Fezzuoglio, il carabiniere eroe morto nel 2006 ad Umbertide mentre cercava di sventare una rapina. Un gesto simbolico, un
messaggio chiaro visto che nel cimitero di Rancolfo dove il militare è sepolto nient’altro è stato toccato. Quasi un guanto di sfida agli uomini dell’Arma, proprio loro che stanno lavorando al caso.
L’unico commento degno a questa squallida vicenda è quello proferito dal vescovo di Perugia Bassetti, che ha
parlato di un “vuoto interiore enorme”, di atti scellerati figli anche di un vuoto formativo, di educazioni, di trasmissione di valori. Che parte dalle famiglie e arriva alle scuole, toccando anche le istituzioni.
Non a caso sempre nel capoluogo da anni si segnalano le cosiddette baby gang, le bande di giovanissimi che come al Bronx si dividono il territorio e si sfidano con atti
violenti.
Giovani perduti, senza prospettive, vittime di una grande povertà d’animo che è lo specchio di una società senza etica né morale.
Genitori, insegnanti, educatori, ma anche i politici, possono e devono fare qualcosa.

Questione morale e questione politica

Editoriale Radio Onda Libera del 6 luglio 2011

Oggi parliamo della politica umbra che in questi giorni è in subbuglio per una serie di ragioni. Non ultima il presunto coinvolgimento della presidente della Regione Catiuscia Marini in un’inchiesta giudiziaria. Il suo nome è stato trovato su un biglietto in cui accanto era scritta la cifra di 20mila euro per una sponsorizzazione a favore di Umbria Jazz. Alla presidente non è stato recapitato alcun avviso di garanzia. Soltanto articoli e titoloni sui giornali anche nazionali che raccontano l’inchiesta Enac.
La Marini subito dopo il fatto si è dichiarata diffamata e calunniata e ha annunciato iniziative legali. Ieri mattina la governatrice umbra si è presentata in consiglio regionale e ha tenuto un discorso di 25 minuti.  Ha ribadito a gran voce che il suo nome non può essere accostato a vicende di dazioni di denaro perché non ha preso mai soldi e non conosce nessuno di quei personaggi. E seppur negando che in Umbria ci sia una questione morale, la Marini ha posto il tema della necessità di una “nuova etica pubblica”.
E lo ha fatto ricordando uno dei padri nobili della sinistra, Enrico Berlinguer che nel 1981 sottolineò questa esigenza parlando di partiti che gestiscono interessi i più disparati senza perseguire il bene comune.
La governatrice ha chiesto di essere ascoltata al più presto dai magistrati, assicurando che continuerà «nell’azione di governo dell’Umbria, con la serenità di chi sa di essere una persona onesta e perbene».
Dopo il suo intervento si è aperto un dibattito con posizioni chiare e sfumature sensibili. Dall’opposizione sono arrivate parole durissime che hanno denunciato un sistema di malaffare che va avanti da anni.
Il centrosinistra alla fine ha fatto quadrato e ha votato un documento di condivisione delle parole della presidente, a cui è stata espressa fiducia e caldeggiato l’invito a continuare a governare la regione.
E’ un clima delicato quello che si sta vivendo in Umbria tra inchieste della magistratura ed esponenti politici finiti nel mirino della giustizia.
Auspicabile sarebbe un comportamento lineare e coerente, senza eccessi e senza strumentalizzazioni: i reati, se commessi e accertati, vanno perseguiti e i responsabili puniti. E questo è il piano giudiziario. Dove esiste la presunzione di innocenza e un avviso di garanzia è a tutela del cittadino e non è una sentenza di colpevolezza. Poi esiste un altro piano, quello dell’opportunità, e in questo caso se i politici sono sfiorati anche da un sospetto non possono far finta di niente, qualche spiegazione la devono dare.
E poi sarebbe salutare per tutti aprire una riflessione seria e senza finzioni sui rapporti tra politica e affari. O come dice la presidente sull’etica pubblica. Non per puntare l’indice contro qualcuno bensì per liberare il campo da qualsiasi ombra.

