giovedì 26 novembre 2015

Lo Stato continua a spendere male

Editoriale Radio Onda Libera del 25 novembre 2015

I conti dello Stato sono tutti on line, all'insegna della trasparenza, e spulciando come vengono spesi i soldi pubblici si scoprono delle chicche. Per esempio le Province come enti politici non esistono più, ma nel 2015 hanno ricevuto un miliardo di euro dallo Stato. Quanto costa il Cnel, il Consiglio nazionale dell'economia e del lavoro, un ente considerato da tutti e da sempre inutile perché non fa nulla e che sarà abolito con la riforma Boschi? Sei milioni di euro da inizio anno.
Sono numeri messi nero su bianco dalla ragioneria centrale, che ha aperto le porte della spesa pubblica pubblicando tutti i dati relativi al complesso dei pagamenti a carico del bilancio dello Stato. Insomma, pagamenti in chiaro: la pubblicazione, infatti, si innesta nel quadro delle iniziative adottate dal ministro per la Semplificazione e la pubblica amministrazione attraverso l'Agenzia per l'Italia digitale e contribuisce a estendere la base informativa a supporto del progetto che ha portato allo sviluppo del portale soldipubblici.gov.it
La massa di numeri messi in fila dai tecnici dello Stato è enorme, ma alcuni dati so o sorprendenti, balzano all'occhio immediatamente. La prima voce di spesa pubblica è il debito: 138,1 miliardi in 10 mesi. La politica nazionale, invece, costa 2,5 miliardi di euro: 1,5 sono destinati a Camera e Senato; 309 milioni servono al funzionamento della presidenza del Consiglio dei ministri, mentre per il Quirinale e la presidenza della Repubblica ne "bastano" 224. Spese importanti anche per la magistratura: alla Corte dei Conti tra gennaio e ottobre sono andati 196 milioni, al Consiglio di Stato e ai Tar 155 milioni, alla Corte Costituzionale 52 milioni e al Csm 26 milioni. Per l'istruzione scolastica lo Stato ha speso 32 miliardi, ma 31 sono sotto la voce stipendi. D'altra parte alla ricerca e sviluppo vanno appena due miliardi. Pochi anche i 660 milioni destinati alla tutela dell'ambiente, soprattutto in un Paese chiamato ogni anno a fronteggiare emergenze sotto forme di alluvioni e frane. Nel turismo sono stati spesi 21 milioni di euro, mentre per la tutela e valorizzazione dei beni e attività culturali e paesaggistici sono stati versati 915 milioni. Alla sicurezza e all'ordine pubblico sono stati versati complessivamente 24 miliardi, mentre per l'immigrazione sono stati spesi 1,8 miliardi, meno di quando destinato alla comunicazione (1,9 miliardi).
Fin qui una serie di numeri ma ci sono voci che stupiscono, a cominciare dai costi della politica. Un'esagerazione, necessiterebbero tagli immediati, e di solito tutti i governi li promettono e nessuno li fa. Tante poi le incongruenze a cominciare dia pochi soldi per l'ambiente in un'Italia a forte rischio idrogeologico e quelli per l'immigrazione che è una delle emergenze del Paese. Insomma la spesa pubblica è la prima voce da rivedere per chi fa politica seriamente, invece di mese in mese si arricchisce al capitolo debito. Se a ottobre siamo già a meno 138 miliardi in dieci mesi, non c è da consolarsi, l'unico aspetto positivo è la trasparenza. Importante si, ci mancherebbe altro, ma per dare un segnale ci vuole altro.


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