martedì 2 ottobre 2012

Il patto generazionale di Nestlé

Editoriale Radio Onda Libera 24 luglio 2012

La Nestlé, la multinazionale che ha rilevato la Perugina, ha fatto una proposta coraggiosa. Che si sintetizza cosi: nessun esubero e assunzione di un figlio in cambio di una riduzione dell’orario di lavoro. L'azienda ha inviato una nota ai dipendenti secondo cui a fronte dello slittamento delle pensioni e quindi la difficoltà di aprire le porte ai giovani offre a chi volontariamente accetterà di ridursi l'orario di lavoro da 40 a 30 ore settimanali l'assunzione di un figlio allo stabilimento di San Sisto. Una sorta di patto generazionale per favorire l'occupazione giovanile.
Ora la proposta e' sicuramente coraggiosa. Ma ha già destato le prime reazioni perché la tensione a San Sisto e' altissima per i contratti di solidarietà e il passaggio da full time a part time. Sul tavolo ci sarebbero anche i circa 150 esuberi, che l'azienda pero' smentisce.
Tornando alla proposta, secondo la Cgil e' inaccettabile e impraticabile e non risolverebbe i problemi occupazionali ne' quelli della fabbrica. A parere di chi parla invece e' una proposta seria anche se necessita di paletti ben precisi. E' seria perché permette di assicurare un futuro ai giovani, perché non e' vero che c'e uno scambio di diritti, perché e' una pratica diffusissima in passato. Per esempio nelle banche. Quanti uomini e quante donne oggi lavorano negli istituti di credito grazie al posto lasciato libero al padre. E poi quale genitore non si farebbe da parte, o meglio non rinuncerebbe a qualcosa pur di vedere il proprio figlio sistemato.
Ora il problema vero che a nostro avviso esiste e' il non permettere a chi ha le carte in regola di accedere allo stesso posto, e sopratutto a chi non e' figlio di un lavoratore Nestle'. Così facendo ci sarebbe si una sorta di patto generazionale ma anche e soprattutto una forma di nepotismo, di lascito feudale. Inserire dei paletti, delle garanzie, sarebbe la strada giusta. Respingere al mittente la proposta e' un modo vecchio di fare sindacato e sopratutto sbagliato di aiutare i giovani.

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