Oggi parliamo di corruzione perché l'annuale classifica conferma la pessima
reputazione del nostro Paese sul fronte delle tangenti. anche se va registrata
una leggera inversione di tendenza, un minimo di cambiamento. Tra i 28 membri dell'Unione europea fa peggio solo la
Bulgaria, mentre ci battono in trasparenza anche Romania e Grecia. Vince la
Danimarca.
Insomma l'Italia continua a essere uno dei Paesi più
corrotti ma il dato non sorprende più di tanto perché ogni anno la graduatoria
mondiale stilata da Transparency international ci colloca in posizioni da
terzo mondo. Secondo il nuovo rapporto l’Italia, con i suoi 44 punti
(lo scorso anno erano 43), si colloca al 61esimo posto tra le 168 nazioni
censite, penultima nella lista dei 28 membri dell’Unione europea. Secondo i dati dell’indice 2015, che riflettono
l’opinione anche di potenziali investitori esteri, negli ultimi 24 mesi
l’Italia è rimasta ferma al palo, sorpassata – tra i paesi dell’Ue – persino da
quelli considerati molto corrotti come Grecia e Romania. Segno che, nonostante gli interventi normativi degli
ultimi anni (la legge Severino in primis) e l’impegno profuso dall’Autorità
nazionale anticorruzione guidata da Raffaele Cantone, la nostra cattiva
reputazione continua a godere nel mondo di ottima salute.
Si notano però dei segnali di cambiamento, lo confermano
anche i vertici dell'organizzazione che ha redatto la classifica. Si tratta di
percezioni, ma se non si comincia un percorso non si possono neppure
intravedere le prospettive di miglioramento. Insomma il discorso del bicchiere
mezzo pieno e mezzo vuoto farebbe più che bene a un Paese che rispetto a certi
parametri, il grado di corruzione per esempio, conserva ancora un tasso di
anormalità. E l'impegno della politica in questo campo è fondamentale perché
significa porre al centro di tutte le azioni l'interesse generale, la cosa
pubblica, e perseguire chi antepone l'interesse privato. Facile a dirsi forse,
ma una volta tanto potremmo distinguerci.
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