Editoriale Radio Onda Libera del 18 novembre 2016
Niente governicchi, niente pasticci. O si cambia o niente galleggiamenti. Renzi lo ha detto ancora più chiaramente per l'ennesima volta. Se vince il no vuole dire che vogliono che le cose rimangono come sono, con questo sistema decrepito che non funziona; Renzi dice anche, chiaro e tondo, che non può essere lui quello che poi si mette d'accordo con gli altri partiti per fare governi tecnici o governicchi appunto. A nostro modesto avviso ha fatto bene Renzi a dire le cose che ha detto. Ha fatto bene a rappresentare lo scenario in caso di sconfitta del si. E lo ha rappresentato mettendo in chiaro che lui a fare inciuci non ci sta.
Finalmente qualcuno dimostra di essere coerente con quello che ha detto e ha pensato. Sicuramente questo aspetto distingue Renzi dai vecchi politici che pur di non andare a casa si mettevano d'accordo per rimanere incollati alla poltrona, che dicevano di aver vinto anche quando avevano perso.
Certo, Renzi a dire queste cose, e cioè che se ne va da Palazzo Chigi, dimostra di voler giocare la partita fino in fondo, del resto due elementi lo hanno spinto a uscire così spregiudicamente allo scoperto: il primo, forse anche un errore visto con gli occhi di oggi, aver personalizzato il referendum, averlo fatto diventare un voto su se stesso e sul suo governo; il secondo i sondaggi che indicano il no in netto vantaggio sul sì. Va da sé che i sondaggi lasciano il tempo che trovano se sono come quelli che non hanno previsto la vittoria di Trump e della Brexit ma per ora danno il polso della situazione e chi fa politica non può trascurarli.
Torniamo a Renzi e al niente governicchi: già si fanno sentire le reazioni di chi lo invita a restare anche in caso di sconfitta, vedi Bersani, tanto per citarne uno.
Insomma la politica pare sospesa, in attesa del referendum da cui dipenderà non solo la sorte di Renzi e del suo governo, ma anche quella degli altri principali partiti e degli altri leader.
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