lunedì 11 gennaio 2016

Il governo fa più leggi del Parlamento

Editoriale Radio Onda Libera del 6 gennaio 2016

Oggi parliamo di politica e produttività del Parlamento, grazie ai dati aggiornati da Openpolis, una società che fa il monitoraggio e anche le pulci a quello che accade nei palazzi romani dove si decidono le sorti del Paese. Di solito dà le pagelle ai parlamentari in termini di produttività e presenze al Senato e alla Camera ma questa volta ha monitorato l'attività legislativa. E la notizia è che su 10 atti che diventano legge, otto sono di iniziativa del governo e solo due del Parlamento. Una tendenza in crescita, di legislatura in legislatura, di governo in governo, che conferma la supremazia del ruolo legislativo di Palazzo Chigi rispetto alle assemblee.
Questo il dato, emerso appunto dall'ultimo dossier di Openpolis che ha esaminato i testi e i tempi di approvazione delle leggi. Qualche numero lampante: delle oltre 565 leggi approvate nelle ultime due legislature, ben 440 sono state presentate dai vari esecutivi che si sono succeduti. Da ciò emerge che la funzione legislativa, affidata dalla Costituzione principalmente al Parlamento, è diventata quasi appannaggio esclusivo del governo.
Insomma i rapporti tra poteri sono stravolti, chi amministra non dovrebbe fare leggi perché chi dovrebbe fare le leggi non amministra. Sembra un gioco di parole, in realtà è la separazione dei poteri che non viene rispettata. E questo dovrebbe far pensare come dovrebbe far riflettere l'uso o abuso dello strumento della fiducia da parte del governo per far approvare in tempi rapidi i propri atti legislativi.
Un altro dato. In questa legislatura sono bastati 13 giorni per la ratifica del "trattato di risoluzione unica", mentre ne sono serviti 871 per la legge sull’agricoltura sociale. In media un provvedimento di iniziativa parlamentare necessita del triplo del tempo di un provvedimento di iniziativa governativa. Il governo, in sintesi, fa molte più leggi del Parlamento e in un terzo del tempo. Inoltre tutte le leggi più importanti sono di iniziativa governativa, comprendendo provvedimenti economici, riforme, modifiche costituzionali e politica estera mentre all’iniziativa parlamentare restano aspetti secondari e quasi di routine come istituzione di commissioni, monumenti e celebrazioni, ratifiche di trattati e deleghe al governo.
Il piccolo spazio riservato al Parlamento nella produzione legislativa è reso ancora più ristretto dal ricorso del voto di fiducia dal parte del governo. Se con Letta il 27% delle leggi ha necessitato di un voto di fiducia, la percentuale è salita al 34% con Renzi.
In conclusione che dire? Che la politica in sé andrebbe riformata, che i partiti dovrebbero interrogarsi sul loro ruolo, che i parlamentari sono ridotti a comparse perché da un lato il governo li espropria della loro funzione e dall'altro sono loro stessi ad abdicare alle loro mansioni e alle loro responsabilità. Insomma l'architettura costituzionale andrebbe rivista da cima a fondo, dopo settanta anni qualcosa può essere cambiato in termini di snellezza e modernità: va bene rendere non elettivo il Senato ma non basta, non è sufficiente. Bisogna spingersi oltre, servono riforme serie e radicali.


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