Sul versante dei costi della politica, i tagli sono in arrivo ma quando si
parla di questi argomenti mai dire gatto se non ce l'hai nel sacco. Un proverbio che ben si azzecca di questi
tempi dal momento che la classe politica spesso e volentieri annuncia a parole
dei provvedimenti rigorosi e poi in pratica non li attua.
Questa la premessa. Restando ai fatti, sta per arrivare la sforbiciata agli stipendi
di governatori e consiglieri regionali,
ma onestamente non sembra essere una grande rivoluzione e i politici
sono destinati a continuare a passarsela bene. Comunque l'accordo per abbattere i costi della politica è quasi
raggiunto. Mentre i minori trasferimenti ai gruppi consiliari (5mila euro l'anno per consigliere) dovrebbero comportare risparmi tra i 35 e i
40 milioni di euro l'anno, per i presidenti delle Regioni, che finora
guadagnavano tra i 7 e i 14mila euro netti, il nuovo compenso sarebbe di 7.500
euro, comprensivi di stipendio e indennità varie, mentre quello dei consiglieri
regionali si aggirerebbe intorno 6mila euro netti; anche per loro la cifra
sarà comprensiva di tutte le voci.
Per determinare i nuovi compensi ci si è basati sulle
Regioni più virtuose: l'Umbria per quanto riguarda i governatori, l'Emilia
Romagna per i consiglieri, l'Abruzzo per il taglio dei trasferimenti ai gruppi,
destinati a perdere circa il 50% dei loro vecchi introiti, l'Abruzzo.
La proposta, sul
tavolo della Conferenza delle Regioni del 30 ottobre, deve poi essere
presentata al governo nel corso della Conferenza Stato-Regioni. Entro il 30 novembre le Regioni devono varare le
rispettive leggi regionali applicando la nuova normativa. Si oppongono
all'impianto, a quanto si apprende, le Regioni a statuto speciale che in
Stato-Regioni dovrebbero dare parere negativo al provvedimento. I presidenti di giunte e consigli regionali sono tutti
d'accordo sull'esigenza di fare dei tagli. Il dato positivo e' che gli stipendi
sarebbero equiparati nelle varie Regioni. Questa la situazione, speriamo solo che non restino
parole al vento.
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