martedì 6 dicembre 2016

La rinascita dell'Orvieto,
una lezione per tutti

Il punto del direttore dell'11 settembre 2016
 
C’è un’Umbria che si impegna, che è capace di elaborare progetti e lanciare sfide ambiziose. C’è un’Umbria che si rimbocca le maniche, non si piange addosso e sogna in grande. C’è un’Umbria che riparte dagli errori del passato e guarda avanti per costruire qualcosa per il territorio. Ed è giusto e onesto darne conto, raccontare quello che sta accadendo a Orvieto dove superando le antiche contrapposizioni il mondo del vino ha deciso di rilanciare il prodotto più tipico, l’unico che prende il nome dal luogo dove si coltiva, l’Orvieto appunto.Il progetto è lavorare per una rinascita del bianco, che è un brand tanto affermato un tempo quanto appannato oggi e gode di una storica denominazione di origine controllata sicuramente poco sfruttata per una sorta di responsabilità collettiva. La rinascita, ecco il punto di forza, passa necessariamente per il territorio, per Orvieto. E da qui, perché no, abbracciare un domani l’intera Umbria.
Uno degli obiettivi è restituire appeal a un vino che vanta già dei numeri strepitosi, qualcosa come 15 milioni di bottiglie all’anno che prendono per il 75 per cento la strada dell’estero. Il grande sforzo del Consorzio è far conoscere la storia affascinante di questo prodotto che è indissolubilmente legato alla terra orvietana, all’arte, alla cultura, alla gastronomia, all’artigianato. Eh sì perché l'Orvieto incarna in tutto e per tutto il terroir.Quindi va salutata con soddisfazione la scommessa di chi vuole ridare lustro e visibilità a un pezzo della nostra Umbria.
Orvieto diVino, questo il nome del progetto, è figlio del Consorzio e sostenuto dell’amministrazione comunale, e tutti i produttori locali si ritrovano insieme in questa strategia di riscossa come l’ha definita il professor Mario Morcellini, pro rettore della Sapienza, su queste colonne. Si tratta senza dubbio di un nuovo inizio, una nuova stagione, per il vino e per Orvieto.
Ebbene, ci sono alcuni elementi che vanno sottolineati. Il primo: l’unità e la condivisione perché finalmente tutti insieme, unendo le proprie energie e le proprie volontà , si adoperano per rendere qualcosa al territorio da cui hanno ricevuto tanto. E questo è un aspetto da rimarcare perché in una regione piccola come la nostra fino a oggi ma non solo a Orvieto sono prevalse logiche di divisioni che non hanno portato a niente di buono. Oggi si tenta di recuperare il tempo perduto, ci si vuole impegnare per un'inversione di tendenza, che porti a guardare lontano, a seminare qualcosa che di sicuro porterà i suoi frutti. E lo si vuole fare insieme, per il bene di Orvieto, per il bene di tutti.
Il secondo. Questo progetto parte dal vino ma non pensa a vendere solo il vino.
E' un piano di marketing territoriale che va oltre il segmento produttivo, intende rappresentare un nuovo modello di sviluppo da costruire con le proprie mani. Ed è per questo innovativo, moderno, che investe il mondo economico, le istituzioni, la politica.
Anzi dai produttori del vino arriva una sorta di sveglia alla politica, a cogliere questa gigantesca opportunità, a rispondere con i fatti e non solo con le promesse a chi sta dimostrando di tenere a cuore il bene dell'Umbria.
Il terzo. Con il nuovo corso che tende a valorizzare le eccellenze artistiche, artigianali e gastronomiche del territorio si vuole rafforzare il concetto di identità di un’area e questa è sicuramente un’operazione di orgoglio oltre che di affetto per Orvieto. Sono previsti infatti eventi a iosa con personaggi ed esperti di livello per accompagnare la rinascita di questo bianco tanto amato da Papi e artisti.
A seguire la presentazione ufficiale e i commenti il progetto piace e convince. Piace perché è un atto di amore verso una terra, convince perché ha basi solide e un’ottima strategia di comunicazione. Ma come al solito le idee non viaggiano da sole, hanno bisogno di gambe e menti per camminare. Ed è doveroso riconoscere a Cesare quel che è di Cesare, in questo caso a Riccardo Cotarella, presidente dell’Unione mondiale degli enologi, quel che è di Riccardo Cotarella. E cioè l’intelligenza, la passione e la competenza per aver voluto fortemente Orvieto diVino, un progetto che parte dalla città etrusca della Rupe per aprirsi al mondo.
E la sfida, anche se ha un’anima, è la sfida di un gruppo, di gente che crede che è possibile, unendo le forze, cambiare le cose. La speranza è che coloro che hanno messo in piedi questa grande idea non siano lasciati soli, che la politica impari la lezione da coloro che producono e da coloro che perseguono l'interesse collettivo, il bene comune.
anna.mossuto@gruppocorriere.it
www.annamossuto.it

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