lunedì 11 gennaio 2016

Sanità, la sfida su vince sul merito

Il punto del direttore del 10 gennaio 2016

La sanità è da sempre una delle partite più consistenti che riguardano l’Umbria. Oggi come ieri, oggi più di ieri, perché è la voce che rappresenta l’80 per cento del bilancio regionale. Mica una bazzecola. Esiste un metro di giudizio del ministero per certificare la qualità di un sistema sanitario e risponde al nome di “lea”. Un acronimo che significa livelli essenziali di assistenza. Una sorta di pagella che viene assegnata in base a un punteggio frutto di determinati indicatori.
Come è messa l’Umbria che fino al 2010 non scendeva mai dal podio delle prime tre regioni più virtuose e soprattutto eccellenti in fatto di prestazioni e servizi garantiti ai cittadini? Il palmares della qualità, dal 2011 in poi, di anno in anno, si è afflosciato guadagnando posizioni verso il basso della classifica, a dimostrazione di un peggioramento dei famosi “lea”.
Le giustificazioni sono state le più disparate, dai tagli del governo alla concorrenza degli altri ospedali, dal rafforzamento del privato alla non facile collaborazione con l’Università in ambito medico. Giustificazioni che, viste con il senno del poi, sono sembrate costruite ad arte o peggio ancora messe in circolazione per nascondere le performances negative. Ma i numeri sono, purtroppo, eloquenti e non ammettono interpretazioni, e sono anche impietosi perché non concedono alibi.
Anzi se qualcuno li cerca fa una doppia fatica, quella di illudersi arrampicandosi sugli specchi e quella di disilludersi facendo i conti con la realtà e con la crudezza delle cifre. Prima di continuare con le considerazioni, è corretto ricordare le posizioni dell’Umbria nella classifica che monitora i risultati di sedici regioni. Allora nel 2011 eravamo al terzo posto, nel 2012 al settimo, nel 2013 all’ottavo, nel 2014 al decimo. Uno scivolone clamoroso che ci avvicina sempre più al Sud Italia, più che restare ancorati al Nord.
Ora dopo un quinquennio in cui si è depauperato un grande patrimonio di eccellenze e di percentuali, correre ai ripari è un’impresa ardua ma non impossibile a condizione però che chi ci governa si ricordi sempre di trattare un settore fondamentale per la vita di una comunità, dei cittadini, la salute appunto. E con la salute non si scherza e soprattutto non si fanno giochetti di potere. Come è accaduto nel recente passato dove i criteri nelle scelte sono stati dettati da logiche chiamiamole diverse più che dall’interesse generale a individuare le migliori professionalità. Un esempio per tutti. Aver fatto “scappare” da questa regione un manager come Vincenzo Panella che ha trovato fortuna o, per meglio dire, piena affermazione nel vicino Lazio dove proprio recentemente è stato nominato capo della direzione generale.
La missione di far recuperare posizione all’Umbria è nelle mani dell’assessore al ramo Luca Barberini. Se il nostro, che per la verità ha dimostrato di muoversi bene in questo avvio di legislatura, non si lascerà tirare troppo per la giacchetta o dalle beghe di partito-bottega e sceglierà sempre la via della competenza e dell’efficienza del sistema sanitario, allora le chances di riuscita saranno parecchie. Se il nostro individuerà i futuri manager della sanità umbra esclusivamente sulla base del merito, allora il segnale viaggerà rapido come un fulmine in tutte le corsie degli ospedali della regione e la missione da impossibile diventerà possibile. Non ci resta quindi che augurare a Barberini un forte in bocca al lupo. Per la sua attività ma soprattutto per la nostra sanità che una volta era il fiore all’occhiello e oggi non più.
anna.mossuto@gruppocorriere.it
www.annamossuto.it

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