No ai rifiuti campani

Editoriale di Radio Onda Libera del 5 luglio 2011

L’argomento di oggi è l’immondizia. E ciò richiama subito alla mente l’immagine dei cassonetti stracolmi di rifiuti lungo le vie di Napoli. E proprio dalla Campania è arrivata la richiesta di aiuto per smaltire nelle altre regioni le tonnellate di spazzatura.
Dall’Umbria la risposta è stata negativa. L’assessore regionale all’ambiente Silvano Rometti ha spiegato  che delle sette discariche attive nella nostra regione quattro sono esaurite e tre lo sono quasi. Quindi spazio per accogliere i rifiuti di Napoli non ce n’è. Tra l’altro, ha fatto sapere sempre l’assessore, la Campania deve ancora saldare all’Umbria 1,2 milioni di euro relativi ad un aiuto dato nel 2008 sempre in tema di rifiuti.
I no intanto arrivano anche dall’Emilia Romagna, dal Lazio, dalla Lombardia e dalla Calabria, dove la gestione dei rifiuti è commissariata. Al momento l’unico sì certo arriva dalla Liguria, mentre la Toscana è possibilista ma chiede al governo di convocare tutte le regioni «chiarendo che ognuno deve fare la sua parte». No anche dalla Puglia di Vendola e orientate in questa direzione paiono essere anche Veneto e Sicilia.
Il primo commento potrebbe essere: alla faccia della solidarietà. Ma la riflessione deve essere più profonda. Il problema dei rifiuti in Campania, ma un po’ dappertutto, è un problema serio, un problema che investe l’economia, la salute e lo sviluppo dei territori. Ma è anche un argomento pericoloso perché sull’immondizia si costruiscono e prosperano anche business malvitosi.
Affrontare con superficialità o sottogamba la questione dei rifiuti vuol dire non saper amministrare, non avere lungimiranza, non pensare al bene delle comunità.
Fanno sorridere coloro, sia di destra che di sinistra, che hanno pensato in passato e pensano oggi di far sparire i cumuli di spazzatura in cinque giorni. La devono smettere di far finta di essere dei maghi dotati di bacchetta magica. Così facendo e ovviamente non mantenendo le promesse, rischiano di diventare solo ridicoli perché i rifiuti restano sempre lì, a fare coreografia, una brutta coreografia che danneggia il panorama di Napoli.
La questione dei rifiuti è destinata a scatenare polemiche. Sì o no al termovalorizzatore, sì o no e come alla raccolta differenziata, si o no all’incenerimento. Ogni volta che si sceglie una strada c’è il comitato ad hoc che protesta e scende in piazza oppure il partito di turno che verga il comunicato al vetriolo. Da parte degli amministratori servirebbe un po’ di coraggio per abbracciare una soluzione, qualsiasi essa sia, e percorrerla fino in fondo, anche se può apparire impopolare. E’ anche questo il prezzo che deve pagare chi governa.
Insomma sui rifiuti come su altre questioni, la gente chiede a chi ha responsabilità di governo di fare delle scelte.
Non scegliere può costare più caro e può fare più danni.

