domenica 28 ottobre 2012

Centrodestra al palo
e primarie obbligate

Il punto del direttore 28 ottobre 2012

L’Italia è più cambiata in questo anno che negli ultimi venti. E non è finita qui perché quello che sta succedendo non è compiuto, è qualcosa in corso di definizione. Di sicuro si sta chiudendo un ciclo, forse si sta salutando la seconda Repubblica. E’ in atto una scomposizione del quadro politico che si concluderà per forza di cose con una ricomposizione dei tasselli, partiti e alleanze, che ci porterà a entrare dopo quasi un ventennio in un’altra epoca storica, forse nella terza Repubblica.

La situazione politica locale, anche se affaccendata con le sue questioni, non può non risentire di ciò che accade a livello nazionale. La novità stavolta interessa il centrodestra e risponde al nome di primarie. Questo strumento amato dal centrosinistra o meglio dal Pd è stato lanciato dal Cavaliere in persona contemporaneamente al suo addio alla ricandidatura a premier. Una mossa a sorpresa che ha spiazzato gli stessi pidiellini alle prese con una profonda crisi di identità e vicina a un’esplosione con le percentuali ridette ai minimi termini. Ma in Umbria che effetto avranno le primarie? Come si schiereranno gli ex forzisti e gli ex aennini? Sarà una bella storia seguire i posizionamenti sempre che il 16 dicembre succeda veramente qualcosa dal momento che il giorno dopo l'annuncio la macchina del partito si è riunita per verificare la fattibilità delle primarie e gli organizzatori sono molto, molto scettici. Certo tornare indietro equivarrebbe a una brutta, pessima figura. Ma con il Pdl non bisogna mai dire mai perché i passi indietro e i ripensamenti sono possibili. Anche il Cavaliere nel girodi 48 ore ha ritirato la decisione a farsi da parte. Vedremo.
Restando ai fatti, la campagna elettorale per le primarie potrebbe risvegliare il centrodestra da un torpore antico e da una linea politica sottotraccia. Quindi avere un effetto benefico, come sta accadendo per il Pd. Del resto qualche esponente regionale di rilievo anticipando di qualche ora Berlusconi aveva propugnato il ricorso alle primarie per la scelta dei candidati a tutti i livelli e augurato un’operazione di rinnovamento meritocratico del Pdl. Un'uscita condivisibile, da sottoscrivere completamente che testimonia la morte del partito personalistico e l'inizio di una nuova era.
Premesso che le primarie sono uno strumento di selezione della classe dirigente e a nostro avviso andrebbero previste e disciplinate per legge, è positivo che rappresentanti del Pdl si accorgano che le cooptazioni non portano lontano e che peggio ancora l’essere nominati da questo o da quel capobastone fa fuggire sempre di più i cittadini dalla politica, da questo modo di fare politica. Ma un po’ di coerenza non guasta dal momento che la gente non ha l’anello al naso da un pezzo ed è abbastanza stufa di quest'andazzo (lo sostengono i sondaggi che danno in testa gli astensionisti).
Prima cosa, si invocano le primarie quando ci si rende conto che sta venendo meno la terra sotto i piedi, che i posti in futuro saranno meno e che sono sempre di più i lati b rispetto alle poltrone da occupare. Seconda cosa, a sventolare la bandiera delle primarie sono coloro che ogni settimana fanno una capatina nella capitale daquesto o quel capocorrente per ribadire lafedeltà e l’appartenenza. Terza cosa, invece di pensare ai massimi sistemi, che sono utili per carità in una dialettica politica, sarebbe più giusto e opportuno indirizzare l’impegno a cambiare qualcosa in casa nostra. Come per esempio abolendo il listino regionale che non solo non ha mai avvantaggiato il centrodestra ma è l’antitesi delle primarie, delle persone giuste al posto giusto, è invece la conferma di mandare in un’assemblea elettiva chi non si sottopone al giudizio degli elettori. Poi ci sarebbero la quarta, la quinta e la sesta cosa, ma lo spazio è tiranno e quindi vale la pena spostare l’attenzione su altro. Come ad esempio sulla lotta fratricida tra i consiglieri regionali della stessa area. Con chi accusa l’opposizione del Pdl di essere una fotocopia del centrosinistra e chi ribatte con qualche frase al vetriolo rispedendo al mittente le accuse. Verrebbe da dire “carta fruscia piglia primiera”. Un detto che ben si addice alla funzione della minoranza in questa regione che il più delle volte si accontenta di un ruolo di comparsa anziché di protagonista.

anna.mossuto@edib.it
www.annamossuto.it

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