venerdì 5 ottobre 2012

Costi della politica. Più fatti, meno parole


Il punto del direttore 23 settembre 2012

I costi della politica. E’ questo il titolo del tema all’ordine del giorno. Che può essere generale, cioè valido a tutti i livelli, per tutti gli enti, dal più piccolo al più grande. Dalle assemblee nazionali di Montecitorio e Palazzo Madama ai consigli regionali, provinciali e comunali. Certo, con quello che è accaduto e che viene fuori di ora in ora da Roma, le spese “allegre” (per non dire di peggio) di alcuni gruppi consiliari della giunta Polverini, lo svolgimento meriterebbe spazi infiniti, pagine e pagine di inchiostro.

Vale la pena concentrarsi sui massimi Palazzi della politica di casa nostra. Con una premessa. Finora, a torto, ci si è concentrati esclusivamente sulle indennità degli inquilini di palazzo Cesaroni, sede del consiglio regionale, indennità che tocca ricordarlo sono tra le più basse d’Italia, anche se parliamo sempre di sei-settemila euro netti al mese che non sono proprio bruscolini. Invece al capitolo costi della politica ci sono tante altre voci come rimborsi, franchigie, missioni e contributi che sempre soldi sono e che fanno lievitare le casse del denaro pubblico. Voci che sfuggono a controlli e accertamenti seri, quindi per carità niente di illegale ma sicuramente il tutto, gestione e destinazione delle risorse, risulta quanto meno poco trasparente.
Prima di parlare di cifre, peraltro già note e diffuse, è opportuno ricordare che a palazzo Cesaroni su dieci gruppi consiliari cinque sono composti da un solo consigliere. 
Non ci sarebbe nulla di strano se la dotazione economica non ne risentisse. Invece è esattamente il contrario. I monogruppi il più delle volte sono un palese escamotage per incassare più soldi. L’obiezione è che in aula vanno rappresentati tutti i partiti che esprimono gli eletti, una questione di democrazia. La contro obiezione è che in Parlamento è previsto un numero tot di eletti per formare un gruppo. La stessa regola potrebbe essere adottata nei consigli regionali se veramente si vuole affrontare con serietà il problema dei costi della politica. 
Un altro aspetto riguarda i controlli sulle spese. Oggi è una commissione consiliare che effettua una verifica sui conti dei gruppi, in pratica i consiglieri fanno i controllori di se stessi. A proposito di numeri, rammentiamo che la dotazione economica dei gruppi si aggira sul mezzo milione di euro (per la precisione 489.600 euro). 
E’ di queste ore una proposta di buon senso di Rifondazione comunista e dell’Italia dei valori che chiedono di affidare tale compito a revisori esterni, a tecnici non di nomina politica. Una garanzia per sapere che fine fanno i soldi pubblici. La presidenza del consiglio ha già fatto sapere di condividere e ha promesso di adoperarsi. Attuare la proposta sarebbe un gesto di buona politica. E tutti sappiamo quanto ne abbiamo bisogno oggi come oggi di buona politica...
La politica deve avere un costo, questo è innegabile, e nessuno può mettere in discussione tale principio. Altrimenti il rischio è che chi fa politica può diventare ostaggio di chi ha i soldi, delle grandi lobbies. Quello che sconcerta è l’uso e l’abuso del denaro pubblico per spese private, per feste a base di ostriche e champagne, ville sul mare e auto di lusso. Quello che indigna è il senso di impunità di certi politici che pensano di disporre a proprio piacimento di migliaia e milioni di euro che appartengono alla collettività. Quello che fa male, che rattrista è constatare quanto una parte della classe politica sia caduta in basso, che pensi a tutto tranne che al bene comune, alle esigenze e alle domande della gente. E non è una questione di schieramenti, di appartenenze, di ideologie. Purtroppo a rileggere le cronache degli ultimi tempi questo modo di fare gli interessi propri e non quelli generali ha colpito il Pd con Lusi e prima ancora Penati, la Lega Nord con Belsito e di recente il Pdl alla Regione Lazio. Tanto per citare i casi più clamorosi, più eclatanti.
Questo dimostra che le mele marce ci sono dappertutto, e quindi rovesciando il discorso c’è il politico onesto e quello disonesto, quello che ruba e quello che non lo fa. In ciò sta la differenza. La politica dovrebbe avere la forza e il coraggio di allontanare per sempre coloro che hanno macchiato l’immagine del partito, del movimento. 
Nessuna caccia alle streghe, ci mancherebbe altro, e neppure cadere nel gioco di fare di tutta un’erba un fascio.Ma vivaddio, la politica ha un’occasione, una grande occasione, quella di riscattarsi per restituire a se stessa la credibilità e la dignità. Speriamo che non la sprechi. 
anna.mossuto@edib.it

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