venerdì 19 maggio 2017

Debito pubblico, pozzo senza fondo

Editoriale Radio Onda Libera del 17 maggio 2017

Nuovo record per il debito pubblico italiano. A marzo ha toccato quota 2.260,3 miliardi, in aumento di 20,1 rispetto al mese precedente. Lo ha comunicato come al solito Banca d Italia. L’incremento è dovuto al fabbisogno mensile delle amministrazioni pubbliche (23,4 miliardi), parzialmente compensato dalla diminuzione delle disponibilità liquide del Tesoro, scese a 54,6 miliardi, 2,2 in meno rispetto al mese precedente e quasi 16 in meno rispetto a marzo 2016.Il debito delle amministrazioni centrali è aumentato di 20,3 miliardi, mentre quello delle amministrazioni locali è diminuito di 0,2 miliardi. Quello degli enti di previdenza è rimasto quasi invariato.
A marzo le entrate tributarie contabilizzate nel bilancio dello Stato sono state pari a 28,6 miliardi contro i 27,8 dello stesso mese del 2016. Nel primo trimestre del 2017 sono state pari a 92 miliardi, in crescita del 2,7 per cento rispetto al corrispondente periodo del 2016.
Fin qui i numeri che sono veramente terribili. E si fa sentire anche l'Unione europea che sui conti del 2018 chiede una correzione da 10 miliardi e fa capire che di flessibilità non se ne parla proprio.
Insomma le cose, o meglio i conti, per l'Italia non si mettono affatto bene. E i politici che fanno? Niente, pensano a come continuare a sperperare il denaro pubblico, ad aumentare la spesa pubblica e a pensare soltanto al proprio interesse e ai propri portafogli.
Non c'è governo che si è succeduto, da Renzi a Gentiloni, che non abbia sforato il debito pubblico di mese in mese. Ma come è possibile andare avanti con tanta leggerezza e tanta superficialità nell'amministrazione della cosa pubblica?
E poi ci meravigliamo se la metà dei laureati nelle nostre università è pronta ad andare a lavorare all'estero, almeno secondo l'ultimo rapporto Almalaurea. E poi ci meravigliamo se cresce il numero dei pensionati che se ne va all'estero a godersi la pensione.
Qualcosa questi due fenomeni vorranno pur dire.

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