venerdì 19 maggio 2017

L'Italia peggiora, conferme dall'Istat

Editoriale radio Onda Libera del 18 maggio 2017

Il rapporto Istat ci consegna la fotografia di un Paese sempre più vecchio, aumentano la terza e quarta età ma diminuiscono le diseguaglianze, e a causa della crisi economica sono scomparse la piccola borghesia e la classe operaia. Ormai 6,4 milioni di italiani sono senza un impiego e le famiglie si suddividono in nove grandi gruppi sociali: i più corposi sono quelli delle famiglie di impiegati e di operai in pensione.
E' disegnata una nuova mappa socio-economica dell’Italia, dividendo il Paese in nove gruppi in base al reddito, al titolo di studio, alla cittadinanza e non guardando più solo alla professione, come nelle tradizionali classificazioni.
Per l’Istat il gruppo più svantaggiato economicamente è quello delle “famiglie a basso reddito con stranieri” (1,8 milioni pari a 4,7 milioni di persone), seguono le ‘famiglie a basso reddito di soli italiani’ (1,9 milioni che comprendono 8,3 milioni di soggetti), le meno numerose ‘famiglie tradizionali della provincia’ e il gruppo che riunisce “anziane sole e giovani disoccupati”.
“La diseguaglianza sociale non è più solo la distanza tra le diverse classi, ma la composizione stessa delle classi” si legge nel Rapporto dell’Istat, secondo cui “la crescente complessità del mondo del lavoro attuale ha fatto aumentare le diversità non solo tra le professioni ma anche all’interno degli stessi ruoli professionali, acuendo le diseguaglianze tra classi sociali e all’interno di esse”.
Ecco gli altri risultati principali dello studio Istat:
Giovani a casa dai genitori – Quasi sette giovani under 35 su dieci vivono ancora nella famiglia di origine. L’Istituto spiega che nel 2016 i 15-34enni che stanno a casa dei genitori sono precisamente il 68,1% dei coetanei, corrispondenti a 8,6 milioni di individui.
Crescono le famiglie senza lavoro – In Italia nel 2016 si contano circa 3 milioni 590 mila famiglie senza redditi da lavoro, ovvero dove non ci sono occupati o pensionati da lavoro.
Non è un Paese per giovani – Al 1 gennaio 2017 la quota di individui di 65 anni e più ha raggiunto il 22%, collocando il nostro Paese al livello più alto nell’Unione Europea.
Carrello della spesa – La spesa per consumi delle famiglie ricche, della ‘classe dirigente’, è più che doppia rispetto a quella dei nuclei all’ultimo gradino della piramide disegnata dall’Istat, ovvero ‘le famiglie a basso reddito con stranieri’.
Gli stranieri – Sono 5 milioni gli stranieri residenti in Italia al 1° gennaio 2017, e prevalentemente vivono al Centro-nord. La collettività rumena è di gran lunga la più numerosa (quasi il 23% degli stranieri in Italia); seguono i cittadini albanesi (9,3%) e quelli marocchini (8,7%).
Insomma un Paese di anziani, di bamboccioni, di più diseguaglianze, di più poveri. Ecco, questa è l'Italia che abbiamo a oggi, e quello che preoccupa è il futuro, è la mancanza di prospettive per le nuove generazioni, è un appiattimento della classe dirigente e quindi anche politica, che dovrebbe dare una speranza, creare le condizioni per non fuggire.

Nessun commento:

Posta un commento