Editoriale Radio Onda Libera del 4 gennaio 2016
L'argomento di oggi è e conomia e politica, mentre l'Italia, secondo Eurostat, è tra i Paesi europei è il più lento a recuperare le perdite della crisi. Il governo ha intenzione per il 2016 di procedere con almeno un paio di riforme che aumenterebbero la produttività. Si tratta della pubblica amministrazione e della giustizia. Il primo punto è sotto accusa da decenni per l'inefficienza del sistema, il secondo per la lentezza e lo scarso funzionamento.
Già nei prossimi giorni il consiglio dei ministri dovrebbe esaminare i decreti legislativi della riforma della pubblica amministrazione malata di troppa burocrazia, la riforma della giustizia è allo studio del ministero e dalle parti di Palazzo Chigi si fa sapere che le nuove norme andranno in porto con o senza il consenso dei magistrati.
Renzi, insomma, oltre a rivendicare quanto fatto dal suo
governo, guarda al futuro anche se una vera agenda di lavoro non l'ha ancora
stilata nei dettagli. Resta il fatto, e
di questo bisogna dargliene atto, che un paio di riforme istituzionali l'ha
messe in cantiere, e ci riferiamo a quella elettorale e a quella che riguarda
la Costituzione che erano attese da anni e che a parole tutti volevano fare ma
poi si perdevano nei meandri del parlamento. E si tratta di riforme che
attengono alle regole del sistema democratico, ora si tratta di cambiare il
funzionamento dello Stato, rivoluzionare quei settori che bloccano la
produttività e la modernità, quindi la ripresa economica.
Uno dei pezzi di riforme più attese è quella della
partecipate, i cui decreti legislativi sono attesi per metà gennaio e le cui
novità saranno eclatanti, tipo niente consigli di amministrazione, quindi
niente gettoni e prebende, nelle società a controllo pubblico.
Una vera rivoluzione, questa, che eliminerebbe un
sottobosco politico fatto di poltrone e poltroncine, indennità e sprechi di
denaro pubblico. E interesserebbe le quasi ottomila partecipate attive nel
nostro Paese; solo due terzi hanno i bilanci in pareggio o
utile. Insomma su questo percorso la gente normale, comune, quella che ancora
combatte con la crisi e la mancanza di lavoro, sta con Renzi perché o questo
Paese cambia, e cambia davvero, o le speranze di ripresa restano sulla carta o
negli slogan.
Nessun commento:
Posta un commento