domenica 31 marzo 2013

Certa classe dirigente
più avanti della politica

Il punto del direttore del 31 marzo 2013

La  politica stenta, è in affanno, non regge il passo. Questo è sotto gli occhi di tutti. E non solo a livello nazionale perché grazie a questa legge elettorale (che ha fatto comodo a tutti, a chi l’ha voluta e a chi non l’ha voluta cambiare) non si riesce a formare uno straccio di governo, ma anche a livello locale dove la crisi economica impera, graffia e impone risposte che non arrivano. Ma non tutto è negativo, il bicchiere è sempre meglio vederlo mezzo pieno che mezzo vuoto.
E allora riprendendo il filo di un discorso già avviato, è opportuno oltre che giusto riconoscere il merito a chi si sta sforzando di cambiare la marcia. Quindi nella direzione di dare a Cesare quel che è di Cesare tanto di cappello, chapeau, a quelle organizzazioni, come la Cisl e la Cna che in Umbria hanno portato a termine una rivoluzione interna, modificando il proprio assetto organizzativo. Il sindacato guidato da Ulderico Sbarra con l’ultima assemblea congressuale ha deciso la svolta imponendosi un nuovo modello organizzativo che prevede il superamento degli ambiti provinciali. La Cisl diventa così un organismo regionale, senza più le vecchie articolazioni sul territorio, ma questo non vuol dire che le vertenze locali non siano seguite. Anzi, è esattamente il contrario. E’ stato capito che non è più tempo di disperdere energie e risorse, che è piuttosto il momento di ridurre i costi e rendere più efficiente la “macchina” interna. La crisi impone delle scelte e degli atti di coraggio, se si vuole sperare di sopravvivere.
Il ragionamento vale per le imprese, vale per gli enti pubblici, vale anche per i sindacati e le associazioni di categoria. A muoversi sulla stessa lunghezza d’onda anche la Cna, una delle organizzazioni che assistono gli artigiani, che sempre in quest’ultima settimana di marzo ha operato il grande passaggio a una struttura unica. Il processo di regionalizzazione fatto dalla Cna umbra è il primo a livello nazionale. E questo fa onore ai dirigenti locali che ci hanno creduto, l’hanno elaborato e soprattutto sono riusciti ad attuarlo. Una trasformazione “storica” che non è indirizzata verso un accentramento di funzioni e organici. E’ invece una semplificazione, uno snellimento dell’associazione che proprio perché più flessibile nelle decisioni e nell’elargizione di servizi riesce a stare al passo con i tempi.
 Le scelte della Cisl e della Cna sono in linea con quanto stanno facendo o hanno fatto altri organismi, sempre di tutela di associati di categoria. I riferimenti sono a Confindustria che, anche in questo caso progetto pilota, a maggio procederà con l’unificazione che sarà operativa entro l’anno. Il cammino è già intrapreso per la Confagricoltura che ha eliminato i livelli provinciali ed è passata pure a fare le nomine. Attraverso una scissione l’ex Confapi che per bypassare i localismi si è trasformata in Associazione delle piccole e medie imprese.
Da quanto detto si può evincere che la classe dirigente umbra è molto più avanti della politica che in alcune riforme ha peccato di coraggio, ad esempio sulla sanità avrebbe potuto fare un’Azienda ospedaliera e un’unica Asl. Tanto per risparmiare e scusate se è poco di questi tempi. Tanto per entrare nella mentalità che l’Umbria è troppo piccola, di dimensioni e di produzioni, per essere autosufficiente e che prima o poi si dovrà ragionare in termini di aggregazioni di regioni. Tanto per smetterla di continuare a fare la guerra tra i campanili che poi si riduce a essere una guerra tra poveri. Insomma uno scatto d’ali sarebbe il benvenuto per costruire l’Umbria del domani. Ma forse prima sarebbe meglio conoscere qual è l’idea dell’Umbria. Perché oggi si viaggia un po’ alla cieca, o meglio a vista, senza un traguardo, senza una progettualità. Forse anche senza una speranza. Ma proprio nei periodi di recessione l’orgoglio e la forza di reagire dovrebbero prendere il sopravvento sulla sfiducia e sull’incertezza. E allora via, si delinei una visione di questa regione, si stabiliscano tre-quattro obiettivi e ci si rimbocchi le maniche per far sì che i progetti abbiano le gambe per camminare. Prima che sia veramente troppo tardi.
anna.mossuto@edib.it
www.annamossuto.it

Nessun commento:

Posta un commento