martedì 17 novembre 2015

Tra cadute di stile e un po’ di coraggio

Il punto del direttore del 17 novembre 2015

La politica riesce ancora a sorprendere. In negativo e in positivo. Sia quando spacca i partiti come una mela che quando induce al senso di responsabilità. Proprio la responsabilità, come vedremo in seguito, è il filo conduttore di questo editoriale. L'argomento principe risponde al nome di Gesenu con tutti gli annessi e i connessi, vale a dire interdittive antimafia e dimissioni in ritardo, sospetti pesanti e polemiche a iosa.
La partecipata che gestisce il settore dei rifiuti sta vivendo giorni e notti agitati, la preoccupazione per il futuro dell'azienda riguarda i lavoratori ma dovrebbe riguardare anche le istituzioni, tutte, nessuna esclusa. Proprio su questo si è consumato una settimana fa uno scontro feroce dentro il Pd che dopo quarantotto ore si è trasferito nella direzione regionale. Dove sono volate frasi forti e anche qualche siparietto definito triste e imbarazzante.
Ma andiamo per ordine. Il sottosegretario Gianpiero Bocci aveva sferzato chi dirige il Pd colpevole di troppo silenzio sulla Gesenu, di non aver assunto una presa di posizione circostanziata, di non aver sentito il dovere di investire della vicenda il consiglio regionale.
Insomma di non aver fatto politica. Stizzita è arrivata la replica del segretario regionale del partito nonché capogruppo 'autunnale' a Palazzo Cesaroni Giacomo Leonelli che si è sentito accusato ingenerosamente. L'alterco si è ripetuto de visu nel corso della direzione tra musi lunghi e tensione alle stelle. Via con il botta e risposta, e il partito si è diviso in due tronconi, due squadre rivali che si sono fronteggiate e se le sono cantate senza peli sulla lingua.
La dialettica fa bene alla democrazia di un partito, altrimenti esisterebbero tanti signorsì e tutto si svolgerebbe in modo finto all'insegna va tutto bene madama la marchesa. Abbiamo apprezzato, e l'abbiamo scritto, le considerazioni dell'onorevole Bocci in merito alla questione Gesenu perché quello che stava e sta accadendo è di una gravità senza precedenti. Un'azienda umbra che si ritrova coinvolta in sospetti mafiosi non è cosa di poco conto. Se la politica è distratta o si limita a dichiarazioni di circostanza o a difese d'ufficio vuol dire che non capisce la realtà, vuol dire che non ha una visione dei problemi, vuol dire che non è lungimirante. In una frase vuol dire che la politica non è seria.
La reazione qual è stata? Non di riflettere su quanto detto, farsi una bella autocritica, bensì quella di rinchiudersi a riccio e con una buona dose di presunzione rispondere strumentalmente. Beh, non è stata a nostro avviso una bella pagina di responsabilità.
A proposito del siparietto annunciato all'inizio, testualmente triste e imbarazzante è stata definita anche da piddini illustri l'uscita del consigliere regionale Attilio Solinas che mentre si consumava lo strappo dialettico durante la direzione si è alzato in piedi e come un barricadero si è fatto scappare ad alta voce "garantisco io per lo stile del segretario Leonelli. Conosco il padre". E basta. Da non crederci. Per qualche attimo è sembrato di stare all'asilo Mariuccia. Ma come si fa? Che c'azzeccava quella boutade del dottore? Forse per ribadire da che parte stava, a prescindere. Invece la sua "fedeltà" è stata una vera e propria caduta di...stile.
Passiamo ora all'assunzione di responsabilità della maggioranza che amministra il Comune di Perugia, socio al 45 per cento della Gesenu, che dopo travagliate riunioni alla fine ha individuato il nuovo amministratore delegato (De Paolis). La decisione è stata sofferta e c’erano due orientamenti, il primo sosteneva di non caricarsi del fardello Gesenu, il secondo spingeva per scendere in pista, misurarsi e gestire la società. Ha prevalso quest'ultimo ed è apprezzabile. Perché significa che il centrodestra comincia con coraggio a “sporcarsi” le mani, a cimentarsi nel governo e non solo a passare il tempo con un'opposizione blanda.
Insomma va dato atto a Romizi e company di aver scelto la strada della responsabilità e non quella del timore. Ed è questo l'aspetto positivo della vicenda Gesenu. Ora si tratterà di vedere come la partecipata sarà gestita, l'impresa non è facile e di sicuro non sarà una passeggiata perché la situazione è complessa e complicata, le interdittive antimafia non sono bruscolini, il danno di immagine è enorme, come è enorme la preoccupazione dei dipendenti e per la garanzia di un servizio come quello dei rifiuti in mezza Umbria e non solo.
Dalla Gesenu alla Cina. Il passo non è breve ma significativo dal punto di vista politico perché è un altro round delle "incompatibilità" di vedute tra il segretario-capogruppo del Pd Leonelli e gli uomini e le donne di Bocci. Questo il fatto, già noto. Pronto a partire per l'Oriente, valigia in macchina, direzione aeroporto e biglietto in tasca. Così sabato mattina Leonelli, invitato in Cina da imprenditori privati si dirigeva verso Fiumicino. Aveva deciso in anticipo di rientrare dopo tre giorni per partecipare ai lavori di Palazzo Cesaroni ma la presidente dell'assemblea Donatella Porzi lo ha richiamato all'ordine facendo sapere a tutti che Leonelli non era stato autorizzato e in quella missione non rappresentava il consiglio. Allora il capogruppo ha girato i tacchi, e la macchina, ed è tornato alla base. Al di là di tutto, onestamente ci pare un modo di fare quanto meno discutibile. Non è che ci si sveglia la mattina e si decide di andare a fare un viaggetto in Cina o in Calabria, la destinazione non conta, in rappresentanza di un organismo e chi lo dirige non ne sa nulla anzi lo apprende in modo alquanto "insolito e irrituale". Insomma, un'altra caduta di stile.
Per favore, un po' di serietà non guasterebbe in politica, anche se la scena è popolata da giovani leoni, anagraficamente parlando. Soprattutto di questi tempi.
anna.mossuto@gruppocorriere.it
www.annamossuto.it



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