martedì 6 dicembre 2016

Si vota il 4 dicembre, manfrina finita

Il punto del direttore del 27 settembre 2016

Il governo ha deciso. Si voterà sul referendum costituzionale il 4 dicembre, l'ultimo giorno utile previsto dalla legge. Finalmente, ci sentiamo di dire, così finisce la manfrina sulla data, un tormentone che va avanti da qualche mese; addirittura si parlava del 2 ottobre, poi fine mese, poi novembre ed eccoci a dicembre. La decisione è stata presa in modo unilaterale da Palazzo Chigi, senza consultare le opposizioni come di solito si fa. Ma si tratta di un dettaglio, del resto è comprensibile che il premier e chi lo appoggia vogliono avere più tempo a disposizione per spiegare la bontà della riforma costituzionale che elimina il bicameralismo e riduce il numero dei senatori. 
Certo, il 4 dicembre non è una data qualsiasi, c'è il ponte dell'8 alle porte, ma forse interessa poco l'affluenza in questo caso perché, ricordiamolo, questo tipo di consultazione non richiede il quorum, cioè la maggioranza degli aventi diritto al voto per essere valido.
Da notare, a proposito del quesito referendario, che forse per la prima volta la domanda sulla scheda è chiara, non cavillosa, per una volta non c'è un testo incomprensibile e questo è positivo a nostro avviso.
Così da oggi inizia la campagna elettorale vera e propria, con le due fazioni che se le daranno, metaforicamente parlando, di santa ragione. Avremo modo di approfondire le ragioni dell'una e dell'altra parte. Per ora va sottolineata la valenza del referendum: si tratta in ogni caso di un esame su Renzi, sul lavoro da premier e sul suo governo. All'inizio lo stesso presidente del consiglio lo aveva personalizzato a tal punto da dire che se avesse perso se ne sarebbe andato dalla scena politica. Poi ha raddrizzato il tiro, innestando la retromarcia. Di sicuro si tratta di un voto su di lui, ormai. E il 4 dicembre sapremo se la gente, se gli italiani saranno con lui o contro di lui.

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