martedì 6 dicembre 2016

Non dimenticate quella gente

Editoriale Radio Onda Libera del 7 settembre 2016

Due settimane e i riflettori si stanno spegnendo sul terremoto e sugli sfollati, su quei poveretti alloggiati sotto le tende, mente arriva il maltempo che moltiplica i disagi. Infatti notiamo che a caldo tutti i giorni si e parlato della tragedia che ha sconquassato il centro del Paese con foto, testimonianze, racconti, analisi, promesse, visite, abbracci e lacrime. Ma anche commozione e tanta tantissima solidarietà. Ora da qualche giorno, le notizie che riguardano il terremoto passano in secondo, addirittura terzo piano, dopo la politica con il caos dei cinque stelle a Roma, dopo l'economia con i dati che non incoraggiano, anzi, la ripresa, e le alte notizie di cronaca e di esteri.
Nessuno pensava che il mondo dell'informazione si sarebbe fermato e bloccato sulle scosse di Amatrice e dintorni, che l'attenzione sarebbe stata sempre alta. Tutti conosciamo le regole dei media, che a volte sembrano far parte di un circo, di una giostra che gira continuamente e macina notizie, storie e protagonisti, per poi bruciare il tutto dall'oggi al domani.
Ci piacerebbe invece pensare, in un certo senso lo auspichiamo e per quanto ci riguarda cercheremo di fare qualcosa, di continuare a parlare del terremoto ma soprattutto dei terremotati, di come stanno, di come si preparano ad affrontare l'inverno, a sollecitare la politica a mantenere fede alle promesse, agli annunci slogan. Le casette entro tre mesi, entro cinque mesi, entro sette. Ma scherziamo? Possibile che i cinquemila sfollati debbano stare sotto le tende con la pioggia e il freddo? Forse chi spara queste parole non si rende conto che siamo a settembre e non si può tenere la gente, anziani soprattutto a cui il terremoto ha strappato la casa e in un certo senso la vita, a sopportare le intemperie.
La politica ha il dovere di fare subito, anzi è in ritardo per non averlo già fatto, un piano straordinario per dare in un mese al più tardi un ricovero pi dignitoso ai terremotati. Le pacchette sulle spalle e le faccine addolorate durante i giorni della tragedia, le promesse che non li avrebbero abbandonati, che fine hanno fatto? Speriamo tanto, ma proprio tanto, che i riflettori non si spengano. Noi da parte nostra li terremo accesi.

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