lunedì 11 gennaio 2016

Solo le riforme salveranno l'Italia


Editoriale Radio Onda Libera del 4 gennaio 2016

L'argomento di oggi è e conomia e politica, mentre l'Italia, secondo Eurostat, è tra i Paesi europei è il più lento a recuperare le perdite della crisi. Il governo ha intenzione per il 2016 di procedere con almeno un paio di riforme che aumenterebbero la produttività. Si tratta della pubblica amministrazione e della giustizia. Il primo punto è sotto accusa da decenni per l'inefficienza del sistema, il secondo per la lentezza e lo scarso funzionamento.


Già nei prossimi giorni il consiglio dei ministri dovrebbe esaminare i decreti legislativi della riforma della pubblica amministrazione malata di troppa burocrazia, la riforma della giustizia è allo studio del ministero e dalle parti di Palazzo Chigi si fa sapere che le nuove norme andranno in porto con o senza il consenso dei magistrati.

Renzi, insomma, oltre a rivendicare quanto fatto dal suo governo, guarda al futuro anche se una vera agenda di lavoro non l'ha ancora stilata nei dettagli. Resta il fatto, e di questo bisogna dargliene atto, che un paio di riforme istituzionali l'ha messe in cantiere, e ci riferiamo a quella elettorale e a quella che riguarda la Costituzione che erano attese da anni e che a parole tutti volevano fare ma poi si perdevano nei meandri del parlamento. E si tratta di riforme che attengono alle regole del sistema democratico, ora si tratta di cambiare il funzionamento dello Stato, rivoluzionare quei settori che bloccano la produttività e la modernità, quindi la ripresa economica.

Uno dei pezzi di riforme più attese è quella della partecipate, i cui decreti legislativi sono attesi per metà gennaio e le cui novità saranno eclatanti, tipo niente consigli di amministrazione, quindi niente gettoni e prebende, nelle società a controllo pubblico.

Una vera rivoluzione, questa, che eliminerebbe un sottobosco politico fatto di poltrone e poltroncine, indennità e sprechi di denaro pubblico. E interesserebbe le quasi ottomila partecipate attive nel nostro Paese; solo due terzi hanno i bilanci in pareggio o utile. Insomma su questo percorso la gente normale, comune, quella che ancora combatte con la crisi e la mancanza di lavoro, sta con Renzi perché o questo Paese cambia, e cambia davvero, o le speranze di ripresa restano sulla carta o negli slogan.

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