domenica 8 novembre 2015

I rifiuti puzzano sempre più
e Bocci tira le orecchie al Pd

Il punto del direttore dell'8 novembre 2015
 
Un  bubbone inteso come piaga morale, pericolo sociale. Così rischia di essere definito il caso Gesenu con tutte le società collegate. Non una, non due, ma ben tre interdittive antimafia. Una alla società principe, la Gesenu appunto, al seconda ad Ecoimpianti, la terza, l’ultima, per ora, a Gest. Provvedimenti che arrivano nel giro di una decina di giorni a firma del prefetto Antonella De Miro, dopo che un’inchiesta ha svelato ipotesi di traffico illecito di rifiuti e inquinamento, con una dozzina di manager e tecnici indagati (a otto di loro è contestata anche l’associazione per delinquere).
Riconoscendo tutte le garanzie dovute e sperando che l’iter giudiziario faccia il suo corso non in tempi biblici, è doveroso dire qualcosa. Prima di tutto si tratta di provvedimenti clamorosi che inducono a sospettare uno scandalo di dimensioni gigantesche. E’ vero che un’interdittiva antimafia è un provvedimento preventivo che prescinde dalle singole ed eventuali responsabilità, ma è altrettanto vero che si tratta di un atto prefettizio che paventa, già nella denominazione, il rischio di infiltrazioni criminali.
Poi il tipo di disposizione è una “primizia” in questa regione, mai era accaduto un precedente del genere in Umbria per una società mista, cioè pubblico-privato.
E anche per queste ragioni non si può far finta di niente o sprecarsi a esprimere le solite frasi di circostanza per esempio “seguiamo la vicenda con attenzione” o “abbiamo fiducia nella giustizia”. Parole leggere quasi pronunciate con l’auspicio che quanto prima si calmino le acque e torni il sereno. Ma così non pare proprio. Da circa un mese la Gesenu e tutta la compagnia societaria si trovano nel mezzo di una bufera giudiziaria incredibile.
Certa politica si è guardata bene dal prendere una posizione forte ed energica, anche a tutela dei centinaia e centinaia di dipendenti che assistono con preoccupazione all'evolversi della situazione. E questo, onestamente, sembra un po’ sospetto. E delle due l’una: o la questione Gesenu non interessa oppure interessa troppo per cui meglio il silenzio.
Ma non sempre il silenzio è d’oro, anzi su certi fatti il non parlare rischia di essere interpretato come altro. E concordiamo con il sottosegretario all’Interno Gianpiero Bocci che ieri da Orvieto davanti a una platea affollatissima ha sferrato un duro attacco nei confronti del consiglio regionale e del segretario del Partito democratico, “colpevoli” di non aver aperto una discussione sulla legalità e la trasparenza, di non aver prodotto una presa di posizione consistente, immediata e chiara sul tema dei rifiuti.
La pensiamo come lui, e siamo semplici osservatori, ma se a dirle è chi il Pd ha contribuito a farlo nascere allora le sue frasi rimbombano con più fragore perché vengono dal di dentro, perché sono di buon senso, di critica costruttiva e di coraggio.
Insomma va bene chiacchierare sul bollo delle auto storiche, con tutto il rispetto, o cimentarsi sui social su argomenti più ameni ma vivaiddio il business dei rifiuti non è una bazzecola neanche dalle nostre parti. La dirigenza del Pd dovrebbe sentire addosso, ancora, la responsabilità di essere partito di maggioranza della squadra che governa questa regione. Dimostri di non perdere tempo e non perdersi dietro i twitt a effetto o nelle beghe di cortile rispondendo a tizio o caio sui massimi sistemi. Dimostri di voler (e soprattutto saper) fare politica intervenendo sulle problematiche serie che interessano i cittadini, proponendo soluzioni indirizzate al bene comune, sforzandosi di elaborare una visione per lo sviluppo e il futuro di questa piccola terra.
Tornando a Gesenu e a tutto il resto, si rincorrono a velocità della luce gli esercizi di dietrologia e retroscena, di “letture” e interpretazioni di quanto sta succedendo.
Un orientamento per tutti. Il business dei rifiuti, anche con i numeri della nostra regione, è appetibile a parecchi gruppi che vorrebbero sistemare una bandierina sulle macerie della Gesenu (leggasi bandi di gara). Si vociferano addirittura nomi e cognomi, ma è ancora presto per parlarne e per capire se la previsione abbia un qualche fondamento.
Probabilmente il quadro è molto più semplice, c’è il rischio concreto di infiltrazioni mafiose nel cervello della società e allora è scattata l’inchiesta, com’è giusto che sia. Quindi niente tentativi di estromissione o di cannibalizzazione.
Comunque in entrambi i casi il danno economico e per immagine sarà notevole. Con una buona pace di chi assiste alla finestra senza spendersi più di tanto.
anna.mossuto@gruppocorriere.it
www.annamossuto.it

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