venerdì 5 ottobre 2012

La politica alla ricerca
della credibilità perduta

Il punto del direttore 30 settembre 2012

Tanta ipocrisia circola nei Palazzi della politica. Anche in quelli umbri. Perché in seguito agli scandali dei fondi assegnati ai partiti, scandali che partendo da Roma stanno attraversando l’Italia, c’è chi si affretta in nome della trasparenza a diffondere i conti, le voci di come sono stati spesi da noi migliaia e migliaia di euro provenienti dalle casse pubbliche. E questo è un bene, ci mancherebbe altro. Certo, anziché attendere che il bubbone esplodesse da qualche parte, la nostra classe politica avrebbe potuto giocare d’attacco e anticipare le mosse, mostrare le cifre. Ma questo è un altro discorso e va ripreso successivamente.
Per ora va dato atto all’Italia dei valori in primis e poi al Pd che è stato il più completo e infine all’Udc di aver inviato l’elenco di come è stato speso il denaro assegnato ai gruppi. Il Pdl prima si è mostrato riluttante invocandola privacy, poi ha promesso che pubblicherà tutto on line. I socialisti hanno annunciato che lo faranno domani. E gli altri cinque gruppi di Palazzo Cesaroni? Silenzio. Nessuna parola neppure da quelli composti da un solo consigliere come la Lega Nord, Carpinelli, Rifondazione comunista, Modena. Anche se i primi due hanno sempre assicurato, a parole, di essere per la massima trasparenza e di aspettare il primo passo degli altri. Ora questo c’è 
stato e non resta che attendere. Del resto è molto più semplice per un capogruppo-consigliere di se stesso decidere quando e come far conoscere le pieghe del proprio bilancio, rispetto ai gruppi più numerosi come Pd e Pdl. Comunque il partito di Bersani si è mosso e lo ha fatto anche abbastanza dettagliatamente, spiegando di spendere tot euro per le cene e tot per la benzina,tot per i libri e tot per il personale. Anche i dipietristi sono stati precisi voce per voce. Più sintetica l’Udc che si è limitata a dare i numeri del bilancio. Due considerazioni brevi vanno fatte. La prima, al di là della cifra complessiva che è comunque di oltre mezzo milione di euro tra contributo e franchigia ai dieci gruppi, è che alcuni politici (non tutti per carità) si sono sentiti attaccati da quegli organi di informazione che li sollecitavano a un’operazione di trasparenza. Come ad esempio quando abbiamo scritto di carte di credito in dotazione degli assessori. Tutto vero, ma la notizia ha destato reazioni di rabbia. Non capiamo il perché, l’impunità non è di questo mondo, e poi è inutile invocare la trasparenza a parole se poi nei fatti ci si comporta all’opposto. Comunque siamo pronti a pubblicare ogni fattura, ogni ricevuta, ogni pezza d’appoggio. Del resto bisogna sempre tenere a mente un vecchio proverbio che vale nella vita come nella politica, proverbio che dice “male non fare, paura non avere”. 
La seconda considerazione. Non c’è alcun accanimento o sentimento di antipolitica nei confronti della classe dirigente che amministra le città e la regione. C’è da parte della gente una sfiducia e una disistima verso coloro che impiegano denaro pubblico per spese private (ostriche, ville sul mare e auto di lusso). Recuperare la stima dei cittadini è la sola occasione che ha la politica per tornare a essere credibile. In Umbria la strada l’aveva indicata qualche mese fa il consigliere piddino Gianfranco Chiacchieroni proponendo tre leggi per ridurre i costi della politica. Cancellare il listino regionale (quello dei nominati di casa nostra), tagliare il numero dei consiglieri (da 30 a 20) e degli assessori (da 8 a 4) e legare le indennità alle presenze e alla produttività. 
Tre provvedimenti di buon senso, semplici semplici, ma proprio per questo rivoluzionari che se approvati porteranno questa piccola nostra regione ai primi posti della classifica per sensibilità e coraggio. Scusate se è poco di questi tempi per la politica italiana… 
anna.mossuto@edib.it

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