venerdì 12 ottobre 2012

Acciaieria questione nazionale

Editoriale Radio Onda Libera 11 ottobre 2012

Un corteo lunghissimo, oltre duemila persone in strada per difendere la fabbrica di Terni, l'azienda di acciaio. Striscioni e slogan del tipo «fino all’ultimo bullone: no allo spezzatino». In serata anche i tifosi e i giocatori della Ternana sono scesi a fianco dei lavoratori. Da viale Brin fino alla prefettura la gente ha manifestato contro lo smembramento della fabbrica, dopo che i finlandesi hanno annunciato l'intenzione di venderla a pezzi per rispettare le norme antitrust dell'Unione europea.
La risposta della città e' stata compatta e forte, e il pensiero corre al 16 quando e' fissato l'incontro dei vertici finlandesi con il governo. Intanto anche il prefetto si e' schierato per mantenere l'integrità del sito industriale dell'Umbria che da' da vivere a cinquemila famiglie, tra dipendenti diretti e indotto. I lavoratori, attraverso i sindacati, gli hanno consegnato un dossier con le ragioni documentate e i verbali delle assemblee.
Fin qui il resoconto della mobilitazione. Ora qualche commento. La sorte dell'azienda di Terni e' appesa a un filo, alla decisione del governo di salvarla e consegnarla nelle mani di un compratore serio e intenzionato a farla produrre. Questa garanzia andava chiesta e pretesa anche quando i tedeschi della Thyssen Krupp l'hanno ceduta a Outokumpu. Invece in quell'occasione le istituzioni locali si sono limitati a stendere il tappeto rosso. Senza fissare paletti, senza chiedere certezze sul presente e sul futuro.
E ora si cade tutti dal pero. Sorpresi che i finlandesi mettano sul mercato pezzetti di produzione. Questo tanto per essere chiari. Ora pero' bisogna impedire con tutte le forze che lo scenario paventato non accada altrimenti sarebbe la fine. Le mobilitazioni vanno bene, i cortei e gli scioperi pure, perfino i gesti eclatanti sono i benvenuti ma va assolutamente verificata la volontà di non spezzettare l'azienda e per far ciò e' indispensabile che la vertenza di Terni diventi una vertenza nazionale, che esca dai confini regionali perché si tratta di difendere un polo di eccellenza della siderurgia italiana.

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