L'Ast, l'azienda di acciaio di Terni, la piu' grande
fabbrica della regione, vive nell'incertezza, e' in vendita. Outukumpu, la
societa' finlandese che ha raggiunto un accordo con Thyssen, ha proposto
all'Unione europea la cessione dell'impianto di Terni per rispettare le
condizioni poste dall'Antitrust. Nel comunicato on line, Outukumpu precisa che sono
escluse dalla cessione una linea di produzione a Terni, che sara' trasferita a
un sito di produzione del gruppo, e la societa' Tubificio. In pratica la
società finlandese ha deciso di spacchettare l'azienda ternana e di venderà a
spezzatino.
Le nuove proposte presentate da Outokumpu verrano
studiate dall'Antitrust ed entro il 16 novembre la commissione dovra' prendere
una decisione in merito. Ora si tratta di trovare un compratore, un nuovo
compratore ma i rischi sono anche altri.
L'annuncio di Outokumpu, come prevedibile, ha provocato
reazioni a vari livelli. La presidente della Regione Umbria, Catiuscia Marini,
ha chiesto un ''incontro immediato'' al presidente del consiglio Mario Monti e
al ministro Corrado Passera perche', a suo giudizio, con la decisione del
gruppo finlandese ''si prefigura lo scenario peggiore e piu' devastante per il
futuro industriale ed occupazionale dello stabilimento delle Acciaierie di
Terni''.
A stretto giro di posta arriva anche il commento dello
stesso ministro della Sviluppo economico: per Passera, che prossimamente
incontrera' il ceo di Outokumpu, occorre ''che siano evitate, da parte del
gruppo finlandese, iniziative che possano compromettere l'integrita' produttiva
dello stabilimento ternano''.
Il sito dell'Ast
di Terni ''deve essere venduto nella sua interezza e senza mutilazioni,
ribadisce la Fiom Cgil che, insieme alle altre sigle sindacali, ha organizzato
l'immediata reazione all'annuncio della proprieta', con lo sciopero alla fine
di ogni turno di oggi e l'annuncio dello sciopero di tre ore, con corteo
cittadino, per giovedi' prossimo. Reagisce anche il consiglio regionale dell'Umbria, con un
documento unanime a difesa del sito ternano.
Sicuramente la situazione e' difficile, delicata, a
rischio per migliaia di famiglie che vivono con il lavoro della storica
acciaieria di viale Brin. L'unico rammarico e' non aver saputo prevedere le
conseguenze della dismissione dei tedeschi, e' non aver saputo calcolare i pericoli
di una vendita senza troppe garanzie. La
speranza e' che ci sia una mobilitazione generale per difendere la fabbrica di
Terni, la fabbrica dell'Umbria. E non si tratta di una difesa corporativa, di
un campanile. Qui, su questa storia, c'e in gioco il futuro della regione, non
certo sulle chiacchiere nel mantenere la seconda provincia.
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