martedì 6 dicembre 2016

I Neet fanno paura

Editoriale Radio Onda Libera del 16 settembre 2016

Quello dell'economia è un tema caldo perché la ripresa non c'è, il Pil resta al palo e il lavoro non si trova, anzi si perde. E da qualche tempo nel nostro linguaggio sta diventando familiare un termine come Neet, e cioè i giovani che non fanno nulla, non studiano e non lavorano. Secondo l'ultimo rapporto Ocse 2016 diffuso ieri, in Italia esiste oltre un terzo dei giovani tra i 20 e i 24 anni di età che non lavora e non studia. Tra il 2005 e il 2015 la loro percentuale è aumentata in misura superiore rispetto agli altri paesi Ocse: +10 punti.
Ciò è in parte dovuto alla crisi economica che ha avuto come conseguenza un calo del 12% del tasso di occupazione dei 20-24enni. Ma l'Ocse fa notare che altri Paesi, come Grecia e Spagna, hanno visto una diminuzione simile (o maggiore) del tasso di occupazione senza registrare un aumento così vistoso dei Neet. In questi Paesi molti giovani disoccupati sono stati reinseriti nell'istruzione (in Grecia la percentuale di 20-24enni iscritta a un corso di studi è aumentata del 14% e in Spagna del 12%, mentre in Italia è solo +5%). Il fatto che molti giovani inoccupati non abbiano scelto di proseguire gli studi suggerisce che l'università non viene ritenuta un'opzione attraente per entrare nel mercato del lavoro.
Questo fenomeno dei Neet dovrebbe destare in tutti una seria e grande preoccupazione, i numeri sono impressionanti, da allarme sociale. E sì perché le domande sarebbero tante da porsi, a cominciare da quella secondo cui un Paese si può permettere di vedere bruciare una generazione in questo modo? C'è sicuramente qualcosa, anzi più di qualcosa, che non funziona nel nostro sistema. E nonostante questo non si fa nulla, si assiste all'escalation dei numeri, tutt'al più qualche commento e qualche promessa e poi basta. Eppure bisognerebbe ripartire da questi dati, cercar di capire le cause e poi adottare subito qualche rimedio, qualche azione.

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