sabato 10 dicembre 2016

Chi di Spada ferisce di Spada perisce

Il punto del direttore del 20 novembre 2016

Di solito per raccontare un’inchiesta clamorosa, un fatto straordinario, si ricorre a termini come tsunami, terremoto, ciclone. Niente di più infelice pensando alla drammaticità e agli effetti di eventi catastrofici come quelli sopra citati. Quindi nessuna di queste parole per commentare la notizia dell’operazione Spada (dal nome del palazzo comunale) relativa alle indagini sugli appalti al Comune di Terni.
Ma una riflessione va doverosamente fatta perché non capita tutti i giorni che di buon mattino un centinaio di investigatori perquisiscano uffici e consegnino sedici avvisi di garanzia con accuse gravissime, come associazione per delinquere finalizzata alla turbativa d’asta. Tra gli indagati anche due assessori della giunta Di Girolamo. Uno choc per la città che per la portata del blitz ha fatto sprofondare la mente indietro nel tempo, all’epoca di tangentopoli per essere precisi.
Appena la notizia si è diffusa si sono scatenati le reazioni e i commenti. Le opposizioni hanno sparato più o meno a zero, chi ha mantenuto un fair play usando toni rispettosi e chi si è precipitato a spron battuto a speculare sull’accaduto. I sostenitori di Palazzo Spada invece si sono sperticati in difese d’ufficio invocando il garantismo e rinnovando la fiducia nella magistratura. Tutto normale questo, rientra nel gioco delle parti, di fronte a un’inchiesta aperta per appurare eventuali comportamenti illeciti che attengono l’amministrazione di una città.

Città che ultimamente non vive momenti sereni per la situazione debitoria del Comune e per le divisioni politiche che dilaniano il Pd, il partito azionista di maggioranza della giunta Di Girolamo.
Ora quest’ennesima vicenda che sconvolge i ternani e non solo impone una riflessione seria e profonda da parte di chi fa politica. Limitarsi alle solite frasi di circostanza quando la magistratura decide di mettere il naso nella gestione della cosa pubblica è scontato anche se doveroso. E allora ripetiamolo ancora una volta per sgomberare il campo da equivoci. Un avviso di garanzia non è sinonimo di colpevolezza, la presunzione di innocenza è un caposaldo nella nostra civiltà giuridica, quindi dinanzi all’inchiesta Spada identico atteggiamento, e cioè di assoluto garantismo nei confronti delle persone coinvolte. Una parentesi: fa specie che oggi c’è chi si schiera anima e corpo per il garantismo e ieri per un avviso di garanzia di un ex assessore aveva un comportamento forcaiolo invocando dimissioni come minimo se non sparizione dalla scena politica. Della serie due pesi e due misure.
Questo tanto per ricordare che la coerenza non è una dote di un partito o di un altro, di un soggetto o di un altro e poi perché non tutti soffrono di amnesia. Chiusa la parentesi.
Ma tentare di minimizzare la vicenda oppure scagliarsi contro chi specula o comunque protesta non pare un atteggiamento che porta lontano. Con tutte le cautele possibili imposte dalla delicatezza dell’inchiesta e dal rispetto appunto delle garanzie riservate a ogni indagato, sarebbe opportuno che la politica si fermasse a riflettere, si ponesse qualche domanda. Un’inchiesta nata per appurare gli intrecci tra chi amministra e il sistema delle cooperative non può interessare solo le persone citate negli atti giudiziari, deve riguardare al contrario la classe dirigente della città e della regione. Quello che accade a Terni, e lo abbiamo già detto in riferimento allo scandalo del buco di bilancio, deve interessare tutta l’Umbria, deve riguardare chi governa il Pd regionale perché si tratta del secondo capoluogo, perché si parla della prima grande città ancora governata dal centrosinistra. Questa volta il segretario regionale si è precipitato a Terni e questo gli fa onore, ma una presa di posizione forte e autorevole purtroppo non c’è stata. Forse ci sarà domani durante la segreteria regionale convocata ad hoc e lo speriamo perché sarebbe necessario oltre che utile fermarsi a riflettere sulla situazione che al di là dei risvolti giudiziari preoccupa per le ripercussioni politiche. Eh sì perché la tensione si tagliava già a fette prima del blitz per le lotte intestine, figuriamoci ora. Ma la politica è chiamata oggi più di ieri a uno scatto di orgoglio e a un’assunzione di responsabilità, a mettersi in discussione e pensare al bene comune anziché ai propri interessi. Far finta di nulla significa perdere un’altra occasione.
anna.mossuto@gruppocorriere.it
www.annamossuto.it 

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