giovedì 4 ottobre 2012

Domanda e offerta di giustizia

Editoriale Radio Onda Libera 10 settembre 2012

L'Italia e' un Paese frenato dalla corruzione. E gli investitori stranieri non si avvicinano perche' sono convinti che per lavorare le tangenti siano la regola. Man non finisce qui. Perché siamo al 158esimo posto, su 183 economie esaminate, per quanto riguarda il tempo necessario alla giustizia civile per risolvere una controversia tra due imprese: in Italia, per concludere un processo e ottenere una sentenza definitiva, sono necessari 1.210 giorni, a fronte dei 331 impiegati in Francia e i 394 in Germania.

Un fenomeno complesso analizzato dal ministro della Giustizia, Severino. E per comprendere le dimensioni il guardasigilli cita tre dati impressionanti: con una lotta efficace alla corruzione, il reddito potrebbe essere superiore del 2-4% (Banca mondiale); nelle regioni in cui la corruzione è più bassa, il settore delle imprese cresce fino al 3% annuo in più; la corruzione in Italia corrisponde a una «tassa» del 20% sugli investimenti stranieri.
Va da sé, insiste il ministro, che la nuova legge anticorruzione non è più rinviabile. Lo snodo di collegamento tra giustizia ed economia passa sempre e comunque attraverso il funzionamento o meno del processo civile. Perché una «giustizia affidabile promuove la concorrenza, favorisce lo sviluppo dei sistemi finanziari, riduce il costo del recupero dei crediti, fornisce maggiore tutela ai prestatori di fondi». Per comprendere quanto conti un processo civile che funziona, il ministro ricorda che nelle province nelle quali il processo civile è più lento, le banche chiudono con più vigore anche i rubinetti del credito alle imprese.
Allora che fare? Lavorare su due canali, domanda e offerta di giustizia. Quindi riforma degli ordinamenti professionali, riorganizzazione e informatizzazione degli uffici giudiziari, specializzazione dei giudici, smaltimento dell'arretrato. I mali sono individuati, le ricette pure. Basta come al solito la volontà per fare. 

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