mercoledì 25 novembre 2015

Si fa presto a dire ripresa

Editoriale Onda Libera del 24 novembre 2015

Oggi parliamo di crisi e povertà. Nonostante i segnali di ripresa, nonostante gli indicatori positivi che parlano di una situazione in miglioramento, in Italia una persona su quattro è a rischio povertà. Un dato ancora alto, che fa riflettere. Arriva dal nuovo rapporto Istat su reddito e condizioni di vita, che all'apparenza sembra ottimistico perché sono calati del 25% negli ultimi tre anni gli italiani che dichiarano di non potersi permettere un pasto adeguato almeno ogni due giorni e diminuiscono anche quelli che non possono permettersi una settimana di ferie all'anno lontano da casa (dal 51,0% al 49,5%) o una spesa imprevista pari a 800 euro (dal 40,2% al 38,8%).
Ma il lieve ritocco delle percentuali non nasconde dei dati oggettivi: In Italia una persona su quattro è a rischio povertà o esclusione sociale, un tasso superiore di quasi quattro punti percentuali a quello medio dell'Unione europea, pari al 24,4% nel 2014. Stiamo peggio solo di Romania (40,2%), Bulgaria (40,1%), Grecia (36,0%), Lettonia (32,7%) e Ungheria (31,1%) e su livelli molto simili a quelli di Spagna (29,2%), Croazia e Portogallo.
La situazione critica si evince anche dagli arretrati per il mutuo, per le bollette e per l'affitto, salendo addirittura al 14,3 per cento. Un record. Il quadro è ovviamente più allarmante al Sud dove quasi la metà dei residenti risulta a rischio povertà, ben il 46 per cento contro il 22,1 del Centro e il 17,9 del Nord.
Questa la fotografia delle condizioni in cui viviamo. Che stridono con gli annunci e i proclami che inneggiano alla fine della crisi, che parlano di ripresa avviata. Sulla carta sarà anche vero che qualcosa si sta muovendo, sulla carta sarà anche vero che i numeri sia spostano verso il segno più, ma gli effetti sono di là da venire, gli effetti sulle tasche degli italiani, sui bilanci delle famiglie ancora non si vedono, l'occupazione resta ancora un miraggio per tanti, tantissimi giovani, e per tantissime persone che grazie alla crisi il lavoro lo hanno perso e non ritrovato.
Insomma le statistiche vanno bene, fanno bene al morale ma la loro interpretazione non sempre corrisponde alla realtà. E poi diciamocelo con franchezza, questa crisi ci ha cambiato e nulla sarà come prima.

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