domenica 7 maggio 2017

Il caso Di Girolamo
e il Pd è nel pallone

Il punto del direttore del 7 maggio 2017

Facciamo finta di non trovarci in Umbria ma in un qualsiasi altro posto del mondo. Lì arrestano il sindaco di una città importante insieme all'assessore ai lavori pubblici. Tutti, nessuno escluso, concordano che si tratta di un fatto clamoroso ed eccezionale, ergo qualsiasi tentativo di minimizzare l'evento risulterebbe semplicemente ridicolo. Le accuse non riguardano reati attinenti la sfera privata, bensì la gestione della cosa pubblica, nello specifico appalti di verde pubblico, servizi cimiteriali e turistici. La cronaca giudiziaria ternana di questi giorni è ricchissima di particolari e il fascicolo è stracolmo di carte raccolte da sei mesi e riguardano anni e anni di amministrazione.Di fronte a una vicenda del genere, metabolizzata l'incredulità e attenuato il dispiacere, anche un bambino capirebbe che esistono due piani, uno processuale, l'altro politico. Per il primo comanda la magistratura che detta tempi, azioni e provvedimenti, e il garantismo in uno stato di diritto dovrebbe essere un atteggiamento naturale, non a intermittenza, e soprattutto valere erga omnes perché esiste la presunzione di innocenza e nessuno è colpevole fino a sentenza definitiva. Quindi il giustizialismo sfrenato e le invocazioni forcaiole sono da rispedire sempre ai mittenti, chiunque essi siano e a qualsiasi partito appartengano. Il secondo piano è squisitamente politico. E a questo punto è meglio calarsi nella realtà senza finzioni e ipocrisie. Una città capoluogo come Terni si è ritrovata decapitata del suo vertice e con quasi tutta la giunta indagata. Una situazione gravissima, surreale. Che altro deve succedere? Il sindaco Leopoldo Di Girolamo, come gli altri della sua squadra, appartiene al Pd, il partito che governa la Regione e gran parte dei municipi umbri. Quello stesso partito che oltre alle dichiarazioni di circostanza non è riuscito a fare meglio che produrre un attivo in un albergo cittadino affollato di dirigenti e conclusosi con un messaggio di unità e compattezza oltre a qualche applauso di vicinanza e solidarietà al primo cittadino a cui sono stati confermati i domiciliari.
Ora quattro cose vanno dette, per coerenza e onestà intellettuale, affrontando l'argomento esclusivamente sotto l'aspetto politico perché quello giudiziario farà il suo corso e se accerterà la commissione di reati saprà punire i comportamenti illeciti con pene adeguate. In questa vicenda il tema centrale è il rispetto verso una comunità, verso i ternani, e quindi la governabilità di una città che non può permettersi il lusso di attendere i tempi della giustizia, finendo in un immobilismo stagnante e ancora più velenoso. Il Pd deve assumersi la responsabilità di quello che sta accadendo e delle scelte (o non scelte) prossime e future. Vanno bene le parole di dolore e di solidarietà, vanno benissimo le dichiarazioni di fiducia nella magistratura (e ci mancherebbe altro), ma qui si pone un problema più serio, più profondo. Si tratta di prendere in mano il bandolo della matassa e agire per il meglio che è sempre e soltanto il bene comune, non quello di qualche amministratore o responsabile di partito.
Terni da tempo vive un periodo delicato, il dissesto di bilancio è di parecchie decine di milioni di euro, ci sono state dimissioni e rimpasti a iosa, la classe politica è lacerata da personalismi e da visioni contrastanti, le fibrillazioni e i nervosismi pervadono Palazzo Spada e si trascinano fino a Perugia. Ora ci mette il naso la magistratura con gli arresti. E il Pd che fa? E' affetto sicuramente da una grave forma di amnesia perché qualche anno fa quando arrivava un avviso di garanzia nelle assemblee venivano invocate le dimissioni per il malcapitato di turno, oggi invece si battono le mani per chi è arrestato. Sia ben chiaro che l'applauso all'uomo Di Girolamo è più che condivisibile se è espressione di affetto. Ma con la politica non c'entra granché. Perché dimostrando di aver perso la bussola e di essere nel pallone questo Pd non si accorge di essere diventato autoreferenziale con il rischio di azzerare più di una generazione della propria specie. Anzi, autorevoli esponenti del partito si sono esercitati nel criticare chi attaccava il sistema come se le opposizioni (a proposito sarà il caso di rendersi conto che oltre al centrodestra da qualche tempo c'è anche il Movimento 5 Stelle) si sarebbero dovuto tappare la bocca e far finta di non vedere. Mica siamo sulla luna! La sensazione è che i piddini umbri non si rendano completamente conto di quanto accaduto e soprattutto di quanto danno questo fatto abbia arrecato e stia arrecando alla comunità ternana. Che di colpo si è ritrovata a rivivere uno choc analogo quando circa un quarto di secolo fa un altro sindaco finì agli arresti. Allora, pochi mesi dopo, si andò al voto e nella città più rossa dell'Umbria arrivò il liberale-forzista Gian Franco Ciaurro. Ne è passata di acqua sotto i ponti.
Oggi il quadro è completamente diverso, anche se il Comune è tornato contendibile, e il Pd invece di scrollarsi di dosso l'imbarazzo e tirare fuori gli attributi per indirizzare il corso della storia continua a nicchiare e a permettere una situazione indecente dal punto di vista politico. Con tutto il rispetto per chi è coinvolto in prima persona in questa storia. La verità è che certa politica sta abdicando al suo ruolo, ma cosi facendo tradisce i cittadini. Anche quelli che nelle urne hanno messo la croce sul simbolo del Pd.

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