I saldi e i negozi sempre aperti

Editoriale Radio Onda Libera del 4 luglio 2011
Oggi parliamo di saldi, un tema caro a tutti i cittadini, a tutti noi consumatori. Sono partiti ufficialmente sabato, per la prima volta contemporaneamente in tutt'italia. Ieri moltissimi negozi hanno derogato al turno di chiusura per tentare di fare buoni affari. E a macchia di leopardo nella regione ci sono stati commenti entusiasti e nello stesso tempo prudenti. Perche' e' troppo presto per capire se i saldi suppliranno la crisi dei consumi finora registrata. Di sicuro c'è la corsa agli sconti, all'acquisto al ribasso. E questo da città di castello a Orvieto, dal lago alla valnerina. La data unica di partenza dei saldi non e' stata accolta all'unanimità, come al solito si sono fatte sentire le diversita' di vedute e anche qualche polemica.
Sullo stesso argomento, il commercio, da segnalare una novità annunciata che se approvata cambierà gli usi e i costumi delle nostre città. Allora, si tratta di una norma sperimentale inserita nella manovra economica che abolisce nei centri turistici e nelle città d'arte l'obbligo per i negozianti di chiudere la domenica, nei giorni festivi, la notte. Quindi, attenzione, nessun divieto. Chi vuole riposare sta chiuso, chi ha bisogno di soldi lavora. Insomma piena libertà di scelta.
Ovviamente tale norma ha creato il solito vespaio di polemiche, con le associazioni dei commercianti contrari e quelle turistiche a favore. Al di la delle motivazioni, che sicuramente saranno valide per entrambe le parti, resta il fatto che a mio avviso l'idea e' bella, affascinante, moderna. E' il segnale di un paese che non ha voglia di arrendersi, che vuole provarci a sconfiggere la crisi, che non si chiude a riccio, che scommette sul lavoro.
Se questa norma passera', le nostre citta' d'arte, e l'umbria ne e' piena, saranno più vive, piu' affollate.
Forse a qualcuno tornerà in mente l'atmosfera degli anni 50-60 quando dopo la guerra il paese si dava da fare nella ricostruzione.
Oppure a qualcuno farà piacere notare che nei nostri paesi ci sono gli store aperti a tutte le ore come succede in moltissime città europee.
Sicuramente i consumatori, noi cittadini, ne guadagneremo  perché avremo la possibilità di conciliare le nostre esigenze con i tempi e i ritmi della vita di oggi. 
E ci guadagnerà anche l’economia che arranca, che non riesce a trovare il passo giusto.
Per uscire dalla crisi ci vuole un po’ di coraggio e meno difese corporative. Altrimenti, le cose andranno sempre peggio.

La casta perpetua

Editoriale Radio Onda Libera del 1 luglio 2011

Il titolo dell’argomento di oggi è la casta. Con questo termine si intende un gruppo di persone chiuso (ristretto)  caratterizzato da specifiche norme di comportamento e soprattutto arroccato nella difesa di interessi particolaristici. Ad esempio la casta dei militari o dei politici.
Il nome casta ha conquistato la ribalta qualche anno fa con il libro di Stella e Rizzo che ha fatto le pulci alla classe politica, ai benefici di cui da sempre gode.
Lo spunto per riparlare dei privilegi della  categoria arriva da un’inchiesta di Panorama che ha elencato per filo e per segno gli innumerevoli vantaggi riservati ai politici italiani.
Il settimanale ha messo in luce i vitalizi d’oro di cui godono gli ex consiglieri regionali. Ogni anno in Italia il costo è di quasi 175 milioni di euro per oltre 3mila pensioni.
In Umbria gli ex consiglieri costano allo stato ben 3 milioni l’anno per 93 pensioni.
La vita da ex è sicuramente una pacchia perché non solo garantisce una vecchiaia più che tranquilla in termini economicima offre in molti casi anche tanti e tanti benefit, dai rimborsi ai viaggi, alle indennità, a qualche auto blu.
Chi ha svolto incarichi nel passato continua a percepire nel presente laudi guadagni.
Andare a fare i conti in tasca invece ai parlamentari in carica vuol dire dotarsi di un grande pallottoliere.
Lo stipendio lordo di un deputato italiano si aggira sui 19mila euro al mese, tra rimborsi, assistenti, sconti e tessere gratis per viaggi e anche attività ludiche. E’ stato calcolato che la sola camera dei deputati costa al cittadino  2.215,00 euro al MINUTO. Una cifra spaventosa, assurda e inconcepibile.
Questi numeri pensando alla crisi economica suscitano indignazione e sconcerto.  Il Paese reale è alle prese con difficoltà profonde, le famiglie non arrivano alla terza settimana, l’elenco delle aziende che chiudono o licenziano si allunga di giorno in giorno, i giovani faticano a trovare perfino un lavoro precario.  E i nostri politici fanno orecchie da mercanti e ogni volta che c’è nell’aria un tentativo di toccare  i loro benefici si chiudono a riccio in una difesa corporativa della casta.
Si annunciano manovre lacrime e sangue con tasse e balzelli, ma non c’è oggi,  e non c’è stata in passato, da parte di nessun governo,la volontà di mettere mano seriamente alla spesa pubblica. Eppure le ricette sono di una semplicità estrema: dimezzare il numero dei parlamentari, abbassare gli stipendi, ridurre gettoni e indennità, eliminare i privilegi, cancellare le province.
Diciamocelo con franchezza, siamo a un punto in cui il sistema Italia non ce la fa, rischia veramente il collasso. O i nostri politici si mettono in testa di cambiare registro. O qualcosa di brutto potrà accadere.

