martedì 2 maggio 2017

Vade retro, smartphone

Editoriale Radio Onda Libera del 26 aprile 2017

Esperimento interessante in una terza media del Mantovano, dove ai ragazzi è stato tolto per 48 ore lo smartphone. Il risultato? Più annoiati ma poi vera e propria astinenza da cellulare. E' stato un esperimento audace, coraggioso quello di proporre a 70 tredicenni di una terza media di fare a meno di per due giorni del telefonino. Con il cellulare, che accendono la mattina e spengono forse la notte, telefonano, chattano, sentono la musica, guardano i video, mandano molte faccine e poche parole.Non è stato un sequestro dei telefonini, per non urtare suscettibilità e far apparire la cosa come un'imposizione, ma un'opera persuasione per far capire ai ragazzi che esiste un'alternativa. Così si è arrivati alla proposta di un periodo di «astinenza», non senza aver chiesto l'autorizzazione ai genitori dei ragazzi.
Prima di iniziare l’esperimento, infatti, i professori hanno consegnato un questionario per registrare tempi d’uso del cellulare e aspettative. Alla domanda sulla quantità di tempo passata sullo smartphone si è scoperto che su 70 ragazzi, 15 ci perdono più di 4 ore al giorno e di questi almeno 5 otto ore e più. La maggior parte però, dichiara di passarci 2 ore. L’altro dato interessante è che il telefonino, durante i compiti, viene tenuto sulla scrivania. «Per fare i conti con la calcolatrice», si giustificano. 
Ma a colpire di più sono le aspettative sull’esperimento, negative per 22 ragazzi e così motivate: per 4 sarà «vivere come i vecchi di un tempo», per altri 8 «non succederà niente di interessante», per 6 sarà «un fallimento» e per 4 «una noia». Per fortuna ci sono anche 25 che si aspettano di «fare cose che non facevano prima» e «divertirsi con amici e famiglia».
Fatto l’esperimento di due giorni, i professori hanno registrato i risultati. «Quello più eclatante è stato che anche i pessimisti alla fine ce l’hanno fatta, recuperando abitudini perdute». Come uscire con gli amici, giocare in famiglia, persino leggere. Senza troppi entusiasmi, ma con sano realismo, dal «diario di bordo» che i ragazzi tenevano, è venuto fuori che in 22 si son sentiti «liberi», mentre in 18 «persi», «annoiati», «fuori dal mondo». Il momento più «duro»? Il pomeriggio per il 55%, la sera per il 41%; solo un 5% ha risposto «sempre».
Come hanno impiegato le ore sottratte allo schermo? Il 27% con gli amici, il 18% a studiare, un 7% a leggere. E la maggioranza (61 su 70), alla fine, riconosce di avere avuto più tempo libero.
Allora, come commentare il tutto? Che esiste una dipendenza da cellulare, che i ragazzi che smanettano sono nati digitali e non conoscono altro, quindi ben vengano esperimenti del genere. Ma forse bisognerà allungare la durata per riuscire a staccarsi di più, per interrompere quel cordone ombelicale con lo smartphone e per riappropriarsi un po' del proprio tempo, della propria vita.

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