sabato 10 dicembre 2016

Ciò che conta è andare a votare

Il punto del direttore del 4 dicembre 2016

Votare sì o votare no. L’importante è non disertare le urne, esprimersi sulla riforma costituzionale, anche se per questo referendum di tipo confermativo non è previsto il quorum. Per passare basta la maggioranza dei voti, per essere bocciato idem, a prescindere dal numero di votanti.E' stata una campagna elettorale lunghissima, più di sette mesi, da quando il 12 aprile la Camera ha dato il via libera al testo di legge sulla riforma costituzionale con 361 voti a favore, 7 contrari e 2 astenuti. Una campagna elettorale oltre che lunghissima anche molto aspra in cui la politica si è incattivita il giusto, con polemiche, asprezze, insulti e tensioni. Perché la posta in palio più che la riforma della carta costituzionale è il destino del governo, e quindi del premier, una “personalizzazione” del quesito referendario che ha prodotto una spaccatura netta del Paese.
Un errore, un peccato originario commesso da Renzi stesso e che non è stato possibile raddrizzare anche perché i fautori del no lo hanno cavalcato fin dal primo momento trasformando questo di oggi in un voto a favore o contro Palazzo Chigi.
Niente di più sbagliato legare il giudizio sulla riforma di alcuni articoli della Costituzione alla sorte di un esecutivo che se va tutto bene arriverà fino alla scadenza naturale della primavera del 2018.
E così oltre che un plebiscito su Renzi la chiave di lettura sul referendum è diventata la contrapposizione tra chi vuole il cambiamento e chi no, tra chi si schiera per una riforma che modifica alcuni articoli e chi non vuole toccare neppure una virgola. Tra chi sostiene che è meglio una riforma anche se non perfetta e poco coraggiosa e chi invece si rifiuta di vedere il buono che è stato prodotto e ritiene meglio lasciare le cose come stanno.
Nel merito si poteva essere più audaci, si poteva per esempio cancellare del tutto il Senato per porre fine al bicameralismo anziché ridurre il numero dei senatori e prevedere un’elezione indiretta attraverso i consigli regionali, ma non dimentichiamo che questa riforma che oggi andiamo a votare è il frutto di un gigantesco compromesso della politica, che sicuramente non è la migliore riforma che si poteva fare ma è comunque una riforma.
Interessanti gli scenari che si apriranno stanotte appena si conoscerà l’esito del voto, e appena si saprà se avrà vinto il sì o il no sarà chiaro Renzi diventerà più forte o la sua leadership subirà uno stop. La sua è stata una battaglia da uomo solo contro tutti, avversari e minoranza del suo partito, e il suo peso comunque lo farà valere. Questo è poco ma sicuro.
Ma senza addentrarci ancora nelle pieghe della diatriba e senza pensare oggi a quello che succederà dopo lo spoglio ribadiamo che la partecipazione al voto è la migliore risposta che l'elettorato può dare. Non solo perché il voto è un diritto-dovere ma perché nel caso di un referendum è il principale strumento di democrazia diretta per esprimere un parere su cio' che ci sembra giusto e su ciò che ci sembra sbagliato. Insomma ciò che conta è andare a votare, il non voto in questo caso non ha alcun valore. 

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