A proposito delle quote rosa

Editoriale Radio Onda Libera del 30 giugno 2011

Oggi l’argomento scelto si chiama quote rosa. Infatti con 438 sì, 27 no e 64 astenuti, la Camera dei deputati ha approvato in via definitiva la legge in materia.
La votazione ha un chiaro significato politico perché il sì è stato bipartisan, cioè questa legge l’hanno voluta e votata i partiti di quasi tutti gli schieramenti.
Ma che cosa prevede la nuova normativa e soprattutto che cosa sono le quote rosa? Allora, dal 2012 i consigli di amministrazione delle aziende quotate in Borsa o a partecipazione pubblica, dovranno essere composti almeno per un quinto da donne. Dal 2015 almeno per un terzo.
Insomma si sanciscono per legge le pari opportunità. Con il termine quote rosa si indica le quote minime di presenza femminile all'interno degli organi politici istituzionali elettivi e non. E anche nelle cabine di comando delle società private e pubbliche.
La richiesta delle quote rosa nasce dalla bassa percentuale di donne nel mondo della politica e dal 2005 giaceva in Parlamento un disegno di legge che dopo 6 anni ha visto l’approvazione.
Ovviamente moltissimi i commenti di soddisfazione: dal ministro Carfagna che ha parlato di un successo per tutti. Alla Bindi che ha sentenziato che da oggi l’Italia è più vicina all’Europa.
C’è chi ha esultato e definito il provvedimento una svolta epocale e una decisione storica.
Ma le voci contarie non si sono fatte attendere, anche queste bipartisan. Dai radicali, a cominciare dalla Bonino che di tutto può essere tacciata tranne di scarso impegno a favore delle donne. La leader radicale ha chiaramente detto che non c’è nulla da festeggiare, il vero problema è la meritocrazia. Categorica la Mussolini: le quote rosa sono avvilenti.
Per quanto ci riguarda riteniamo che una società democratica e moderna non debba essere basata su quote di nessun colore, rosa, verdi, grigie che siano, o su categorie riservate, tot agli immigrati, tot ai pensionati, tot alle donne.
Entrare in politica o raggiungere posizioni di vertice non necessita di corsie preferenziali, di quote protette. Sarebbe bello che una donna, qualsiasi donna, raggiungesse posti di comando in base non al sesso bensì alle capacità, al merito.
Il rischio, con questa legge, è che si aprono le porte di consigli d’amministrazione alle donne solo perché appartenenti al genere e non perché meritevoli di stare seduta su quella poltrona. E’, a nostro avviso, una sorta di discriminazione “legalizzata” al contrario.
Chissà, forse dopo le quote rosa, toccherà approvare una legge per tutelare le quote blu, il genere maschile.

