martedì 2 ottobre 2012

E' l'ora di guardare oltre le Province

Il punto del direttore del 22 luglio 2012

La cancellazione delle Province è l'argomento del giorno. E non è un pallino di questo governo. Un anno fa la prima bozza di abolizione cominciò a circolare sotto ferragosto e prevedeva anche l’accorpamento dei comuni più piccoli. Ora siamo un passo avanti, sono stati ridefiniti nuovi criteri (350mila abitanti e 2.500 chilometri quadrati di estensione) e con il decreto per il riordino delle Province previsto dalla spending review il colpo di spugna è servito.
Tra malumori, emendamenti, proteste e minacce di referendum per cambiare i confini. In Umbria a essere, per ora, condannata è la Provincia di Terni. E’ una delle 64 su cui si è abbattuta la scure di palazzo Chigi. E con l’ente spariranno, sempre se il provvedimento diventerà operativo, storia, tradizioni, costumi, competenze, uffici. Insomma una vera e propria rivoluzione della pubblica amministrazione, passando da 107 Province a 43.
Ovviamente le critiche, in tutta la Penisola, non si sono fatte attendere. Più o meno dure perché la resistenza al nuovo, al cambiamento è da sempre uno sport nazionale molto praticato. E veniamo alla situazione di casa nostra. L’Umbria come la Basilicata si ritroverà con una Provincia, quella di Perugia, che coinciderà pari pari con il territorio regionale. In Lucania la stessa sorte con Potenza dopo il taglio di Matera. Ha senso ciò? Onestamente non troppo a parere di chi scrive. Ma tale considerazione porta con sé un ragionamento più ampio. Un ragionamento che dovrebbe prevedere il rifacimento dell'intera architettura istituzionale.
E la domanda più azzeccata sarebbe:ha senso oggi come oggi tenere in piedi la Provincia come entità? Nel 1970 quando furono istituite le Regioni il destino di questi enti intermedi sembrava segnato nonostante avessero svolto un ruolo e una funzione importanti. Invece dopo oltre 40 anni, per colpa esclusivamente della riduzione della spesa necessitata dalla crisi, si riparla di riordino, di tagli, di accorpamenti. Ma non sarebbe meglio affrontare come si suol dire il toro per le corna e decidere una volta per tutte come agire, con dei criteri più o meno oggettivi e soprattutto omogenei? Insomma i campanilismi, i provincialismi hanno vissuto e  prosperato alla grande, e questo è stato anche un arricchimento, non solo un nocumento per la collettività. I tempi non sono più quelli di una volta, il mondo è cambiato, le spinte e le istanze localistiche nell’era della globalizzazione rischiano di trasformarsi in lacci e ostacoli per lo sviluppo. Non sempre lo slogan “piccolo è bello” rispecchia la realtà. Anzi il più delle volte è un rinchiudersi dentro un guscio e faticare ad aprirsi. Di certo il taglio della Provincia di Terni può risultare, anche dal punto di vista emotivo, un impoverimento di questa terra. E fanno bene cittadini e istituzioni che si sono lanciati in barricate. O anche coloro che hanno avviato una raccolta di firme per staccarsi dall'Umbria e accorparsi nel Lazio. E’ tutto comprensibile, ci mancherebbe altro. E come quotidiano leader della regione daremo sempre voce a queste battaglie. Come daremo conto delle ipotesi, anche le più fantasiose, in una sorta di mercanteggiamento tra proposte di unioni, di fughe dalle aree e riequilibri territoriali. Ma uno sforzo per guardare oltre si può e deve fare. Uno sforzo per guardare e andare oltre le Province. E chissà anche oltre le Regioni, visto che apparteniamo a un fazzoletto di terra nel cuore dell’Italia che con i tempi che corrono e i soldi che non arrivano rischia di non essere più in grado di badare a se stesso. L’idea è sempre quella chiamata Italia di mezzo o anche Italia mediana, che altro non è che il raggruppamento in una macroarea delle regioni del Centro Italia.
Forse la politica dovrebbe essere più lungimirante e guardare appunto oltre. Oltre l’esistente, oltre l’orticello, oltre il campanile. Solo unendo le risorse le fragilità possono diventare punti di forza. Tenendo ben presente che è finita la stagione dell’ospedale sotto casa o del tribunale a pochi passi. Il sistema non regge più, sta esplodendo e non correre ai ripari può costare veramente caro. A noi e alle generazioni future.
anna.mossuto@edib.it

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