lunedì 4 gennaio 2016

Il voto di Leonelli e l'ira della giunta

Il punto del direttore del 27 dicembre 2015

Una volta c’era il partito e c’era il segretario che indicava la linea rappresentando un autorevole punto di riferimento per gli eletti nelle amministrazioni. Una volta c’era un valore che si chiamava autonomia e imponeva la distinzione netta di ruoli e funzioni tra chi faceva politica e chi aveva la responsabilità di governo. Con la fine della prima Repubblica le cose sono cambiate, alcuni partiti hanno mutato nome e non pelle come se fosse soltanto una questione di apparenza e non di sostanza, altri sono spuntati dall’alto per occupare spazi e anche poltrone, altri ancora sono stati spazzati via per inattività e mancanza di consensi.
Dopo questa premessa veniamo a quanto accaduto dalle parti nostre, segnatamente dalle parti del Partito democratico. Il segretario regionale Giacomo Leonelli in un’intervista al Corriere dell’Umbria ha avuto l’ardire di esprimere un giudizio sulla giunta guidata dalla Marini, riguardo quanto è stato fatto in questi primi cento giorni. Ha dato un voto, per la precisione un 6 e mezzo di incoraggiamento a tutti, non prima di aver sottolineato grande impegno e dedizione. Apriti cielo, è successo il pandemonio. Il giornale era ancora fresco di stampa e su facebook già comparivano i primi commenti. Tutti al fulmicotone, tutti piccati e tutti contro il povero segretario. Ora, siamo tra i primi a criticare, anche pesantemente e ripetutamente, la linea del buon Leonelli quando questa non ci convince e ci sembra poco incisiva e poco efficace. Ma in questo caso le reazioni le abbiamo trovate un tantino esagerate e sopra le righe. Insomma non è che ha bocciato l’esecutivo o lo ha messo su un piano di mediocrità per cui le risposte potevano apparire giustificate. No, il Leonelli si è mantenuto su un profilo tutto sommato di equilibrio, anzi ha espresso un voto al di sopra della sufficienza, dimostrandosi di manica larga quasi a mo’ di pacca sulle spalle.
Comunque la pagella a Palazzo Donini non è piaciuta. Ma per il voto in sé o perché è stata data dal segretario regionale del partito? Forse per entrambi i motivi. A partire lancia in resta è stato l’assessore alla Sanità Luca Barberini che ha parlato di frase sgradevole pronunciata da chi ha troppi incarichi, da chi è uno e trino (il riferimento è anche ai ruoli di membro dell’assemblea legislativa e di capogruppo). Paparelli ha ricordato che i voti li devono dare i cittadini, Bartolini l’ha presa con ironia, la Cecchini pungente ha etichettato Leonelli come superficiale. E la presidente ha auspicato anche un pagellino per i consiglieri regionali.
Insomma il clima non è stato proprio natalizio e Leonelli si è ritrovato sotto il fuoco incrociato dei compagni solo per aver avuto il coraggio (o l’incoscienza) di dire quello che pensava, nel nome di quella famosa autonomia che un tempo permetteva addirittura di individuare o bruciare candidati, oltre che raddrizzare il tiro dei governi locali.
Ma la querelle, tutta interna ai democratici, esplosa a inizio settimana e in concomitanza con la conferenza di fine anno della giunta, è rimasta monca forse per colpa delle festività incombenti. Eh sì, perché a quel punto se non ci fosse stata la corsa agli ultimi regali e il pensiero per il cenone, la conseguenza più logica sarebbe stata quella di sfiduciare seduta stante il segretario regionale da non permettergli di mangiare il panettone. Invece non è andata così. Perché mandare a casa Leonelli significa innescare altri meccanismi, altre manovre, non pare proprio il momento giusto e forse il rischio è più grande di tenersi questo segretario. E poi, diciamocela tutta, Leonelli fu appoggiato più o meno da quasi tutte le componenti del partito, quindi più che prendersela con lui bisognerebbe prendersela con chi lo ha scelto e sostenuto. Ergo, un bell’esame di coscienza, un po’ di autocritica non sarebbe male. Del resto siamo a fine anno, è tempo di bilanci.
anna.mossuto
www.annamossuto.it

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