sabato 16 gennaio 2016

La legge non è uguale per tutti

Editoriale Radio Onda Libera del 15 gennaio 2016

Oggi parliamo di spending rewiev. E soprattutto di come aggirarla. Nel senso di fare delle leggi per risparmiare e poi inventarsi subito una disposizione per reintrodurre gli sprechi. E' quanto accaduto per i dipendenti della Camera dei deputati, per i quali una legge aveva stabilito il tetto dei 240mila euro annui per le retribuzioni. Quota, per la verità, che vale per tutti i compensi pagati dallo Stato.
Bene, un organismo interno di Montecitorio ha stabilito che sì, la normativa vale, ma fino al 31 dicembre del 2017. Poi colpo di spugna e poi tutto torna come prima, poi gli stipendi potranno subire l'impennata di prima per i fortunati lavoratori della Camera.
Ma questa storia non è una novità. Perché anche al Senato è accaduta la stessa cosa. E con le identiche modalità. Un organismo interno ha accolto i ricorsi di un migliaio di dipendenti dei palazzi romani che confermano l'attaccamento a certi privilegi quanto e forse più della classe politica. Un altro aspetto di questa storia testimonia come esista una pubblica amministrazione di serie A e una pubblica ammistrazione di serie B, dei dipendenti pubblici di una categoria per cui esiste il tetto delle retribuzioni e dei dipendenti pubblici di un'altra categoria per cui i limiti degli stipendi si interpretano o sono addirittura transitori.
Ma la legge non dovrebbe essere uguale per tutti? No, nel nostro Paese non succede sempre. Perché a permettere questa disparità di trattamento è una disposizione anacronistica e discriminatoria secondo cui le regole della gestione e delle spese interne di Camera e Senato sono autonome e insindacabili. Una sorta di paradiso, di terra immune dalle norme e dai principi che valgono per la gente comune, per tutti gli altri dipendenti pubblici tranne che per loro. E questo succede tecnicamente perché i ricorsi e le controversie di lavoro dei dipendenti del Parlamento sono giudicati da commissioni formate solo da parlamentari. Ed essendo un sistema che non si fa del male da solo allora gli interessi dei fortunati sono tutelati e garantiti alla grande.

Per la cronaca, solo il Movimento 5Stelle si è rifiutato di avallare questa decisione che sa tanto di furbata anche per i tempi in cui è stata presa la decisione, il 22 dicembre. Un bel regalo di Natale non c'è che dire. Speriamo che a Pasqua succeda qualcosa che cancelli l'ennesima discriminazione di un Paese che con il passare del tempo diventa sempre più anormale.

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