giovedì 8 dicembre 2016

Salvaguardare la nostra identità

Il punto del direttore del 31 ottobre 2016

Il Centro Italia è in ginocchio, lo stillicidio di scosse sta devastando i monumenti e gli animi di chi si sente sobbalzare la terra sotto i piedi. Il terrore si sta impossessando delle nostre vite, le scene di panico lo dimostrano. Quella di ieri mattina, lunghissima, è stata la più forte registrata nel nostro Paese dal 1980 quando il terremoto causò quasi tremila vittime. Oggi, per fortuna, non piangiamo morti.
Un miracolo, un altro, dopo il 26 ottobre, dopo mercoledì sera, dopo le scosse che dalle 19.11 in poi ci hanno fatto ripiombare nel baratro della paura e della sofferenza. Ma il bilancio non è di poco conto: paesi interi cancellati, palazzi sventrati, danni immani alle chiese e alle case, cumuli di macerie per strada, ospedali evacuati, scuole inagibili. Le immagini che rimbalzano sugli schermi televisivi di tutto il mondo sono surreali, ancora più sconvolgenti le riprese dall’alto. Della basilica di San Benedetto di Norcia è rimasta solo parte della facciata principale, il resto si è accartocciato su se stesso. Ed è questa la foto simbolo dell’ennesima tragedia che ha colpito migliaia e migliaia di persone e il solo guardarla provoca una stretta al cuore. Ma, purtroppo, di questo nuovo sisma, tante possono essere annoverate come immagini simbolo. Anche le suore, i frati e gli altri fedeli che pregano nella piazza del patrono d’Europa sono qualcosa di veramente commovente mentre i soccorsi girano all’impazzata per accertare se ci sono vittime o feriti. Oppure le parole dei testimoni che hanno lo stesso suono, lo stesso sconforto, o anche le lacrime di chi lo vive in diretta sono contagiose. Perché la verità è che chi non ha mai vissuto sulla propria pelle il terremoto non sa di che cosa stiamo parlando, non immagina minimamente quella sensazione di vulnerabilità, di fragilità, che non ti abbandona neanche quando il lampadario smette di oscillare. Nonostante la paura e il dolore infinito la parola d’ordine dovrà essere solo una, e cioè ricostruire salvaguardando l’identità dei borghi e dei paesi del cratere sismico. Tantissimi cittadini, molti dei quali anziani, non vogliono abbandonare le loro abitazioni perché significherebbe rompere le radici, recidere qualsiasi legame con la propria vita, il proprio passato e i propri affetti. Ma il primo interesse di tutti è mettere in sicurezza le persone, metterle al riparo da altre scosse, ed è quello che è stato fatto ieri dalle 7.40 in poi. E ancora una volta oltre al terremoto l’Umbria e le altre zone limitrofi hanno registrato un’impennata di solidarietà, vicinanza, condivisione, da tutto il Paese, a cominciare dalle istituzioni. Ma una cosa è certa e soprattutto fondamentale: bisogna fare in fretta, muoversi sul serio con i fatti e non solo con le promesse.

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