giovedì 8 dicembre 2016

L'effetto delle marce della pace

Editoriale Radio Onda Libera del 10 ottobre 2016

In migliaia e migliaia hanno partecipato ieri alla ventunesima marcia della pace Perugia-Assisi. Quasi 500 gli enti locali che si sono uniti all’iniziativa, oltre a molte associazioni e più 100 scuole. Il presidente della Repubblica Mattarella ha voluto rivolgere un saluto ai partecipanti unendosi alla speranza di un mondo senza guerre e senza violenze.
Anche Papa Francesco ha voluto rivolgere a tutti i partecipanti auspicando “che la manifestazione contribuisca a suscitare sempre più viva la consapevolezza che la guerra distrugge sempre e con essa si perde tutto”. Messaggio, quest’ultimo, salutato dal coordinatore della marcia, Flavio Lotti, come un appello “contro l’indifferenza delle istituzioni internazionali ma anche di tutti coloro che dicono ‘'o non c’entro' ”.
Tra le tante scolaresche presenti, anche una decina di studenti di Amatrice e gli insegnanti del liceo scientifico della cittadina laziale colpita dal terremoto del 24 agosto scorso. Oltre alle tradizionali bandiere arcobaleno, molti i messaggi dedicati a Giulio Regeni. Anche don Luigi Ciotti, il fondatore di Libera, ha denunciato i “troppi silenzi” sulla morte del ricercatore triestino rapito e ucciso in Egitto nel gennaio 2016. “Camminiamo per dare speranza a chi speranza non ce l’ha, per chiedere all’Europa di non rinnegare se stessa”, ha proseguito il sacerdote, che ha poi lanciato il suo appello: “Dobbiamo osare di più. Imparare il coraggio di avere più coraggio”.
Fin qui il resoconto dell'evento. Ora qualche breve considerazione. Sono anni che si organizzano marce della pace e le armi non smettono mai di sparare e uccidere. In tanti, troppi, Paesi del mondo vengono ammazzati uomini donne e bambini innocenti in nome dell'odio o dell'interesse economico. Vanno bene gli appelli, le marce, le bandiere arcobaleno, ma poi tutto resta come prima, anzi peggio di prima. Sarà il caso di interrogarsi se queste iniziative sono ancora efficaci.

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