venerdì 6 novembre 2015

Non è solo colpa di Marino

Editoriale Radio Onda Libera del 30 ottobre 2015

Sembra una telenovela, anche imbarazzante. Marino, il sindaco di Roma, prima si dimette, poi ci ripensa e ritira le dimissioni. Vuole andare in consiglio comunale e verificare cosa fanno i consiglieri. Vuole il confronto in aula. Oggi è la resa dei conti e se non ci sarà la maggioranza - perché sarebbero pronte diverse dimissioni del suo ormai ex partito che però non sarebbero sufficienti, quindi la minoranza andrà in soccorso dei dem (servono 25 consiglieri che abbandonano) - la testa del primo cittadino cadrà forse definitivamente.
Ma tutto quello che sta succedendo nella capitale ha un valore politico particolare perché con questa mossa si consuma uno scontro frontale tra il sindaco e il Partito democratico. Per la verità è da tempo che Renzi ha sfiduciato Marino, dopo una serie di gaffe, da quella della macchina parcheggiata in divieto di sosta al viaggio al seguito del papa, per finire alla polemica su scontrini e rimborsi di pranzi e cene.
Quindi oggi un braccio di ferro che fa male al Pd, ma soprattutto alla città, a Roma, che attende di essere governata. La questione è diventata tutta politica. Il dietrofront del chirurgo, che era nell’aria ormai da giorni, è una sfida aperta al proprio partito che gli ha ritirato la fiducia ormai da diverse settimane e in particolare al segretario e presidente del consiglio.
La scadenza dei 20 giorni per ritirare le dimissioni sarebbe caduta al 2 novembre. il colpo di scena di ieri pomeriggio ha costretto il Pd a una contromossa, in pratica a sfiduciarlo convincendo i consiglieri di maggioranza alle dimissioni per costringere il sindaco ad abbandonare la fascia tricolore. Ma non sono sufficienti perché i consiglieri del Pd sono 19 e invece ne servono 25 che si dimettono. Vedremo nelle prossime ore che cosa succederà. Di sicuro l'epilogo di questa sindacatura non è dei più onorevoli. Ma alcuni aspetti meritano di essere sottolineati. Il primo riguarda Roma, che si trova impantanata in una palude amministrativa a poche settimane da un evento storico come il giubileo straordinario. Poi il secondo aspetto attiene le condizioni pessime del partito anzi dei partiti nella capitale. Sarebbe da fare una bella autocritica, un bell'esame di coscienza, perché se qualcosa non ha funzionato, e tutti concordano su questo, il capro espiatorio non può essere solo il sindaco.


Nessun commento:

Posta un commento