martedì 6 dicembre 2016

Santa Alleanza nel Pd
e via ai nuovi equilibri

Il punto del direttore del 31 luglio 2016

La Santa Alleanza in versione umbra è stata siglata a Roma davanti a un tris di primi piatti a base di pesce. I protagonisti hanno stretto un patto che vale più di mille dichiarazioni, più di mille endorsment, perché non è una cornice di intenti ma un accordo di contenuti e di strategie. A volerlo e a fare gli inviti il sottosegretario alla presidenza del consiglio Luca Lotti che ha chiamato attorno a un tavolo in un ristorante della capitale un pezzo del Partito democratico.
Il pezzo che fa capo al sottosegretario agli Interni Gianpiero Bocci e a quell’area che ha rimesso al centro del dibattito e delle iniziative la politica con la P maiuscola al punto di assumersi perfino la responsabilità di una crisi di giunta in nome dell’innovazione. Così in questo fine luglio sono stati ridisegnati gli assetti e gli equilibri, la nuova geografia del potere all’interno del maggiore partito di centrosinistra in Umbria. E questo segna sicuramente un riconoscimento, se non una propria vera legittimazione di quel gruppo del Pd umbro che a questo punto è diventato l’unico interlocutore di chi governa il Paese. Ma come mai questa mossa, cosa c’è dietro e soprattutto cosa significherà per il futuro? Allora, la genesi parte direttamente dal Nazareno con l’obiettivo di strutturare il partito nei territori perché in autunno, pare il 20 novembre, si svolgerà il referendum costituzionale e tale appuntamento per Renzi rappresenta la partita della vita, tipo la finale dei mondiali.
E conoscendo il premier la vuole vincere a tutti i costi e soprattutto costi quel che costi. A Roma ci si è resi conto che non tutto funziona a dovere nelle periferie, anzi per la verità il Pd non gira per niente, è assente, poco incisivo e senza appeal. Bisogna correre ai ripari e mettere su una macchina da guerra affidandosi a chi nelle città riesce a smuovere le acque e a muovere le folle. Eccole ragioni, in sintesi, della chiamata a Roma dei bocciani che sono stati investiti in piena regola della responsabilità del nuovo corso. Ovviamente ha influito anche la raccolta di firme per il sì al referendum i cui numeri sono all’incirca 3500 per Bocci e i suoi e 1500 per la segreteria regionale e il resto. Durante la cena sono state dette tante cose ma un paio meritano di essere riportate con l’evidenziatore.
La prima, che non ci sono più renziani della prima ora, della seconda o dell’ultima. La seconda, non si può essere renziani a Roma e ortodossi o giovani turchi o altro a Perugia, a Terni. Due messaggi chiari e netti che non accettano interpretazioni, ergo i piddini umbri, tutti e nessuno escluso, sono avvisati. A cominciare dal segretario regionale Giacomo Leonelli, il grande escluso alla cena a base di pesce. E con lui tutti coloro che pensano di vivacchiare mantenendo due piedi in due staffe oppure continuando a fare esercizi di equilibrismo. Lotti ha suonato il gong, o si fa così o si fa pomì. Insomma si cambia musica dentro il Pd, lo spartito lo scrivono a Roma e gli orchestrali sono i bocciani. Questo è quanto. Ma le ripercussioni di questa clamorosa Santa Alleanza quali saranno per esempio in consiglio regionale? Che da questa settimana i consiglieri filo governo e quindi filo Renzi sulla carta sono 7 su dodici, cioè oltre ai cinque bocciani (Barberini, Brega, Guasticchi, Porzi, Smacchi), anche Paparelli e ovviamente il segretario Leonelli. E i magnifici 7 per coerenza dovrebbero marciare nella stessa direzione, che tradotto vuol dire essere coerenti nelle votazioni e non zompettare a destra e a manca. Questo ragionamento va applicato anche nelle varie amministrazioni a guida Pd altrimenti la Santa Alleanza non ha cammino lungo e va a farsi benedire. E ora un po’ di colore nel commentare i retroscena di questa novità. Allora, il grande pontiere dell'operazione politica è stato l’ex presidente della Provincia di Perugia Guasticchi che non si è lasciato tentare da nessuna sirena, alias qualche strapuntino, e ha lavorato di buzzo buono per la famosa cena di lunedì. Cena che si sarebbe dovuta tenere a Perugia poi per impegni del sottosegretario la combriccola si è portata a Roma, e nel pomeriggio c’è stata un’impennata nelle telefonate per fissare il ristorante che per la cronaca è stato cambiato ben tre volte. Chissà perché, forse si temevano agguati, intrusi o paparazzi. Poi appena la notizia si è diffusa la mattina di martedì in corso Vannucci e nell’aula dell'assemblea legislativa dove si teneva la seduta del consiglio si registravano tante facce scure, in parecchi rosicavano e i tentativi di fare gli indifferenti o far finta di niente sono naufragati appena lo sguardo incontrava uno dei commensali della cena romana. Infine gli scenari. Con la Santa Alleanza nessuno dorma sonni tranquilli perché le rendite di posizione sono finite per tutti, anche per quelli eletti da un anno e per quei parlamentari al primo mandato.
Quindi, in conclusione, finalmente qualcosa si è mosso. Quest’operazione non può che fare bene al partito tutto, anche a quelli che per ora non sono stati coinvolti a patto però che da ora in poi lavorino per il Pd e non per il proprio tornaconto e soprattutto si torni a fare politica sul serio. Come Bocci e compagnia hanno dimostrato di saper fare, visto che anche Lotti, futuro vicesegretario nazionale in pectore,
ha apprezzato.
anna.mossuto@gruppocorriere.it
www.annamossuto.it

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