sabato 10 dicembre 2016

Il mini rimpasto è peggio del buco

Il punto del direttore del 27 novembre 2016

Della serie la toppa è peggio del buco. Si potrebbe sintetizzare così l’ultima trovata del sindaco di Terni, Leopoldo Di Girolamo, per tentare di proseguire l’azione amministrativa all’indomani dell’inchiesta sugli appalti di Palazzo Spada che ha portato a sedici indagati, tra cui due assessori, e ad accuse pesanti come associazione per delinquere finalizzata alla turbativa d’asta.Ma prima di parlare della toppa vale la pena registrare la seduta del consiglio comunale dopo il blitz che ha toccato toni altissimi arricchita da striscioni e cartelli invocanti le dimissioni e che ha sfiorato la rissa tra opposizione e maggioranza. Questo per significare la tensione che si è scatenata nella seconda città della regione, già provata per la situazione debitoria e per le divisioni della politica e segnatamente del Pd, partito azionista di maggioranza della squadra di Di Girolamo.
E così tra fischi, contestazioni e urla, ecco l’immagine del sindaco che si presenta da solo in aula per tentare di spiegare cosa è successo e annunciare che comunque si va avanti. Uno spettacolo penoso, che arriva dopo una serie di vicissitudini nate male e gestite peggio. Prima la cacciata degli assessori esterni, poi il dissesto finanziario, volgarmente detto buco di bilancio, poi le dimissioni di un assessore, poi l’inchiesta denominata “Spada” per far luce sui rapporti tra amministrazione e mondo delle cooperative, e infine il colpo di genio del sindaco, vale a dire togliere le deleghe ai due membri di giunta finiti nel mirino delle fiamme gialle e della polizia. Una sorta di mini rimpasto di deleghe, così tanto per far vedere di aver fatto qualcosa. Una toppa appunto. Ovviamente il riferimento è all’aspetto politico della questione non certo a quello giudiziario che farà il suo corso per accertare eventuali responsabilità.
Proprio sul risvolto politico vale la pena soffermarsi perché di fronte a tutto quello che è accaduto, al di là delle dichiarazioni e dei comunicati di circostanza attestanti la fiducia nella magistratura (e ci mancherebbe pure che qualcuno affermi il contrario!), il Pd non si è preso la briga di fermarsi per aprire una riflessione seria e non ipocrita sulla situazione. La segreteria regionale del partito nelle stesse ore in cui a Palazzo Spada succedeva il finimondo diramava una nota in cui, oltre alla solita fiducia nell’autorità giudiziaria di cui sopra e nel sindaco auspicando di trovare scelte e risposte per andare avanti, se la prendeva con l’opposizione: dai Cinque Stelle dalla doppia morale a Forza Italia e Lega per gli atteggiamenti forcaioli e giustizialisti. Ora ci piacerebbe immaginare il comportamento del Pd se a governare la città ci fosse stata un’altra coalizione e fosse successo quello che è successo. Viene in mente la storia della pagliuzza e della trave. Ma andiamo avanti. Passano altri giorni e mentre le opposizioni continuano a fare il loro mestiere arriva la linea del partito grazie a una nota autografa del segretario regionale Giacomo Leonelli. Il contenuto? Niente di nuovo sotto il cielo. Ancora la polemica con le opposizioni e l’appoggio pieno e incondizionato a Di Girolamo per la redistribuzione delle deleghe. Una domanda per inciso. Ma con quale forza e legittimazione una giunta con due assessori indagati può continuare ad amministrare? Lo capirebbe anche un bambino che tale situazione di debolezza presta il fianco a mille e mille attacchi, quanto meno per una questione di opportunità politica non certo perché tutti sono diventati non garantisti. Lodevole l’intento del buon Leonelli che promette impegno per “ricostruire un clima di solidarietà e coesione” tant’è che ha annunciato che tornerà a Terni dopo il referendum per incontrarsi con il gruppo dirigente. Forse gli converrebbe andare già domani alla riunione del Pd locale per tentare di svelenire il clima e provare a ricomporre gli animi. La percezione è che da Perugia si stia adottando la politica del temporeggiamento nella speranza che prima o poi passi da sola la bufera. Come capita quando arriva il temporale e ci si rinchiude in casa aspettando il ritorno del sole. Bah, il dubbio è che sia una tattica perdente e soprattutto che manchi il coraggio oltre la capacità di elaborare una via di uscita. Insomma la politica non sa rimediare agli errori prodotti da se stessa. Un bel guaio, non c’è altro da dire.

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