Sanità e rimborsi benzina, i due temi caldi
di questa estate incandescente che ci sta regalando anche delle emozioni a
sorpresa per le gesta pallonare degli azzurri in finale agli Europei. La riforma
della sanità ha aperto le danze all'interno del Pd, tra l’ala ex diessina e
quella ex Margherita. Con qualche mescolamento a fronte di un amalgama che ogni
tanto contamina le due anime.
Allora, il trio Barberini-Brega-Smacchi va
all’attacco con un documento di 14 punti in cui elenca le cose da rivedere nel piano
Marini, tra cui l’ulteriore riduzione dei punti nascita e soprattutto un’Asl
unica aTerni e una sola azienda ospedaliera con sede a Perugia. Una serie di
proposte che sono state accolte freddamente dal resto del gruppo piddino. Anzi,
con una tempestività sospetta ha risposto una coppia, quella formata da Di
Girolamo e Polli, che ha bocciato sonoramente la nota del trio. E qui lo spappolamento
ulteriore all'interno dell’ex Margherita per la presa di distanza del
presidente della Provincia di Terni. Passano poche ore, l’uscita del trio non è
tanto gradita e le critiche si fanno vive. Allora i tre consiglieri regionali
non si danno per vinti e colpiscono con un’altra nota che contiene due passaggi
delicati, il primo sui contenuti sostiene che la riforma Marini non incide sul taglio dei costi, il secondo sul metodo e cioè
che se non si discuteranno le proposte, queste saranno portate in consiglio.
Sembra una vera e propria dichiarazione di guerra, resa più convincente dalla replica del trio a chi ha pensato di liquidare le proposte con un atteggiamento minimalista o peggio ancora di sufficienza. Allora, al di là delle posizioni i fatti appaiono di una semplicità quasi sconcertante. Nel partito di maggioranza del centrosinistra, il Pd, c’è una parte che chiede il confronto sulla riforma della sanità. Non è una richiesta fuori dal mondo, del resto su un argomento come la tutela della salute meglio si opera meglio è, anche perché a parole nessuno vuole imporre riforme dall’alto. Ora visto che non siamo nati proprio ieri sappiamo bene che la tenuta del partito e di conseguenza della maggioranza è un percorso a ostacoli, quasi come un calvario con tutte le stazioni della via crucis. Forse sarebbe meglio e opportuno un chiarimento, una verifica perché oggi c’è la sanità, domani ci sarà un altro tema su cui distinguersi e spaccarsi. E meno male che a farsi del male sono tutti bersaniani, o almeno così pare.
Sembra una vera e propria dichiarazione di guerra, resa più convincente dalla replica del trio a chi ha pensato di liquidare le proposte con un atteggiamento minimalista o peggio ancora di sufficienza. Allora, al di là delle posizioni i fatti appaiono di una semplicità quasi sconcertante. Nel partito di maggioranza del centrosinistra, il Pd, c’è una parte che chiede il confronto sulla riforma della sanità. Non è una richiesta fuori dal mondo, del resto su un argomento come la tutela della salute meglio si opera meglio è, anche perché a parole nessuno vuole imporre riforme dall’alto. Ora visto che non siamo nati proprio ieri sappiamo bene che la tenuta del partito e di conseguenza della maggioranza è un percorso a ostacoli, quasi come un calvario con tutte le stazioni della via crucis. Forse sarebbe meglio e opportuno un chiarimento, una verifica perché oggi c’è la sanità, domani ci sarà un altro tema su cui distinguersi e spaccarsi. E meno male che a farsi del male sono tutti bersaniani, o almeno così pare.
Cambiando argomento, si entra nel vivo di una
questione misera che ha diverse appendici perché attiene in un certo senso
sempre alla mobilità. E stiamo parlando
dei rimborsi benzina e dei pass per la zona a traffico limitato. A proposito
dei primi la vicenda, con qualche mea culpa e un po’di vergogna, è finita con
una clamorosa retromarcia. Un velocissimo riassunto: alcuni consiglieri
comunali di Perugia, di tutte le appartenenze politiche, capeggiati da Sbrenna dell’opposizione, avevano chiesto i rimborsi benzina per
recarsi a Palazzo dei Priori pur se abitavano nel capoluogo ma fuori dalle mura
storiche. Non ci sono parole per commentare il tutto, fortuna che il buon senso
ha prevalso.
Passata questa, eccone un’altra di chicca, sempre
dal Comune di Perugia. Borghesi del Pd e sempre Sbrenna hanno chiesto di concedere
il pass illimitato per entrare nel centro ai parlamentari e ai consiglieri
regionali (quest’ultimi usufruiscono già del parcheggio gratuito). Una proposta
che onestamente è fuori dal mondo con i tempi che corrono. Ma come? La gente
esprime dappertutto la propria indignazione nei confronti della
classe politica che pur pagata lautamente non affronta e risolve i problemi della
collettività ed esponenti di questa casta o castina si inventano ulteriori privilegi
e prebende? Ma un po’ di pudore, di buon gusto sarebbe il benvenuto.
Un terzo argomento entra di diritto in
questa rubrica. E riguarda il nuovo, prestigioso, incarico a cui è stato
chiamato monsignor Vincenzo Paglia dopo dodici anni di vescovato a Terni.
Dodici anni sono tanti, una parentesi lunga di un percorso condiviso tra apprezzamenti
e anche polemiche, tra prediche e tirate d'orecchie, tra impegno e
responsabilità. Il tutto però all’insegna del bene comune, quella luce che ha sempre guidato le parole
e le opere di Paglia, vescovo dal 2000 e ora voluto da papa Benedetto XVI a
presiedere il Pontificio consiglio per la famiglia. Una nomina importante che
lo riporta a Roma, direttamente in Vaticano. Appena circolata la notizia numerose
sono state le attestazioni di congratulazioni e affetto verso il vescovo. Alcune
sincere, altre di circostanza, alcune sentite, altre per nulla. Ma non è
questo il punto. Un altro aspetto va messo in evidenza. E cioè che Terni, anzi l’Umbria, dalla
partenza di Paglia sarà più debole, più indifesa. Non solo nello spirito,come si
potrebbe pensare visto che parliamo di un uomo di Chiesa. Ma anche nella
materia, nel senso che Paglia si è sempre adoperato per la comunità, si è
schierato a fianco degli operai per salvare i posti di lavoro, si è prodigato
con le istituzioni per salvare realtà produttive. Non ha mai rinunciato in
questi dodici anni a dire la sua sul declino della città e della regione, a
sferzare con le omelie i politici, a invitare i cittadini a stare dalla parte
dei bisognosi e degli ultimi, a predicare e attuare la solidarietà. Lo hanno criticato
perché da uomo della Chiesa parlava di politica, è stato più volte messo sotto accusa per le
ingerenze o interferenze nel potere temporale. Ma lui è andato avanti sempre
anteponendo il bene comune rispetto all’individualismo. Nell’obbedire alla
chiamata del Papa, monsignor Paglia ha risposto che il nuovo incarico richiederà
coraggio, audacia, fedeltà e intelligenza. Tutte qualità che il vescovo di Terni
ha dimostrato di possedere alla grande. Per queste ragioni l’Umbria deve essere
riconoscente a Paglia e dal giorno che lui lascerà Terni ci sentiremo tutti più
poveri.
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