giovedì 8 dicembre 2016

Dal palco del Mongoni
gli smemorati di Magione

Il punto del direttore del 23 ottobre 2016

Dal teatro Mengoni con furore. Oppure. I giovani piddini alla riscossa. O ancora. Quando i gatti non ci sono i topi ballano. Queste frasi per rispecchiare quanto accaduto nelle ultime ore sulla scena politica umbra. Allora, tutto parte dalla convention, versione Leopoldina in salsa nostrana, organizzata in quel di Magione dalla coppia di fatto Giacomo Leonelli e Anna Ascani, segretario regionale il primo, parlamentare la seconda. Che hanno riciclato lo slogan "Al passato grazie, al futuro sì" e all’unisono si sono scagliati contro le correnti, contro i padrini e le madrine, che con il loro modo di fare impediscono alle nuove generazioni di emergere. Tante belle parole, tanta bella scenografia e tanti applausi dei supporter.
Iniziativa encomiabile, ci mancherebbe altro, per rompere il piattume e per mettere una bandierina. E anche per dire che certi schemi come nel calcio sono superati, sono anacronistici, c’è bisogno di cambiare, di aria nuova. Come non essere d’accordo su questi annunci di massima? Nessuno si alzerebbe in piedi per dissentire. Ma c’è un ma, anzi più ma grossi come grattacieli. Il primo. Quando si decide di fare guerra alle correnti bisogna avere la memoria di ricordarsi di essere figli delle stesse. Altrimenti verrebbe da dire: da che pulpito arriva la predica! Leonelli forse dimentica di essere diventato segretario del partito non per investitura divina bensì grazie a un accordo tra le due anime del Pd.
Anche la Ascani in riva al lago soffre di amnesia nonostante proprio di recente il suo ex segretario nazionale Bersani in una discussione piuttosto accesa alla bouvette di Montecitorio le abbia rammentato di provenire dalla corrente di Letta.
Si può cambiare idea, per carità, e condannare le correnti e il correntismo come se fossero la sciagura di questa politica.
Forse lo sono se si limitano a una spartizione del potere e basta, ma se sono frutto di visioni, di idee e di azioni diverse dentro una stessa cornice allora l'indice puntato è soltanto una scusa, un alibi.
Il secondo. La rottura degli schemi è benvenuta se serve per cambiare gioco ma il gioco deve essere finalizzato a portare a casa il risultato.
Qui il segretario regionale farebbe bene a pensarci non una ma duemila volte a modificare gli schemi perché i risultati, parliamo di quelli elettorali, non gli stanno dando ragione da quando c’è lui alla guida del partito. Anzi a furia di cambiare così il Pd sta perdendo amministrazioni, Perugia docet, ma docet anche Amelia di recente, e acquistando in fibrillazioni l’elenco sarebbe troppo lungo, da Terni a Spoleto, a Foligno, tanto per citare i comuni più grossi. Di solito si dice squadra che vince non si cambia ma in politica purtroppo anche quando la squadra perde non si cambia. E come al solito le sconfitte sono sempre orfane.
Il terzo. I giovani vogliono più spazio. Una frase che induce a una doppia riflessione. La prima: viste le condizioni del Pd sarebbe da dire ridateci i vecchi, quelli che sapevano fare politica, quelli che avevano capacità e passione, quelli che avevano a cuore le sorti di una comunità e non solo quelle della propria carriera.
La seconda: il rinnovamento a tutti i costi basato solo sulla carta di identità è sbagliato perché i giovani non dovrebbero occupare posti e ricoprire incarichi per l’età anagrafica ma dovrebbero farsi strada anche in politica come dappertutto perché meritevoli. La nuova classe dirigente farebbe bene a pretendere di essere selezionata non perché figli o figlie di capicorrente ma perché in grado di fare politica. Se non si ribalta quest’impostazione non si va da nessuna parte. E a chiederla e costruirla dovrebbero essere proprio i giovani se si vogliono intestare un minimo di cambiamento. Altrimenti rischiano di essere peggiori di quelli che contestano o di cui più semplicemente vogliono soltanto prendere il posto. Tutto il resto sono chiacchiere.
Ps. Viste le condizioni del partito a Terni, dove è a rischio la tenuta di Palazzo Spada non solo per la situazione finanziaria, Leonelli e Ascani avrebbero fatto una bella figura, anzi gigantesca, se avessero organizzato la convention nel secondo capoluogo della regione. Continuare a disinteressarsene significa essere miopi e non pensare affatto al domani, altro che slogan inneggianti al futuro recitati in un teatro. La politica è un’altra cosa.
anna.mossuto@gruppocorriere.it

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