mercoledì 13 gennaio 2016

Referendum d'autunno, si parte

Editoriale Radio Onda Libera del 12 gennaio 2016

Sulle riforme è stato fatto un altro passo avanti, è arrivato il quarto "via libera". La Camera ha approvato il disegno di legge con 367 voti a favore. Ora il testo tornerà al Senato e ad aprile ancora a Montecitorio, dove sarà votato, senza possibilità di modifiche. A ottobre la riforma costituzionale sarà sottoposta a referendum confermativo. Diciamo subito che In Aula non c'è stato alcun colpo di scena: hanno votato a favore tutti i partiti della maggioranza di governo, hanno votato contro tutti i partiti di opposizione (i no sono stati 194).
Al di là del passaggio parlamentare, da oggi parte ufficialmente la campagna elettorale per il referendum di autunno. Renzi e il governo lanceranno il sì, le opposizioni si mobiliteranno per il no. Il rischio è che l'appuntamento referendario si trasformi in un plebiscito sul premier e quindi politicamente la posta in palio è abbastanza alta. Dalle parti di Palazzo Chigi si dice che qualora venisse bocciato, nel senso che i votanti fossero meno del 50 per cento, Renzi andrebbe a casa. Su questo staremo a vedere. Di sicuro prima del referendum ci saranno le amministrative in alcune città importanti, da Roma a Milano, da Torino a Napoli, e ci sarà chi cercherà di riversare sul governo l'esito elettorale. Ma il premier ha spostato in avanti, al referendum appunto, la valutazione sull'attività governativa anche se i renziani a parole dicono che si tratta di un giudizio sulle riforme e non di una pagella sul governo.
Tutti sappiamo che non è così. Ma è inutile perdersi nel significato da attribuire alla partite del referendum anche perché da oggi a ottobre chissà quante cose accadranno, come cambierà lo scenario della politica. Di sicuro oggi comincia la mobilitazione contro il ddl Boschi e a organizzarsi sono la Sinistra italiana, il movimento di Civati, con i distinguo dei cinque stelle, ma anche ex ministri come Di Pietro,ed ex girotondini come Pardi.
Comunque facciamo una considerazione che per la verità abbiamo più o meno già espressa in merito alle riforme. Ora si può essere d'accordo o non d'accordo nel merito dell'abolizione del Senato, su cosa si prevede e sulla semielettività, di sicuro sulla fine del bicameralismo non possiamo che concordare, sia per rendere efficiente la macchina dello Stato, sia per problemi di risparmio economico; come non possiamo non dirci favorevoli alla cancellazione del Cnel, Consiglio nazionale economia e lavoro, uno dei tanti enti che sono solo una voragine di denaro? Per mantenere questo "carrozzone" si spendono ogni anno venti milioni di euro.
Insomma a Renzi va riconosciuta la forza e la volontà di cambiare il Paese dopo anni di immobilismo e di promesse non mantenute. E questo a nostro avviso è un fatto positivo.

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