Il bicchiere è lo stesso ma c’è chi lo vede mezzo pieno e
chi mezzo vuoto. Questo per dire che esistono pareri mediani, interpretazioni
diverse e opposte di uno stesso fatto. Ma i fatti non sono soggettivi. Sono
fatti e basta. E come tali non adattabili a opinioni. Senza farla troppo lunga, andiamo subito nel concreto e
prendiamo ad esempio due questioni gigantesche che riguardano l’ambiente, la
sostenibilità, l’economia di questa regione.
Con tutto il rispetto per le posizioni delle parti in causa e senza tifare per nessuna visto che le cose sono già decise, ci sembra che la politica in casi come questi abbia abdicato al suo ruolo di programmazione, di visione della realtà. Un inciso: qualcuno ci spiegherà perché no alla geotermia e sì alle trivellazioni.
La seconda questione si chiama Auri (testualmente Autorità umbra per rifiuti e risorse idriche), l’ente che dovrà sostituire su scala regionale i quattro Ati (Ambiti territoriali integrati).
La legge che la istituisce è del 17 maggio 2013 e ancora non vede la luce. Sicuramente c’è stato bisogno di passaggi intermedi come statuto, assemblee, provvedimenti connessi ma due anni e mezzo sono un tempo lungo per attuare una normativa. Soprattutto in periodi come quelli che stiamo vivendo con la Gesenu travolta dagli scandali che da sola gestisce la partita dei rifiuti in un terzo della regione per non parlare degli Ati che tutto sembrano tranne che essere sul punto di essere assorbiti.
Insomma la bontà di una volontà politica, di semplificare e accorpare enti ed enti all’insegna di un duplice obiettivo, risparmiare e rendere più efficienti i servizi per i cittadini, va a farsi benedire se non si accelerano i tempi e se non si danno le gambe alle leggi per camminare.
Le norme rimangono sulla carta e la politica non fa buona politica perché in tema di acqua e rifiuti non è possibile che le tariffe cambino da comune a comune, da gestore a gestore, a maggior ragione in una terra piccola come la nostra.
In conclusione è prendendo in prestito lo slogan che in questo fine settimana campeggia davanti ai banchetti del Pd in giro per l'Italia e anche dalle nostre parti, diciamo Umbria, coraggio.
Perché è ora di svoltare, di dare risposte, di fare veramente le riforme e non solo in teoria.
www.annamossuto.it
La prima si chiama geotermia e cioè il progetto di
realizzare nella zona compresa tra l’Orvietano e la Tuscia un impianto che
estrae calore dalla terra per poi riversarlo come fonte energetica (ovviamente
la spiegazione è semplicistica).
Dopo mesi di domande, richieste e ottenimenti di valutazione
di impatto ambientale da parte di due ministeri, la pratica è arrivata negli
uffici della Regione per il via libera definitivo. Attorno a questo argomento
si è scatenato il finimondo, con almeno due dozzine di sindaci che
protestavano, e mozioni di vari consiglieri di tutti i livelli. Bene, dopo un
tira e molla pazzesco, ecco la sospirata decisione racchiusa nella frase che
non ci sono motivi ostativi per procedere alla realizzazione dell'impianto
anche perché il piano regolatore del comune interessato prevede espressamente
l’accoglienza di strutture del genere.
...Ma allora di che stiamo parlando?
Stiamo parlando del comportamento un tantino pilatesco della
politica regionale, della maggioranza ovviamente, di allegare al parere
positivo della pratica anche il documento di contrarietà dei sindaci e la
mozione sulla stessa linea proposta dal gruppo del Pd in consiglio regionale
che chiede di discuterne in commissione.
Come per dire, non è stata una scelta politica bensì un atto
dovuto ma chi deve tener conto della situazione tenga in considerazione le voci
contrarie.Con tutto il rispetto per le posizioni delle parti in causa e senza tifare per nessuna visto che le cose sono già decise, ci sembra che la politica in casi come questi abbia abdicato al suo ruolo di programmazione, di visione della realtà. Un inciso: qualcuno ci spiegherà perché no alla geotermia e sì alle trivellazioni.
La seconda questione si chiama Auri (testualmente Autorità umbra per rifiuti e risorse idriche), l’ente che dovrà sostituire su scala regionale i quattro Ati (Ambiti territoriali integrati).
La legge che la istituisce è del 17 maggio 2013 e ancora non vede la luce. Sicuramente c’è stato bisogno di passaggi intermedi come statuto, assemblee, provvedimenti connessi ma due anni e mezzo sono un tempo lungo per attuare una normativa. Soprattutto in periodi come quelli che stiamo vivendo con la Gesenu travolta dagli scandali che da sola gestisce la partita dei rifiuti in un terzo della regione per non parlare degli Ati che tutto sembrano tranne che essere sul punto di essere assorbiti.
Insomma la bontà di una volontà politica, di semplificare e accorpare enti ed enti all’insegna di un duplice obiettivo, risparmiare e rendere più efficienti i servizi per i cittadini, va a farsi benedire se non si accelerano i tempi e se non si danno le gambe alle leggi per camminare.
Le norme rimangono sulla carta e la politica non fa buona politica perché in tema di acqua e rifiuti non è possibile che le tariffe cambino da comune a comune, da gestore a gestore, a maggior ragione in una terra piccola come la nostra.
In conclusione è prendendo in prestito lo slogan che in questo fine settimana campeggia davanti ai banchetti del Pd in giro per l'Italia e anche dalle nostre parti, diciamo Umbria, coraggio.
Perché è ora di svoltare, di dare risposte, di fare veramente le riforme e non solo in teoria.
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