lunedì 18 gennaio 2016

Peccati di memoria della solita politica

Il punto del direttore del 17 gennaio 2016

In politica la memoria è corta, cortissima. Oggi si rilascia una dichiarazione e domani una esattamente contraria. Oggi si prende un impegno e domani si pensa ad altro. Funziona, purtroppo, così. E non solo dalle nostre parti. Si potrebbero fare mille e mille esempi di smemorati, ma lo spazio non lo permette. Allora per par condicio ne facciamo solo un paio, curiosando dalle parti del centrodestra e del centrosinistra.
Partiamo da quest’ultimo, e precisamente dal Pd, dalla vicenda del capogruppo in consiglio regionale. Perché è passata l’estate, sono passate le feste natalizie e se non ci saranno colpi di scena passerà pure il capogruppo ad interim. Giacomo Leonelli è stato di parola, più o meno. Il meno dipende dai tempi, visto che a giugno il segretario regionale del Pd aveva dichiarato che considerata la mancanza di candidati, per spirito di servizio, avrebbe svolto solo fino a settembre il ruolo di capogruppo a Palazzo Cesaroni. Da qui l’appellativo di capogruppo balneare. Poi è arrivato l’autunno e il Pd non trovava la quadra. E il capogruppo si è fatto anche un pezzo di stagione invernale. Gli mancherà la primavera per fare l’en plein e spegnere la prima candelina. Con un po’ di traccheggiamento avrebbe potuto tagliare il traguardo. La verità è che l’ accordo si è preferito trovarlo dopo la decisione del consiglio di stato sul ricorso Casciari-Biancarelli con la vittoria della prima, piddina sul secondo, espressione di una sinistra, così il gruppo si è rafforzato di un’unità e la coalizione si è trasformata in un monocolore con la stampella socialista. Quindi Leonelli ha peccato in memoria solo per la scadenza, per il resto si è ricordato di lasciare l’incarico. I più maliziosi pensano che lo abbia fatto anche per ambire alla presidenza della commissione antimafia. Noi vogliamo credere che non sia così calcolatore il prode segretario, ma come diceva Andreotti, a pensare male si fa peccato ma ci si azzecca.
Connesso allo stesso tema entra in ballo un altro personaggio della politica nostrana, il consigliere Gianfranco Chiacchieroni, ex sindaco di Marsciano, che forse anche a causa del risultato elettorale (alla vigilia era ritenuto un grande cacciatore di consensi), subito dopo l’elezione aveva espresso forti riserve sull’incarico di capogruppo del Pd in assemblea. Ma tant’è le persone cambiano idea, spesso e volentieri anche partito, in quest’epoca di trasformismo, figuriamoci se Chiacchieroni che contiene nel cognome l’omen nomen non ci ripensa e non accetta il ruolo. Ma la riflessione è anche un’altra. E cioè che chi governa il partito accetta di consegnare il capogruppo alla minoranza. Della serie, direbbero i nostri nonni, si è capovolto il mondo. E passiamo al centrodestra, in particolare al consigliere regionale Claudio Ricci, portavoce a Palazzo Cesaroni, ex sindaco di Assisi, che una volta sistematosi ha pensato bene di spedire due lettere all’amministrazione della città del Poverello per chiedere i rimborsi spese negli anni in cui ha indossato la fascia tricolore. Eppure Ricci, che ieri pomeriggio per l’ennesima volta ha chiamato a raccolta il popolo dei moderati, aveva in precedenza proposto di ridurre le indennità per chi fa politica, ma come dicevano i latini pecunia non olet e il “francescano” Ricci si è dimenticato di tutte le promesse e vuole gli sghei, direbbero al nord, i sordi, direbbero a Roma. Alla faccia della memoria ma anche della coerenza che in politica è una virtù sempre più rara.
C’è da dire a sua scusante che la polemica innescata dall’ex sindaco Giorgio Bartolini, ora suo acerrimo nemico, si inserisce nella speculazione per le elezioni amministrative alle porte. Perché l’ingegnere di Papiano, un po’ appannato dal ruolo di portavoce dell’opposizione in consiglio regionale, ha fatto sapere ai quattro venti che non intende ridursi a spettatore della consultazione ad Assisi, bensì vuole contare qualcosa e soprattutto contarsi.
Buon per lui, ma i tempi sono cambiati e la politica o comunque un ente pubblico non può essere considerata una porta girevole da cui entrare o uscire a proprio piacimento.
anna.mossuto@gruppocorriere.it
www.annamossuto.it

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