In Umbria primato di lutti per droga

Editoriale Radio Onda Libera del 29 giugno 2011
L’argomento di oggi è la droga. Perché ci sono dati freschi e anche una contraddizione terribile. In Italia il consumo è in calo, così come è in diminuzione il numero delle morti per overdose. Tra il 2009 e il 2010 i decessi sono infatti scesi del 22,7 per cento. Da 1002 sono calati a 374.
Questi i dati emersi dalla relazione annuale presentata in Parlamento sull’uso delle sostanze stupefacenti. E sono dati che fanno ben sperare. Anche perché il decremento è maggiore nel nostro Paese rispetto al trend europeo, pur se si registra un aumento dell’età media delle persone che ricorrono alla droga.  
Le sostanze primarie maggiormente utilizzate risultano essere il 70,1% eroina, il 15,2% cocaina e il 9,2% cannabis. La fotografia: i soggetti con dipendenza da sostanze (tossicodipendenti con bisogno di trattamento del sert ) risultano essere circa 338.425 -  che rappresentano il 8,5/1000 residenti di eta' compresa tra i 15 e i 64 anni –
Di questi, 218.425 per oppiacei (5,5/1000 residenti) e circa 120.000 per cocaina (3,0/1000 residenti).
In questo contesto l’Umbria è in netta controtendenza, confermandosi la regione più critica, con un tasso medio di mortalità per droga ancora in aumento e addirittura 5 volte superiore alla media nazionale.
Dall’inizio dell’anno e fino a ieri si contano infatti 15 vite stroncate dalla droga, giovani e adulti. Più di uno ogni 15 giorni. Da tempo la nostra terra è in cima alla graduatoria delle morti per overdose. E’ un primato che deve suscitare vergogna e indignazione oltre che una forte preoccupazione.  La piaga della droga è un allarme sociale perché investe le famiglie che convivono con un figlio o un parente tossicodipendente, perché produce e alimenta la criminalità, perché è un costo per la società, perché uccide le speranze di chi si rifugia nei paradisi artificiali.  E’un allarme che annienta l’immagine dell’Umbria isola felice.
 Il dato singolare è l’aumento dell’età di chi ricorre agli stupefacenti, una volta erano i giovani, i giovanissimi in crisi di identità, oggi sono anche i padri e le madri di famiglie. Sempre più spesso sono i figli ad accompagnare il genitore presso le nostre comunità di recupero. Questo è un aspetto sconvolgente.  Cosa fare?
Va bene istituire commissioni, organizzare convegni e dibattiti e perfino, come è stato proposto, una giornata regionale contro la droga, il 26 ottobre. Tutto questo serve solo a tacitare le coscienze per un po’. Le forze sane, politiche, le istituzioni, i cittadini, tutti noi,  dovremmo capire che la lotta contro la droga nelle nostre città si deve combattere tutti i giorni, tutte le notti, 365 giorni su 365.
Vanno bene le iniziative simboliche se servono per sensibilizzare il mondo giovanile e gli studenti in particolare. Ma non bastano. La droga, il ricorso ad essa, non si sconfigge con gli slogan,  le manifestazioni,  le commissioni.  Servono una consapevolezza e un’assunzione seria di responsabilità. Servono fatti, azioni concrete, controlli. Il resto sono chiacchiere. E ricordiamoceli, ogni morto per droga è una sconfitta per tutti, un lutto di tutti.

La nuova riforma fiscale

Editoriale Radio Onda Libera del 28 giugno 2011
Oggi parliamo di tasse. Anche se l’argomento di per sé non fa venire il buon umore. Sono infatti trapelate le indiscrezioni sulla riforma fiscale e quindi visto che è un argomento che interessa le tasche di tutti i cittadini vale la pena fare qualche riflessione. Allora, la riforma è pronta ed è racchiusa in tre paginette che nelle prossime ore viene presentata al vertice di maggioranza.
Le novità sostanziali riguardano la riduzione delle aliquote irpef da 5 a tre (e calcolate al 20, al 30 e 40 per cento), l’innalzamento dell’iva dell’1 per cento  e l’abolizione dell’Irap, l’imposta regionale sulle attività produttive, dal 2014. Quest’ultima vale quasi 40 miliardi di euro l’anno.  Le imposte sarebbero ridotte a 5  (Irpef, Iva, Ires, Irap e Imu).  
Nel documento di riforma viene anche prevista la soppressione dell'Ice, l'Istituto per il commercio estero.
Un’altra novità riguarda le rendite finanziarie e quindi i risparmi di tutti - Dovrebbe essere introdotta dal 2012 un'aliquota unica, probabilmente al 20% con l'esclusione dei titoli di Stato.
Il regime attuale prevede il prelievo del 12,5% su obbligazioni, titoli di Stato e guadagni di borsa, mentre sui depositi postali si applica il 27%.
Le reazioni a queste anticipazioni non si sono fatte attendere e come al solito sono di doppia natura.  - Da un primo calcolo pare che dall’abbattimento di alcuni balzelli, le famiglie risparmierebbero mediamente a titolo di imposta tra i 435 e i 573 euro. E’ questa è una bella novità.
Ma ce n’è anche una brutta e più pesante: l’aumento dell’iva di un punto penalizzerebbe i consumi e quindi i consumatori. L’incremento secondo l'ufficio studi Ancc-Coop, potrebbe infatti pesare per circa 290 euro sui consumi di una famiglia media italiana, e proporzionalmente ancor piú per una in difficoltà. I prodotti interessati all'aumento  sarebbero infatti quelli di largo consumo come carne, biscotti, cereali, zucchero, prodotti farmaceutici e bollette di gas ed elettricità.
Il piano disegnato è stato definito «interessante» dalla presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia. La leader degli industriali ha anche detto con cautela che per dare un giudizio di merito «bisognerà entrare nei dettagli e vedere dove si operano le riduzioni».    


