lunedì 27 novembre 2017

Perugina e Acciaierie:
no derby, si gioca uniti

Il punto del direttore del 26 novembre 2017
 
Perugina e Ast, cioccolato e acciaio, due eccellenze di questa regione, due aziende in mano a multinazionali straniere, due fabbriche che rappresentano (o hanno rappresentato) l'identità delle due città capoluogo. Che oggi si ritrovano a vivere un momento o una stagione di profondo cambiamento. La prima toccata da un piano di ridimensionamento lacrime e sangue presentato dalla Nestlé, con 364 esuberi sulla carta, la seconda messa ufficialmente in vendita a metà settimana dalla Thyssen Krupp.
Pare che sia gli svizzeri che i tedeschi siano accomunati dallo stesso intento e dalla medesima filosofia, vale a dire mollare l'Umbria.
Inutile girarci attorno con le parole, inutile inventarsi sofismi o frasi camomilla tipo sono aziende importanti con grandi potenziali anche se non rientrano più nella visione o negli asset strategici.
La verità vera è che le due multinazionali hanno deciso di non investire più da queste parti. La fabbrica di San Sisto si deve scordare le migliaia di lavoratori diretti e stagionali, il sito siderurgico di viale Brin è sul mercato pronto a passare di mano.
Ecco, questa è la realtà che le istituzioni e le comunità hanno di fronte.
Due tre cose vanno però dette. La prima. La messa in vendita dell'Ast era annunciata, era più di un timore fondato e anche espresso in più occasioni da sindacati e lavoratori. Certo la sorpresa c'è stata perché parliamo comunque della prima azienda della regione, perché ogni cambio societario porta novità e adattamenti, speriamo non ulteriori impoverimenti in termini di produzione e posti di lavoro, ma forse era il caso di aprire bene gli occhi in passato e pretendere allora un piano industriale serio, convincente e blindato. Stesso ragionamento si può posporre pari pari alla Perugina la cui sorte oggi è appesa a incontri su incontri senza passi avanti significativi, anzi con le parti più che mai ferme e racchiuse nelle rispettive posizioni.
La seconda. Quando un'azienda viene messa sul mercato le ragioni possono essere le più varie, di sicuro dietro non c'è un capriccio o una provocazione, ma una strategia ben precisa. La fabbrica di acciaio di Terni non sta più a cuore alla Thyssen Krupp. Punto e basta? Beh no. Ha fatto bene la Regione ad alzare la voce, a chiedere interventi immediati al Governo e all'Europa, a pretendere un incontro immediato con la proprietà in sede ministeriale. Su queste mosse piena condivisione.
Ma quello che serve è uno sforzo comune e gigantesco, di chi amministra questa regione e di chi fa opposizione, questo non è il momento e neppure il tema su cui dividersi. Ne va del futuro di Terni, del polo siderurgico, dell'economia e dello sviluppo di tutti. Quando più volte abbiamo sostenuto chi ha proposto un accordo forte, come l'acciaio, tra tutte le componenti della società umbra, lo abbiamo fatto con la convinzione che oggi più di sempre serva una programmazione di medio lungo respiro, tenendo ben a mente gli errori del passato per non ripeterli nel presente. Oggi lo ribadiamo dinanzi a questi scenari che non fanno ben sperare. Speriamo che chi ha orecchie per intendere intenda.
E oggi è anche il giorno del derby, Perugia e Ternana, si ritrovano al Liberati per il match dei match. Vinca il migliore, chi in campo riesce a dare di più, ma soprattutto vinca lo sport, quello sano e competitivo, quello che fa bene a tutti, in primis all'Umbria. Da domani però energie tutte concentrate sulla Perugina e sull'Ast, le due fabbriche simbolo delle due città e dei cittadini.
anna.mossuto@gruppocorriere.it

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