venerdì 26 maggio 2017

Pastore di anime vicino agli ultimi

Il punto del direttore del 25 maggio 2017

Ci sono pochi fatti che commuovono profondamente una comunità. Uno di questi è di sicuro la nomina di Gualtiero Bassetti a presidente della Conferenza episcopale italiana. Un pastore che da otto anni guida l'archidiocesi di Perugia-Città della Pieve, prima quasi dodici anni alla Curia di Arezzo, da tre anni indossa la porpora cardinalizia.Un incarico prestigioso, secondo solo alla soglia pontificia, che testimonia quanto Papa Bergoglio stimi il nostro vescovo. Ma la scelta non sorprende più di tanto anche se rallegra i fedeli di più territori perché la linea del Pontefice è sempre quella di privilegiare gli uomini delle periferie. E il nostro Bassetti è uno di questi. La nomina era annunciata, prima la "promozione" a cardinale (a Perugia non si vedeva dai tempi di Gioacchino Pecci, poi eletto Pontefice con il nome di Leone XIII nel 1878), quindi la proroga alla guida della diocesi umbra quando poco più di un mese fa ha raggiunto il limite dei 75 anni di età. E ieri il mandato al vertice della Cei dopo il decennio di Angelo Bagnasco.
Un fatto straordinario, non ci sono altre parole per definire quanto accaduto. Bassetti è un uomo di Chiesa che ha molte affinità con Bergoglio perché ha una carica di umanità incredibile, non è arroccato nelle stanze del Palazzo, preferisce girare per le parrocchie e incontrare i fedeli, ha una sensibilità unica per le problematiche sociali, un “lavoratore” instancabile nella sua missione di diffondere il Vangelo. Caratterialmente è umile e saggio, vicino a tutti, ma la sua attenzione è costante verso gli ultimi, i poveri e i sofferenti, le sue omelie sono erudite dal punto di vista teologico ma anche piene di carità e pathos. Sarà un ottimo presidente della Cei perché conosce il buon senso ed è paladino del dialogo, non abbraccerà posizioni estremiste o di potere, la sua "politica" segnerà, ne siamo sicuri, una discontinuità con la precedente governance. Due i sentimenti che provano coloro che lo conoscono e lo apprezzano, dalle istituzioni alla gente comune: uno di grande orgoglio per questa promozione nella gerarchia ecclesiastica in un ruolo di primissimo piano, l’altro di speranza perché con lui, sostenitore dell’affermazione dei valori, l'assemblea dei vescovi sarà ancora più attenta ai bisogni delle persone e alle sofferenze di questi tempi.
Le prime dichiarazioni testimoniano il suo carattere soprattutto quando ammette di essere sempre stato abbastanza improvvisatore. Eh si perché Bassetti è uno spontaneo, che dice pane al pane e vino al vino, per nulla avvezzo alle diplomazie e alle dietrologie o peggio ancora agli intrighi vaticani. Lui è uno così come appare, un uomo di Chiesa che non ha mai dimenticato i suoi maestri, Giorgio La Pira e don Lorenzo Milani, che crede fortemente nel suo compito e lo vive coerentemente con semplicità e al servizio degli altri. Conoscendolo sappiamo che assolverà questo incarico di capo dei vescovi italiani con senso di responsabilità e di collegialità ma sappiamo anche e siamo pronti a scommettere che sarà sempre se stesso, come gli ha augurato il predecessore, impegnato nel suo cammino di evangelizzatore e con lo stile del buon padre di famiglia. E se il Papa lo ha scelto è sicuro di aver fatto la nomina giusta perché Bassetti è come lui, un pastore di anime che guida il suo gregge in una delle tante periferie del mondo. Anche se questa periferia richiama la terra di San Francesco, un gigante della Chiesa. Oggi vogliamo solo gioire per lui e ringraziare Francesco di Roma per averci regalato un'altra emozione e per aver permesso a questa terra di entrare nella storia. Al nostro cardinale auguriamo di cuore ogni bene.


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