Ma al di là dei tagli, l’importante che le tasse le paghino tutti e dappertutto, dal nord al sud passando per il centro, e che l’evasione fiscale sia combattuta seriamente e con tutti i mezzi. E che soprattutto a fronte del pagamento di tasse alla gente, alle famiglie, siano garantiti i servizi, possibilmente di qualità.

Insomma pagare le tasse non fa piacere a nessuno se il sistema è iniquo, se se ne pagano meno siamo più contenti, ma lo siamo ancora di più se le pagano tutti. Forse la vera rivoluzione starebbe  proprio nell’educare i cittadini, fin da piccoli, a considerare il pagamento delle tasse un dovere civico. Solo così un domani  non ci saranno più evasori e avremo una pressione fiscale più giusta.

Manovra e intercettazioni

Editoriale Radio Onda Libera del 27 giugno 2011
Il Governo nazionale è impegnato in questi giorni a elaborare la manovra economica che dovrà rilanciare il cammino e lo sviluppo del Paese.
Un segnale forte arriva dalla bozza del disegno di legge redatta dal ministro dell’economia Giulio Tremonti che ha fatto sapere di voler usare le forbici pesanti sulla spesa pubblica.
Se il ministro manterrà l’impegno allora potremo senza dubbio applaudirlo. Perché vuol dire che avrà ridotto i costi della politica. A cominciare dagli stipendi dei parlamentari, dai vitalizi d’oro, dai rimborsi elettorali, dai viaggi e dalle auto blu.
Questo il clima a livello nazionale mentre dentro i partiti infervora la discussione sull’ultima inchiesta giudiziaria, quella della p4, e in particolare sull’uso delle intercettazioni telefoniche. Tra chi vorrebbe la non pubblicazione di quelle penalmente irrilevanti e chi rifiuta qualsiasi provvedimento tipo bavaglio dell’informazione.  In mezzo ci starebbe il buon senso, l’equilibrio, la correttezza. Perché se i faldoni delle intercettazioni arrivano sulle scrivanie dei giornalisti o meglio oggi direttamente nelle email, da qualche ufficio sono pure scappate. Il giornalista ha il dovere di pubblicare le notizie, gli inquirenti il dovere della riservatezza e di non favorire appunto le fughe di notizie. 
Anche a livello umbro il tema delle inchieste giudiziarie è all’ordine del giorno. E la discussione è se esiste o meno una questione morale, se esiste o no l’obbligo di dimettersi dopo un avviso di garanzia. Come al solito la spaccatura è netta tra chi è garantista fino a prova contraria e chi si schiera con i giustizialisti. In questo caso a nostro parere un avviso di garanzia non è una condanna e  questo principio che si racchiude nella presunzione di innocenza vale e deve valere per tutti i cittadini. E’ ovvio che se si parla di politici indagati il discorso si sposta inevitabilmente su un piano diverso, quello dell’opportunità.  E qui entrano in ballo, purtroppo, non solo le convinzioni e le sensibilità personali ma anche e soprattutto le lotte interne, le ambizioni per le poltrone, i regolamenti di conti.  Questi aspetti sono deleteri e meschini di una  politica che tradisce il suo significato, che a tutto pensa tranne all’obiettivo  naturale del bene comune, dell’interesse generale. Comunque qualcosa sta succedendo, visto anche i risultati dei referendum che hanno registrato una grande partecipazione della gente e non hanno segnato alcun trionfo per i partiti. Anche se diversi sono stati per la verità i tentativi di metterci il cappello sulla vittoria delle urne. Insomma qualcosa sta cambiando e forse è proprio il caso di dire che la seconda repubblica si sta avviando verso la fine. Speriamo soltanto che la terza sia migliore.