martedì 6 dicembre 2016

Ricostruiamo insieme a loro

Il punto del direttore del 25 agosto 2016

Di fronte alle immagini dei corpi senza vita, delle case sbriciolate come birilli e delle lacrime dei superstiti non ci sono molte parole. Anzi, il silenzio sarebbe preferibile perché più consono e più rispettoso e perché il dolore è talmente forte e lancinante che blocca qualsiasi tentativo di voce. La scossa, la prima, è arrivata nella notte, è stata violenta ed è stata avvertita a centinaia di chilometri di distanza dall'epicentro facendo risprofondare nel panico chi ha già vissuto esperienze simili oppure nel terrore chi l'ha sentito per la prima volta.
Poi ne sono seguite altre, decine e decine, per tutto il giorno, alcune delle quali forti e lunghe, in uno stillicidio angoscioso. E' successo di nuovo, un'altra volta. Come nel 2012 in Emilia, come nel 2009 a L'Aquila, come nel 1997 in Umbria e nelle Marche, come nel 1980 in Irpinia e Basilicata e l'elenco dei terremoti più terribili potrebbe allungarsi fino a mezzo secolo fa con il sisma del 1968 in Belice. Ma sarebbe del tutto inutile perché ora è il momento del cordoglio e della vicinanza alle popolazioni colpite negli affetti più cari, è il momento della sofferenza e della partecipazione.
L'Italia è stata di nuovo colpita al cuore ma il terremoto non conosce zone franche, arriva al nord come al sud e appunto al centro, mietendo vittime e feriti, cancellando paesi e borghi, arrecando ferite nella mente e negli animi. E non conosce neppure previsioni e orari perché arriva all'improvviso senza farsi annunciare, di notte come negli ultimi episodi ma anche di giorno, di mattina, e all'ora di cena. Le foto che girano sui social sono impressionanti, raccontano di uomini e donne uccisi nel sonno, di bambini innocenti volati in cielo, dello strazio di chi sopravvive e ha visto la morte in faccia. Anche questa volta come succede spesso per i grandi eventi il terremoto si vive in diretta, grazie alla tecnologia che ci inonda di dati, notizie, informazioni, grafici, testimonianze, video, di tutto e di più. E a ogni clic l'aggiornamento riguarda il numero delle vittime, il numero delle scosse, il numero dei salvati e anche il numero dei conti correnti aperti per dare una mano a chi in pochissimi secondi si è ritrovato scaraventato in un inferno. Eh sì perché da oggi bisogna pensare a come aiutarli, a come fare qualcosa di concreto, al di là delle frasi di circostanza e degli attestati di vicinanza, perché una disgrazia del genere che rende tutti più vulnerabili non crei anche solitudine.
E' risaputa la straordinaria capacità di noi italiani a mobilitarci, a essere generosi e sensibili verso chi soffre, siamo sicuri che pure questa volta la risposta sarà grandiosa. Anche la società editrice Gruppo Corriere srl vuole essere parte attiva nella raccolta di fondi da devolvere alle popolazioni terremotate del Centro Italia. Oltre la solidarietà, che deve essere immediata per essere efficace, c'è da pensare da subito alla ricostruzione, a non lasciare per anni gli sfollati nelle tende o nei container, con l'inverno alle porte. Per favore, non si ripetano gli errori del passato per rispetto delle vittime, di chi senza colpa stanotte ha perso la vita, e dei familiari che se abbandonati si sentirebbero traditi e feriti doppiamente. E infine riuscire, almeno una volta in questo Paese, a preparare e realizzare un piano per la sicurezza degli edifici, a mettersi in testa che soltanto con la prevenzione si possono evitare gli effetti devastanti di eventi naturali catastrofici come quello accaduto dalle parti nostre.

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