domenica 14 ottobre 2012

Il rottamatore e l'acciaio
Un martedì di passione

Il punto del direttore del 14 ottobre 2012

Il rottamatore e l’acciaio. Potrebbe essere il titolo di un film o di un romanzo. Invece è la sintesi estrema, in due parole, di quello che è accaduto in una settimana, esattamente martedì. E riguardala politica e l’economia, mai come adesso strette in un legame forte, d’acciaio si potrebbe dire per introdurre uno dei temi sul tappeto. Il destino cioè della storica fabbrica di Terni, la più grande della regione che dà da vivere a 5mila persone tra dipendenti diretti e indotto, appeso alla vendita annunciata dalla multinazionale Outokumpu per rispettare le norme antitrust dell’Unione europea. E l’ipotesi più probabile e temibile, ma anche quella da scongiurare, è lo smembramento, lo “spezzatino” appunto, del sito siderurgico. 
La notizia della vendita dell’azienda di viale Brin che un mese fa era passata di mano dai tedeschi della Thyssen Krupp ai finlandesi ha scatenato una dirompente reazione tra i lavoratori, le istituzioni, le forze sociali. A ragione, ovviamente. La solidarietà alle tute blu è stata bipartisan, la preoccupazione pure, come l’appello al governo, a Bruxelles, a non spezzettare l’azienda siderurgica ternana. 
Oltre le manifestazioni di protesta e i cortei lunghissimi e partecipatissimi, servono mai come in questa occasione i fatti. E non le chiacchiere, e tanto meno le dietrologie o le illazioni di complottismi. Soprattutto non occorre l’ennesimo tavolo dove sedersi e intrattenersi a furia di bla bla bla. La vicenda di Terni deve uscire dai confini regionali, deve diventare una vertenza nazionale ed europea. Perché si tratta sì del futuro di una città, anzi di una regione, ma anche diunsettore produttivo come l’acciaio che è il fiore all’occhiello dell’economia italiana. Se la politica e le istituzioni non capiscono questo e non spingono la fabbrica umbra verso le sedi decisionali vere, il rischio è immane. Certo, guardando indietro sarebbe stato meglio pretendere garanzie e fissare paletti quando l’Ast è stata venduta invece di preoccuparsi solo di stendere tappeti rossi ai nuovi compratori. 
E ultimamente sarebbe stato ancora meglio non sprecare tante energie sul dilemma provincia sì e provincia no e concentrarsi invece sul futuro della storica azienda. Cambiando argomento, la scena spetta a Matteo Renzi, il rottamatore, il sindaco di Firenze che con il suo camper è approdato al teatro di Solomeo e a Terni per raccontare la sua candidatura alle primarie del Pd e del centrosinistra. 
Una sfida la sua che piace ed entusiasma vista la folla che corre a sentirlo. Così anche in Umbria dove è stato in un certo senso “benedetto” dall’industriale del cachemire e padrone di casa Brunello Cucinelli che in lui vede chi può “regalare un sogno ai nostri figli”. Un’incoronazione di tutto rispetto per Renzi che nel suo monologo ne ha per tutti, in particolare per il gruppo dirigente del suo partito, e con un linguaggio che arriva alla testa e anche soprattutto alla pancia ripete come un ritornello che bisogna cambiare, rottamare appunto chi ha fatto 15 anni in Parlamento, non prevedere premi di consolazione per chi partecipa alle primarie (e le perde), insistere sulla meritocrazia (l’uguaglianza è partire dalla stessa linea),abolire il finanziamento ai partiti, esigere la trasparenza per chi fa attività politica, avvicinare la gente all’impegno civile. 
Tutte cose sacrosante e condivisibili sulla carta, il difficile è attuarle e non farle finire nel dimenticatoio. Perché chi fa politica spesso e volentieri soffre di amnesia. Comunque Renzi ha il pregio di non lasciare indifferenti, riesce a suscitare qualche sentimento,di approvazione o disapprovazione, e anche di rimessa in discussione di equilibri politici. In Umbria si sa da tempo che uno dei suoi sostenitori è il presidente della Provincia di Perugia Marco Vinicio Guasticchi ma con il passare delle settimane la “truppa” si è infoltita e forse si ingrosserà di più. Inevitabile quindi la polemica che è scoppiata sul ruolo di referente con tutte le gelosie e le rivalità che possono scaturire. Ma quando sono troppi galli a cantare è meglio non procedere ad alcuna operazione di accreditamento. E così è stato con una mossa intelligente. 
Perché tutto si può dire di Renzi tranne che non sappia districarsi nell’ambiente. Lo ha dimostrato quando ha sfidato l’establishment per la guida di Firenze, lo sta dimostrando adesso per il premierato. 
Così, per spegnere il focolaio, direttamente dall’entourage d iRenzi è arrivato un comunicato che mette i puntini sulle “i”. Secondo cui non è stato nominato e indicato nessuno né in Umbria né da nessuna altra parte. Quindi qualsiasi aspirante referente unico è sistemato, uomo o donna che sia. In conclusione, la corsa dei renziani ha ingranato la marcia. Non resta che constatare in quanti in Umbria saliranno sul camper.Ovviamente prima delle primarie. Perché dopo non sarebbe la stessa cosa e soprattutto nona vrebbe lo stesso peso.

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