martedì 2 ottobre 2012

Riordino e legge elettorale:
è sempre la stessa politica

Il punto del direttore 26 agosto 2012

Mentre il caldo luciferino sta sfiancando da settimane e la siccità sta causando danni enormi, la politica riprende lentamente, molto lentamente, a muoversi, a fare la sua capatina nelle tante feste di partito in corso o in procinto di aprire i battenti. A ridosso di ferragosto si è bloccata ogni attività istituzionale, perfino il discorso sul riordino dell'Umbria è stato mandato sotto l’ombrellone. 
Discorso che è stato ripreso in queste ore con l’assemblea provinciale del Pd che chiede al segretario regionale di prendere in mano il pallino, fare da regista dell’operazione e portare a casa il risultato. Un compito arduo per il mite Bottini che sicuramente non farà salti di gioia. Ma tant’è...gli oneri di un incarico sono anche questi, mica ci sono solo gli onori! Così tutto ruota attorno a una norma che secondo una prima interpretazione cristallizzerebbe la situazione a fine luglio senza lasciare spazio a passaggi di comuni per il raggiungimento dei requisiti essenziali per la sopravvivenza (300mila abitanti e 2.500 chilometri quadrati di superficie) della Provincia di Terni. Invece secondo un'altra lettura la stessa norma per metterebbe di fare una specie di campagna acquisti o risiko con i territori limitrofi per non decretarne la scomparsa. 
Ora, al di là di come finirà, il Cal (Consiglio delle autonomie locali) farà la sua parte e a metà settimana è previsto il primo incontro. E si farà sul serio, dalla vacanza è rientrato anche il presidente della Provincia di Terni Polli a cui il governo Monti vuole sfilare di sotto la poltrona e che ora torna più agguerrito che mai per difendere Palazzo, stemma e incarico. Comunque, a parte il riordino diversi gli argomenti che tengono banco in questo scorcio d'estate. Uno riguarda le primarie dentro il Pd e/o all’interno della coalizione di centrosinistra. Con il sindaco di Firenze Renzi che vuole sfidare a tutti i costi il segretario Bersani. E Vendola di Sel che ha annunciato il suo impegno a correre. A livello locale le primarie potranno riguardare le candidature al parlamento masi tratta soltanto di una proposta, più urlata che formalizzata per la verità. Di certo con l’accordo quasi raggiunto tra i partiti nazionali il profumo delle elezioni politiche si fa più intenso e più vicino. E via con il provincellum e il listino, con il premio di maggioranza al partito e non alla coalizione, con la soglia di sbarramento al 5%. Al posto dell’odiato (a parole) e amato (nei fatti) porcellum. Insomma le regole del voto sono destinate a cambiare (non potrebbe essere diversamente visti i diktat del capo dello Stato) ma come al  solito la soluzione sarà pasticciata, frutto di compromessi di potere. Niente preferenze, ma collegi, poi  l’ennesimo meccanismo con una lista bloccata per paracadutare a Roma i propri fidati signorsì, e infine i vari mezzucci per premiare o punire. 
Quanto sarebbe meglio un sistema proporzionale con le preferenze per garantire realmente la democrazia, per assicurare ai cittadini da chi farsi rappresentare? La prima obiezione è che le preferenze favoriscono l’illecito, la compravendita di voti. Di solito chi porta questa argomentazione non può contare neppure sui voti del proprio condominio. La risposta in realtà è semplice:meglio l’eventuale compravendita di voti che la negazione della democrazia. Un po’ di coraggio sarebbe stato gradito nel riscrivere la nuova legge elettorale. Pensando magari a quanto i partiti siano diventati una cosa astrusa, lontani mille miglia dalle esigenze e dai bisogni della gente che s’incazza non poco nel leggere le cifre degli stipendi dei nostri politici. E invece di riconquistare la fiducia dei cittadini e riguadagnare la credibilità perduta, si continua con le stesse logiche del passato in una sorta di impunità perenne. Non bisogna poi chiedersi il perché di tanto disinteresse verso la cosa pubblica o del perché si arriva a simpatizzare per i grillini.
anna.mossuto@edib.it

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