mercoledì 11 novembre 2015

C'è chi si compatta e chi si frantuma

Editoriale Radio Onda Libera del 10 novembre 2015

Renzi e il centrosinistra già pensano alle prossime elezioni amministrative, soprattutto dopo l'uscita di scena del sindaco Marino a Roma. L'appuntamento con le comunali, si parla di giugno, sarà un banco di prova per il governo. A palazzo Chigi lo sanno bene, come lo sanno al Nazareno, sede del Pd. Nonostante si andrà al voto in città simbolo come Milano, Napoli, Bologna e Roma, appunto, il premier cerca di spostare l'attenzione su un'altra scadenza, quella dell'autunno, del referendum sulla riforma del Senato, sempre se la tabella di marcia per l'approvazione sarà rispettata.
Il suo ragionamento è questo. "Io mi gioco tutto al referendum. Se lo perdo, vado a casa. Questo discorso non vale invece per le amministrative. So che è una partita in salita, ma non possiamo uscire sconfitti in tutte le città".
Renzi non vuole commettere l’errore che quindici anni fa costrinse Massimo D’Alema alle dimissioni. E quindi tenta di circoscrivere il valore delle amministrative, ma il significato politico ci sarà eccome. Ad oggi almeno per tre ordini di motivi. Il primo per l'incubo ballottaggio con il Movimento 5 Stelle. Il secondo per le condizioni del Pd con una minoranza agguerrita più che mai, il terzo per i rapporti critici con Sel. L'elenco è solo di comodità non di importanza.
Allora, i grillini sono in salita nei sondaggi in particolare a Roma visto come sono andate le cose in Campidoglio. Gli scissionisti del Pd hanno già le idee chiare e pare che stia prendendo forma nelle città interessate al voto l'implosione del centrosinistra quando mancano pochi mesi alle amministrative. E sembra andare in crisi un modello vincente: i fuoriusciti del Pd accusano Renzi di averlo rovinato scegliendo il Partito della Nazione. Ma il loro progetto è ormai chiaro e non prevede alleanze perché sono contro Renzi e lo dicono a brutto muso, a costo di prevedere alleanze con i cinque stelle. Tocca vedere, diciamo noi, se Grillo ci sta. I rapporti del partito di Renzi con Sel sono ai minimi termini, del resto il premier pensa al Partito della Nazione.
Insomma, mentre il centrodestra cerca di ricompattarsi perché solo uniti si può tentare di vincere, il centrosinistra si sfalda, addirittura il Pd si frantuma. E pensare che ci attendono almeno sei mesi di campagna elettorale. Sempre se è confermato il voto a giugno. E ne vedremo delle belle.

Nessun commento:

Posta un commento