venerdì 6 novembre 2015

Tangenti e politica, siamo alle solite

Editoriale Radio Onda Libera del 29 ottobre 2015

Un altro giro di tangenti è stato scoperto, questa volta a Palermo. L'ennesimo scandalo di mazzette pagate per evitare intoppi nello svolgimento di un grande  appalto di 26 milioni bandito dalla Regione. La notizia è fresca, il blitz è scattato all'alba, l'operazione è ancora in corso. E in carcere, anzi per la precisione agli arresti domiciliari, sono finiti il professore Dario Lo Bosco, presidente di Rfi (Rete ferroviaria italiana) e due dirigenti del Corpo forestale, Salvatore Marranca (responsabile del Servizio tecnico) e Giuseppe Quattrocchi (a capo del Servizio speciale per la conservazione del suolo e dell'ambiente naturale). Al centro dell'indagine, le mazzette che sarebbero state pagate da un imprenditore agrigentino, Massimo Campione, titolare di un'impresa di costruzioni, strade e impianti eolici.

Nelle scorse settimane, i poliziotti della squadra mobile l'avevano fermato all'aeroporto Falcone-Borsellino, nella borsa aveva una cartella scritta al computer con una serie di nomi, cifre e date, erano i riferimenti alle mazzette pagate per costruire le torrette antincendio in mezza Sicilia. una sorta di libro mastro delle tangenti pagate per lavorare. Fra quei nomi, riferimenti anche ad esponenti politici, su cui adesso si indaga. Grazie soprattutto alle dichiarazioni di Campione, che ha accettato di collaborare con gli investigatori. Nel corso della mattinata saranno resi noti i dettagli.
Intanto il commento. Ancora una volta la cronaca registra un'inchiesta sulle tangenti. Non è la prima e neppure l'ultima purtroppo, questo diciamolo subito. Ma questi fatti dovrebbero scatenare una rabbia e un'indignazione senza pari perché si tratta pur sempre di denaro pubblico intascato per interesse privato. Lucrare su appalti significa rubare. Non ci sono giustificazioni o attenuanti che tengano. Ora, ogni caso è particolare, la giustizia deve fare il suo corso e siamo tutti garantisti, ma vorremo tanto vivere in Paese dove la giustizia sia rapida e chi è coinvolto in un'inchiesta per reati contro la pubblica amministrazione avesse la decenza di farsi da parte e una volta condannato allontanato per sempre dalla vita pubblica. Questa dovrebbe essere la prassi, la normalità. E poi, per favore, delle norme severe contro la corruzione. Non vorremmo che tra Mose, Anas, Expo, Mafia capitale e via dicendo diventassimo assuefatti a notizie che hanno per titolo Tangentopoli. Della serie Mani pulite non è mai finita. 


Nessun commento:

Posta un commento